Base aerea Gamal Abd el-Nasser

Base aerea Gamal Abd el-Nasser
aeroporto
Codice IATAnessuno
Codice ICAOHL67
Descrizione
Tipomilitare
StatoLibia (bandiera) Libia
CittàEl-Adem
Altitudine158 m s.l.m.
Coordinate31°52′N 23°54′E
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Libia
HL67
HL67
Piste
Orientamento (QFU)LunghezzaSuperficie
2/203016 masfalto
9/272998 masfalto
15/333007 masfalto
Fonti citate nel corpo del testo

La base aerea Gamal Abd el-Nasser è una infrastruttura dell'Aeronautica militare libica, una volta conosciuta come Royal Air Force Station El Adem,[1] in Cirenaica intorno alla località di El-Adem, a sud della città portuale di Tobruch in Libia.

La base venne costruita dagli italiani durante la colonizzazione della Libia.

Durante la seconda guerra mondiale, nel corso dei successivi oscillamenti del fronte, el-Adem ospitò a varie riprese numerose unità appartenenti alla RAF, tra squadroni, stormi, unità di manutenzione e riparazione; il periodo di più intenso utilizzo si verificò nella prima metà del 1942.[2] La base fu denominata dai britannici "Landing Ground 144".[3]

Il vice maresciallo Raymond Collishaw a El-Adem nel gennaio 1941

In seguito alla totale sconfitta dello schieramento italo-tedesco nella seconda battaglia di El Alamein e alla lenta avanzata verso ovest dell'8ª Armata britannica, el-Adem divenne una base permanente della RAF e l'aeroporto, largamente ricostruito dagli inglesi, tornò ad essere pienamente operativo a partire dal 12 dicembre 1942. Fu usato dalla RAF e dalla United States Air Force sino al 16 settembre 1944, quando l'aeroporto militare fu chiuso e l'unità che in quel momento vi stazionava (il 336th Squadron) venne trasferita in altro luogo.[2]

Nel dopoguerra fu eletta a scalo del RAF Desert Rescue Team e base di rifornimento per i voli del Transport Command: questa presenza britannica nel Regno Unito di Libia, costituitosi dopo la fine dell'amministrazione fiduciaria anglo-francese sulla ex colonia, fu regolamentata da un trattato sottoscritto nel 1953 da Londra e Tripoli.[4]

La Royal Air Force Station El Adem venne usata il 7 febbraio 1952 per il rifornimento dell'aereo della British Overseas Airways Corporation sul quale era imbarcata la nuova Regina del Regno Unito Elisabetta II, durante il suo volo da Entebbe a Londra.[5]

Dopo il colpo di Stato del 1º settembre 1969 che detronizzò re Idris e a consultazioni tra Londra e il sedicente Consiglio del Comando della rivoluzione, guidato dal colonnello Muʿammar Gheddafi, la RAF ebbe tempo sino al 31 marzo 1970 per sgomberare uomini e mezzi. L'evacuazione avvenne per fasi via mare, mediante sette vascelli che presero a bordo anche il personale dell'esercito stanziato vicino a Tobruch. El-Adem fu chiusa il 23 marzo 1970[3] o il 28 marzo 1970.[4]

Il governo libico si riappropriò presto dell'aeroporto e lo ridenominò in onore del presidente egiziano Gamal Abd el-Nasser.[6]

Un'immagine satellitare del 28 maggio 2015 mostrava che a El-Adem erano stanziati cinque aerei da caccia Mikoyan-Gurevich MiG-21, in forza all'Aeronautica libica fedele al regime e probabilmente forniti dall'Egitto.[7]

  1. ^ Rebecca English, To Her Majesty, all my thoughts and prayers are with you, Mummie: The message the Queen Mother sent her daughter as she flew home to become Queen, MailOnline, 6 febbraio 2012. URL consultato il 25 agosto 2014.
  2. ^ a b (EN) RAF El Adem - Regiment History, su forces-war-records.co.uk. URL consultato il 25 aprile 2016.
  3. ^ a b (EN) The Army and RAF withdrawal from Libya, su historicalrfa.org. URL consultato il 25 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2016).
  4. ^ a b (EN) El Adem/Al Adam Helicopter Database, su helis.com. URL consultato il 25 aprile 2016.
  5. ^ To Her Majesty, all my thoughts and prayers are with you, Mummie: The message the Queen Mother sent her daughter as she flew home to become Queen
  6. ^ Tom Cooper, Libyan Air Wars, Part 1: 1973-1985, Helion & Company, 2015, ISBN 978-1-910777-51-0.
  7. ^ (EN) Libyan National Army continues from Egypt, UAE, su janes.com. URL consultato il 26 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2016).

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