Ōshio Heihachirō[1] (Osaka, 4 marzo 1793 – Osaka, 1º maggio 1837) è stato un filosofo, samurai e rivoluzionario giapponese.
Nacque primogenito in una famiglia samurai di basso rango. Sin da ragazzo si dedicò allo studio del confucianesimo ed ereditò la posizione di yoriki, un funzionario locale appartenente alla classe guerriera. In quegli anni difatti il Paese attraversava un periodo di relativa pace, perciò molti samurai che non appartenevano all'élite militare furono impiegati in incarichi amministrativi per conto del proprio daimyo. All'età di ventiquattro anni si avvicinò alla filosofia del maestro cinese Wang Shouren, i cui insegnamenti in Giappone furono chiamati Yōmeigaku.[2] Divenne machikata yoriki (capo della polizia) della città, contribuendo alla risoluzione di molteplici casi di criminalità. In seguito si dimise dal ruolo e iniziò a insegnare la dottrina neoconfuciana, trasformando la sua abitazione in una scuola. Riunì tutti i suoi insegnamenti nell'opera letteraria intitolata Senshindō Sakki.[3]
Nel 1833 il Giappone fu investito dalla famigerata Carestia dell'era Tenpo, che causò un vertiginoso incremento dei prezzi. La situazione durò alcuni anni, portando al diffondersi della povertà e alla morte di molte persone appartenenti ai ceti meno abbienti. Per placare la fame in tanti si cibarono di foglie, erbacce e paglia. Ōshio tentò di mediare con le autorità cittadine per convincerle a varare misure in grado di contenere la drammatica situazione, nonostante ciò le sue richieste furono respinte in malo modo. Così lo studioso decise di vendere parte delle sue proprietà, devolvendo i ricavi alle famiglia in difficoltà. Ciò però non era sufficiente e pieno di sdegno per l'indifferenza della classe dirigente, nel 1837 si alleò con i popolani per condurre una rivolta contro coloro che si erano rifiutati di prestare aiuto agli indigenti. Tuttavia un traditore comunicò il piano alle autorità e avendolo scoperto Ōshio anticipò l'attaccò per tentare di anticipare il nemico. Con al seguito circa trecento sostenitori, per lo più poveri artigiani e contadini provenienti da diversi villaggi, appiccò il fuoco in buona parte della città di Osaka. Migliaia di abitazioni andarono distrutte tuttavia il giorno successivo la ribellione fu agilmente repressa dai samurai, obbligando il filosofo a ritirarsi per sfuggire alla cattura. Oltre una ventina di rivoltosi furono imprigionati e condannati a morte. La latitanza di Ōshio Heihachirō durò circa un mese e infine sentendosi braccato dalle forze di polizia sempre più vicine, egli si tolse la vita incendiando il proprio nascondiglio in cui morì tra le fiamme insieme al devoto figlio che lo aveva seguito nell'impresa.
Il pensiero di Ōshio Heihachirō i basava sugli insegnamenti neoconfuciani secondo cui l'apprendimento della conoscenza innata potrebbe portare alla pace interiore, alla saggezza e alla trascendenza della vita e della morte. Il suo concetto di metafisica era fondato sulle teoria di Wang Yangming, riguardanti Taikyō (spirito assoluto) e Makoto (sincerità).
Taikyō è l'energia originaria fondamentale, fonte di tutto nell'universo. Bisogna rivolgersi allo spirito assoluto se si vuole essere in grado di superare le falsità e le convenzioni imposte. Identificarsi con questo spirito assoluto rende la vita più semplice e gioiosa. Si dovrebbe adottare un atteggiamento retto, sincero e indifferente al concetto di morte.
Makoto nel Buddismo è un concetto che ha differente valore in base alla singola scuola di pensiero. Ōshio adottò l'idea di sincerità del suo maestro spirituale il filosofo Wang Yangming, adattando tale concetto al pensiero giapponese dell'epoca. Bisogna agire come un samurai coraggioso che non conosce la paura della morte. Tale qualità interiore si riflette perfettamente con la linea di condotta intrapresa da Ōshio durante la ribellione.
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