Aleglitazar | |
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Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | C24H23NO5S |
Massa molecolare (u) | 437.51 g/mol |
Numero CAS | |
Numero EINECS | 692-503-2 |
PubChem | 10274777 |
DrugBank | DBDB08915 |
SMILES | O=C(O)[C@@H](OC)Cc4 ccc(OCCc1nc(oc1C)c2 ccccc2)c3c4scc3 |
Dati farmacologici | |
Modalità di somministrazione | Orale |
Dati farmacocinetici | |
Emivita | 5-9 ore |
Escrezione | fecale e urinaria |
Indicazioni di sicurezza | |
Aleglitazar è un agonista dei recettori attivati da proliferatori perossisomiali con affinità per i recettori PPARα and PPARγ,[1] che è stato sviluppato dalla casa farmaceutica Hoffmann-La Roche per il trattamento del diabete mellito di tipo 2.[2][3]. Lo studio e sviluppo del farmaco è stato interrotto dalla società produttrice nel 2013 per il verificarsi di alcuni problemi legati alla sicurezza (prevalentemente tossicità renale) ma anche all'efficacia del farmaco.[4]
Il PPAR (peroxisome proliferator-activated receptor) è stato per lungo tempo un obiettivo attraente per la terapia antidiabetica, a causa del ruolo da esso esercitato nel controllo glicemico e nel metabolismo dei lipidi. La molecola, infatti, stante le sue proprietà farmacodinamiche, agisce sia sulla sensibilizzazione dei tessuti all'insulina, come i tiazolidindioni (ad esempio il rosiglitazone oppure il pioglitazone), sia sul metabolismo lipidico, come i fibrati. Aleglitazar grazie alla sua azione agonista sui recettori PPARα controlla e riduce le concentrazioni dei lipidi ematici, migliorando così la dislipidemia, mentre l'azione agonista sui recettori PPARγ determina un buon controllo della glicemia e comporta un miglioramento della sensibilità dei tessuti periferici all'azione dell'insulina.[5] Negli studi sperimentali in fase II, il trattamento con aleglitazar ha infatti dimostrato una adeguata riduzione dell'iperglicemia e nel contempo una modificazione in senso favorevole delle concentrazioni delle HDL e dei trigliceridi.[6] In particolare lo studio SYNCHRONY ha evidenziato cambiamenti favorevoli più marcati sia dei parametri lipidici sia del miglioramento del controllo glicemico con aleglitazar rispetto a pioglitazone.[7] Questo stesso studio sembra indicare che il farmaco riduca anche la concentrazione di emoglobina A1C in misura più marcata rispetto al pioglitazone.[7] Questi dati diedero vita ad un ulteriore studio (ALECARDIO trial), disegnato con il fine di analizzare se l'aggiunta di aleglitazar alla terapia medica standard riduceva il rischio di morbilità e mortalità cardiovascolare nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 ed un recente evento di sindrome coronarica acuta.[8] Lo studio mise in evidenza che questo approccio terapeutico non riduceva il rischio di eventi cardiovascolari.[9]
In uno studio di farmacocinetica i pazienti sono stati seguiti per un periodo di trattamento di circa 6 settimane, randomizzandoli al dosaggio giornaliero di 20, 50, 100, 300, 600 o 900 mg di aleglitazar. La concentrazione plasmatica massima (Cmax) è stata raggiunta dopo circa 3 ore (Tmax) dall'assunzione. L'emivita varia tra le 5 e le 9 ore e sembra essere almeno in parte dose dipendente. Non è stato osservato alcun tipo di accumulo nell'organismo.[10][11] Allo stato attuale non è chiaro quale sia il meccanismo con il quale il composto venga metabolizzato nell'organismo, tuttavia uno studio di farmacocinetica del 2012 eseguito con aleglitazar radiomarcato C14 ha evidenziato che il composto è eliminato prevalentemente nelle feci (circa il 66%, range, 55%-74%), con solo un 28% (range, 22%-36%) per via urinaria.[12]
Il composto è stato oggetto di studio per il trattamento e la modificazione dei fattori di rischio cardiovascolare nonché per il miglioramento del controllo glicemico in pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2 (T2DM).[13]
Il farmaco ha mostrato alcuni effetti avversi tipici della classe di appartenenza e dose dipendenti. Fra questi in particolare la comparsa di edemi periferici, secondari a ritenzione idrica, aumento di peso e comparsa di insufficienza cardiaca congestizia.[14][15]
I ricercatori hanno proposto l'assunzione di un dosaggio orale pari a 150 µg di Aleglitazar, una volta al giorno, per la riduzione del rischio cardiovascolare in pazienti con sindrome coronarica post-acuta.[14]