«Un essere umano è una bestia che quando viene messa alle strette getta via le armi e lotta con la lingua.»
Benvenuti a Hillbrow | |
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Titolo originale | Welcome to Our Hillbrow |
Autore | Phaswane Mpe |
1ª ed. originale | 2001 |
Genere | Romanzo |
Lingua originale | inglese |
Ambientazione | Johannesburg |
Protagonisti | Refentše |
Coprotagonisti | Refilwe |
Antagonisti | Lerato |
Altri personaggi | Sammy |
Benvenuti a Hillbrow (Welcome to Our Hillbrow) è l'unico romanzo dello scrittore e poeta sudafricano Phaswane Mpe. Pubblicato a Johannesburg nel 2001, l'opera è un viaggio esilarante e sconvolgente con al centro il quartiere multirazziale Hillbrow di Johannesburg, microcosmo di contraddizione, affascinante e doloroso nell'epoca sudafricana del post-apartheid. Il libro è stato incluso nella lista dei 1001 libri da leggere prima di morire di Peter Boxall (2008), la rassegna completa dei capolavori della narrativa mondiale.[1]
La trama è un intreccio di storie di migranti provenienti dal resto del Sudafrica e da altri stati africani, ambientata nel quartiere di Hillbrow a Johannesburg, teatro di sogni infranti della giovinezza, sessualità, xenofobia, suicidio, violenza e la visione africana della vita che non termina con la morte ma continua a scorrere in un regno ancestrale. Il libro è anche una profonda riflessione sull'arte narrativa: l'atto di raccontare ha un ruolo fondamentale nel corso di tutta la storia, tra i cui personaggi vi sono romanzieri mancati, studenti di letteratura, e poi donne di villaggio che subiscono gli effetti delle crudeli dicerie delle loro comunità, di partenza e di arrivo.[2]
Unico romanzo scritto da Phaswane Mpe, Benvenuti a Hillbrow è un viaggio al centro di uno dei quartieri di Johannesburg che più sono cambiati dopo la fine dell'apartheid, Hillbrow appunto, che nel libro funge quasi anche da microcosmo delle tensioni e dei conflitti del paese nel suo complesso. Attraverso la rappresentazione di questo luogo-limite (segnato dal crimine, dalla trasgressione sessuale e dalla diversificazione sociale), l'autore riflette sulla possibilità di costituire una nuova identità sudafricana dopo il crollo delle gerarchie razziali e lo stravolgimento demografico di una città fino a poco prima maniacalmente regolata dal regime bianco. A Hillbrow giungono migranti da tutto il resto dell'Africa, trovandosi a competere con coloro che dall'interno dello stesso Sudafrica sono arrivati nella “città dell'oro” per sfruttare le occasioni offerte dalla transizione alla democrazia; ciò che tuttavia incontrano sono nuove tensioni, crimine, povertà e la piaga dell'AIDS. È questa la realtà urbana che chiede oggi in Sudafrica di essere interpretata, che chiede parole e storie per acquisire un senso. Non è un caso quindi che Benvenuti Hillbrow sia anche una profonda riflessione sull'arte narrativa. L'atto di raccontare è messo in evidenza nel corso di tutta la storia, da una parte attraverso una narrazione in seconda persona che trascina il lettore al cuore del meccanismo fabulatorio, e dall'altra tramite la rappresentazione di tutta una serie di personaggi-narratori: romanzieri mancati, studenti di letteratura, e poi donne di villaggio sono gli autori e le vittime di sempre nuove storie (dicerie, pettegolezzi, e vere e proprie opere letterarie) in continua circolazione tra comunità di partenza e comunità di arrivo. Ciò fa di questo libro anche una metanarrativa, una storia sull'arte di raccontare e sul suo ruolo nella ricostruzione non solo di una comunità alternativa come quella di Hillbrow, ma anche di quella rappresentata dal Sudafrica nel suo insieme.[3]
Il personaggio principale è Refentše, che passa attraverso molte difficoltà a causa della frenetica società di Johannesburg. Lui è un professore che è innamorato di una donna di nome Lerato. Un giorno torna a casa a trovare il suo migliore amico, Sammy, e trova Lerato copulare con lui. Egli si suicida lanciandosi dal 20º piano del suo palazzo. Refilwe, invece, è un ex interesse amoroso di Refentše, che l'ha lasciata perché lei lo tradiva con quattro altri uomini. Non ha mai smesso di amarlo ed è stato devastato dalla sua morte. Decide così di andare a prendere il suo master alla Oxford Brookes University in Inghilterra. Mentre era lì, incontra un uomo nigeriano in un bar, che assomiglia sorprendentemente a Refentše, e si innamora di lui. Insieme scoprono che hanno convissuto con l'AIDS per molti anni prima ancora di essersi incontrati. Refilwe va a casa della sua famiglia nella città di Tiragalong a morire, ma è giudicata e perseguitata per aver contratto l'AIDS.
Questo libro ha ricevuto molte recensioni positive: