Zio Paperone e il vello d'oro | |
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fumetto | |
Titolo orig. | The Golden Fleecing |
Lingua orig. | inglese |
Paese | Stati Uniti |
Autore | Carl Barks |
Editore | Dell Comics |
Collana 1ª ed. | Uncle Scrooge (n. 12) |
1ª edizione | 1955 |
Editore it. | Mondadori |
Collana 1ª ed. it. | Topolino (n. 136) |
1ª edizione it. | 1956 |
Genere | umoristico, avventura |
Zio Paperone e il vello d'oro (The Golden Fleecing) è una storia a fumetti del 1955 con personaggi della Disney scritta e disegnata da Carl Barks.[1][2][3] A questa storia è stato ispirato l'episodio n. 41 della serie animata DuckTales - Avventure di paperi.
Venne pubblicata per la prima volta negli USA nel 1955 nella collana Uncle Scrooge; in Italia venne pubblicata per la prima volta nella testata Topolino l'anno successivo con il titolo "Paperino e il vello d'oro"; dagli anni ottanta, nelle edizioni successive, il titolo venne cambiato in Zio Paperone e il vello d'oro.[2]
La palandrana di Zio Paperone è vecchia e la vuole cambiare con una completamente d'oro. Purtroppo per si rende conto, parlando con il sarto a cui aveva chiesto di farla, che non gli sarà possibile averla perché un abito d'oro non sarebbe comodo. Ascoltando il discorso di zio Paperone nel negozio, alcune delle Arpie, che lo stanno spiando, decidono di truffarlo.
Una di loro, travestitasi da arabo, si avvicina a Paperone e gli dice che lei possiede un vello d'oro con cui si potrà davvero cucire un sofficissimo abito. Paperone accetta di acquistarlo e si accorda con il finto arabo che lo di pagherà in lingotti d'oro alla consegna, che avverrà a bordo di una nave scelta per l'occasione. Giunto sulla nave insieme a Paperino, si accorge dell'inganno: infatti le Arpie travestite da arabi, dopo aver gettato i lingotti in mare, tolgono il loro travestimento rivelandosi e rapiscono i due paperi portandoli nella Colchide. Qui, Quo e Qua si dirigono in Colchide con un elicottero per salvare i loro zii.
Nel frattempo si scopre perché le arpie avevano rapito Paperone: lo vogliono utilizzare come giudice per vedere chi cucina meglio. Alla fine Paperone è costretto a assaggiare tutte le loro pietanze, dal sapore disgustoso, e alla fine dichiara vincitrice l'arpia che gli aveva promesso in caso di vittoria di liberarlo e a dirgli dov'è il vello d'oro. Tuttavia dopo aver liberato Paperone e Paperino si pente e fa in modo che le altre arpie scoprano che sono fuggiti.
Inizia una lotta tra Paperino, Paperone e le arpie che verrà vinta dai paperi grazie al provvidenziale arrivo di Qui, Quo e Qua. I paperi si dirigono verso il luogo dove è custodito il vello d'oro ma purtroppo il drago che lo custodisce è stato svegliato dal trambusto. Alla fine i paperi riescono a cavarsela addormentando il drago mettendogli il vello d'oro negli occhi. Usciti indenni dalla Colchide con il vello d'oro, Paperone va a farsi l'abito d'oro ma subito ritorna alla sua vecchia palandrana perché l'abito d'oro non gli tiene caldo ed e troppo rigida.
Parlando di come la sua libertà fosse limitata dalla continua imposizione di argomenti tabù, Barks racconta, riguardo alla storia in oggetto, di aver dovuto modificare il nome delle arpie in Larkies (che significa mattacchione) perché
«... sembra che "arpia" sia un misconosciuto nomignolo attribuito alle prostitute. Sono riuscito a salvare la storia cambiando in "Larkies" il nome delle vecchiarde. - ... it seems that Harpy or Harpie is an obscure nickname for a streetwalker. I managed to save the story by renaming the old girls Larkies.»
Barks ha dichiarato anche di averne dovuto ridisegnare due vignette perché
«...i redattori pensavano che le buffonate delle arpie facessero pensare alla pazzia. - ... the editors thought the antics of the Larkies suggested insanity.»
In un'altra occasione, menzionata in un articolo del 1975 di Kim Weston, Barks aggiunge che per modificare le due vignette ha dovuto ridisegnare addirittura due tavole.
Una traduzione letterale, viste le diverse culture culinarie, avrebbe rischiato di far perdere la forte carica evocativa dei disgustosi piatti sottoposti al giudizio dell'assaggiatore Paperon de Paperoni. È forse questo il motivo, oltre agli evidenti errori, della notevole differenza tra gli ingredienti della versione originale del racconto e quelli della versione italiana.