Un'antica tradizione fa derivare la stirpe degli Aliprandi dal grande re longobardo Liutprando (712-744). Non esiste, ovviamente, una sicura genealogia in grado di provare questa discendenza, ma non manca una ricca documentazione costituita da antichi manoscritti[4] e da altre fonti che li vuole di sangue regio e di antica derivazione longobarda[5].
La derivazione da regale stirpe longobarda è sostenuta da un'iscrizione sepolcrale del 1131 nella chiesa di Santa Maria delle Grazie di Monza[5], pubblicata da storici quali il Cantù e il Giulini e inoltre venne ammessa come prova di nobiltà per la ricezione nell'Ordine di Santo Stefano e nel nobile Collegio dei Giureconsulti di Milano[6].
La famiglia fu anche feudataria della località Cassina Aliprandi, che da comune indipendente, sul finire dell'Ottocento, venne annessa al vicino comune di Lissone. Attualmente "Aliprandi" è una frazione istituzionale del grande centro brianzolo che rappresenta solo una parte del territorio del vecchio comune[7].
Gli Aliprandi furono alleati dapprima ai Torriani ed in seguito ai Visconti, dai quali ebbero cariche importantissime, alti comandi, onori e dignità, ma anche amarissime tragiche persecuzioni: Giacomo Aliprandi, unitosi con alcuni dei Visconti dissidenti ed altri esponenti della nobiltà milanese, famigliari di corte, ordì la congiura che soppresse il 16 maggio 1412 il duca Giovanni Maria Visconti liberando così la città dalla sua crudele tirannia e vendicando l'estremo supplizio subito dal congiunto Filippo, al quale fu fatto mozzare il capo durante le lotte tra guelfi e ghibellini[9].
Iscrizione sepolcrale del 1131 presente un tempo a Monza nella chiesa di Santa Maria delle Grazie
Genealogia del casato degli Aliprandi Fanzago dove figura Giovanni Aliprandi (1220), i suoi figli e i discendenti
Madonna con S. Agostino e la famiglia Aliprandi di maestro lombardo di metà Trecento nella chiesa di San Marco a Milano
grembiato di otto pezzi di rosso e d'argento, caricato in cuore da uno scudetto rotondo d'azzurro, alla torre d'argento, merlata alla guelfa, aperta e finestrata di nero
A Clusone, in val Seriana, era stanziato da tempo un importante ramo della famiglia Aliprandi che, al tempo del conte Antonio Venturino degli Aliprandi, detto Fanzago, reggente della Valle del Serio per Pandolfo Malatesta, mutò il cognome in Fanzago (degli Aliprandi). I suoi discendenti portarono poi questo nuovo cognome nelle successive sedi dove si trasferirono[5].
Un'attestazione della Comunità di Clusone, in data 9 febbraio 1581, afferma che la famiglia, ivi residente discendeva dall'antichissima e nobilissima famiglia degli Aliprandi. In tale documento viene precisato che Antonio Venturino degli Aliprandi , figlio di Bonifacio detto Faziolo figlio di Giovannolo, avendo dovuto sullo scorcio del Trecento, per ordine di Pandolfo Malatesta signore di Brescia e di Bergamo, trasferire la sua residenza a Clusone, assunse il cognome Aliprandi-Faziolo (dal nome del padre) per distinguersi dagli altri Aliprandi della stessa città[10].
Dalle antiche cronache di casa Aliprandi si rileva che il soprannome Faziolo si corruppe presto in Faziolago e poi in Fanzago tant’è vero che il nipote di Antonio, Aliprando, porta già il cognome di Aliprandi-Fanzago, e coll'andare del tempo il soprannome si sostituì al cognome[11].
Verso la metà del Seicento la famiglia si trasferì a Padova dove fu ascritta a quel Consiglio Nobile il 15 settembre 1794. Fu confermata nella nobiltà con Sovrana Risoluzione Austriaca 4 settembre 1818[5].
Il ramo primogenito dei Fanzago di Padova si è estinto nel 2007[12].
Pietro Fanzago nel 1558 ingegnere meccanico, matematico, fonditore di Clusone, costruì il famoso orologio “Fanzago” che ancora oggi si può ammirare nella torre del Palazzo della Comunità di Clusone ed è l'unico esemplare del suo lavoro[11];
A Verona un ramo del casato Fanzago comparve nel XV secolo come erede del nome e delle sostanze del canonico e conte palatino Bartolomeo Cartolari. Col cognome di Cartolari fu ascritto a quel Consiglio Nobile nel 1524 e tuttora fiorisce nella stessa città come il più noto dei rami superstiti della stirpe degli Aliprandi. Titoli: conte (mpr), Breve di S.S. Pio X 27 agosto 1907; nobile (mf)[14].
Prima dell'unità d'Italia erano fiorenti in Lombardia numerosi rami della famiglia che si sono estinti o di cui si sono perse le tracce: gli Aliprandi Carena conti di Merone (estinti nei maschi nel 1780), gli Aliprandi Visconti, i marchesi Aliprandi Martinengo (estinti nei maschi nel 1788) e altri[15][18].
Don Pietro Antonio Aliprandi Canonico Ordinario del Duomo, figlio di Dionigi conte di Merone e di Rosa Carena
Stemma degli Aliprandi Visconti
Giacomo Ceruti, Ritratto del Marchese Cavaliere don Erasmo Aliprandi Martinengo, 1727
Giacomo Ceruti, Ritratto della Marchesa Laura Vitali Aliprandi, 1727
Stampa del 1669 raffigurante il sepolcro dei Cavalieri dell'Ordine di Santiago: scolpita alla base l'arma del Conte Don Antonio degli Aliprandi
Il cortile di Palazzo Bigli a Milano, di proprietà degli Aliprandi all'inizio del XVI secolo
La diramazione abruzzese, discendente dal conte Paolo di Bonifazio di Giovannolo, fu iniziata in Penne da Giovanni Aliprandi, Tesoriere e Siniscalco di Margherita d'Asburgo figlia dell'Imperatore Carlo V, ed ebbe vari feudi tra i quali Nocciano con titolo baronale[19][20]. Si è estinta nel 1910 con la morte del barone Diego Aliprandi, sindaco di Penne e deputato al Parlamento[21]; rimasto privo di discendenza diretta, adottò il nipote Diego de Sterlich, che aggiunse al proprio il cognome Aliprandi.
La cappella gentilizia della famiglia Aliprandi nel Palazzo Aliprandi di Penne: nel paliotto dell'altare si nota lo stemma Aliprandi disegnato correttamente, il grembiato di rosso e d'argento con sovrapposto il bisante con l'aquila
Una ramo della famiglia era presente in Torreglia (Padova) dalla seconda metà del Quattrocento fino al 1576 ed era proprietario del complesso noto come "Il Castelletto"[23].
A Mantova un ramo della famiglia, derivato da Milano, si insediò nel XIII secolo occupando cariche pubbliche. L'esponente più importante fu lo scrittore Bonamente Aliprandi.[24]
Arma: Grembiato di rosso e d'argento, collo scudetto in cuore d'oro caricato dell'aquila, al volo abbassato, di nero. (Alias: Di rosso, al semivolo spiegato d'argento).[25]
^Nell'articolo di Giampiero Corti, "Famiglia Aliprandi (di Milano) note genealogiche", pubblicato nel "Giornale araldico genealogico diplomatico italiano", Bari, 1898, Accademia araldica italiana, è scritto: "Si vuole che questa famiglia fosse di origini longobarde..."; in Crescenzi Romano, "Anfiteatro Romano", a pag. 77, si legge: "....A me non pare tanto difficile il credere che gli Aliprandi siano discesi dal Regio ceppo de' Longobardi.."; in AA.VV., "Stemmario Bosisio", Milano 2002, a pag. 161, si legge: "Famiglia d'origine longobarda..."
^AA.VV., "Libro d'oro della nobiltà italiana", Roma, Collegio Araldico, 2010-2014, Edizione XXIV, vol.XXIX, pag. 41-42; vol. XXX pag. 913
^In Cinzia Cremonini, "Teatro genealogico delle famiglie nobili milanesi manoscritti 11500 e 11501 della Biblioteca Nacional di Madrid", Mantova 2003, vol. 1, a pag. 88, si legge: "Non è appocrifa l'asserzione, che gli Aliprandi siano discesi dal Reggio Ceppo de Longobardi", e in AA.VV., "Alberi genealogici delle case nobili di Milano", Milano 2008, a pag. 84, si legge: "Prosapia di stirpe reale"
^abcdeAlberto Lembo, "Gli Aliprandi-Fanzago", in "Storia Illustrata" n° 267, febbraio 1980, Segrate (Milano), Mondadori Editore, pag. 123
^AA.VV. "Libro d'Oro della Nobiltà Italiana", Collegio Araldico, Roma, edizione 1973-1976, pag. 588
^AA.VV. "Stemmario Bosisio", Milano 2002, pag. 161 e Adalberto Ricotti Bertagnoni, "Stemmario Italiano delle famiglie nobili e notabili", Bassano del Grappa MCMLXX, vol. 1º, tavola n. 4
^Corio, "Storia di Milano II", pag. 510 e Calvi, "Patriziato Milanese", pag. 25
^G. Dolcetti, "Il libro d'argento delle famiglie venete", 1922-28, Bologna, (rist. anast.) Forni Editore, vol. IV, pag. 34-39 e Giovanni Sitoni di Scozia, "Theatrum genealogicum familiarum illustrium, nobilium et civium inclytae urbis Mediolani (...)", Milano 1705
^abcdefgG. Dolcetti, "Il libro d'argento delle famiglie venete", 1922-28, Bologna, (rist. anast.) Forni Editore, vol. IV, pag. 34-39
^Andrea Borella, "Annuario della Nobiltà Italiana", Edizione XXXI, Teglio (SO), 2010, S.A.G.I. Casa Editrice, vol. 1, pag. 1812
^Alberto Lembo, "Gli Aliprandi-Fanzago", in "Storia Illustrata" n° 267, febbraio 1980, Segrate (Milano), Mondadori Editore, pag. 123 e Andrea Borella, "Annuario della Nobiltà Italiana", Edizione XXXI, Teglio (SO), 2010, S.A.G.I. Casa Editrice, vol. 1, pag. 1195-1196
^abcAliprandi, su servizi.ct2.it. URL consultato il 4 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2020).
^abAndrea Borella, "Annuario della Nobiltà Italiana", Edizione XXXIII 2015-2020, volume II, pag. 2355 - 2358 (Aliprandi)
^AA.VV., "Libro d'oro della nobiltà italiana", Roma, Collegio Araldico, 2010-2014, Edizione XXIV, vol. XXIX, pag. 41-42 e Andrea Borella, "Annuario della Nobiltà Italiana", Edizione XXXI, Teglio (SO), 2010, S.A.G.I. Casa Editrice, vol. 3, pag. 268
^Andrea Borella, "Annuario della Nobiltà Italiana", Edizione XXXII, Teglio (SO), 2014, S.A.G.I. Casa Editrice, pag. 2284 - 2286