Bianco, rosso e Verdone è un film del 1981 diretto e interpretato da Carlo Verdone.
Il film è un comico road movie ambientato durante un fine settimana elettorale. I protagonisti, le cui storie si alternano durante il film, sono tre uomini in viaggio per raggiungere i rispettivi seggi elettorali, tutti interpretati da Carlo Verdone: Furio, un funzionario statale logorroico e morbosamente pignolo, Mimmo, un giovane ingenuo e goffo ma allo stesso tempo premuroso con sua nonna, e Pasquale, un emigrato del sud Italia residente a Monaco di Baviera, che in Italia trova un'accoglienza tutt'altro che calorosa.
«Magda, tu mi adori? [...] E allora lo vedi che la cosa è reciproca?»
Furio Zoccano, funzionario romano residente a Torino, logorroico, sparagnino e pedante oltre ogni limite, pianifica e calcola ogni cosa nei minimi dettagli. Sua moglie Magda Ghiglioni, che ama molto, lo sopporta nel silenzio e nella disperazione, esternata più volte con l'espressione "Non ce la faccio più!". Durante il tragitto, Magda incontra ricorrentemente un avvenente playboy, Raoul, interessato a lei. Più tardi, la famiglia viene coinvolta in un grottesco incidente, causato da Furio. Questi viene ricoverato in ospedale per accertamenti, mentre la moglie pernotta con i figli in un albergo, dove rincontra il dongiovanni, al quale resiste a stento. Giunti a Roma, approfittando dell'assenza del marito impegnato al seggio, Magda si congeda dai figli Anton Giulio e Anton Luca e fugge via con l'uomo.[2]
Mimmo, goffo e ingenuo giovanotto, giunge in ritardo a Verona (da lui confusa con Vicenza) per prelevare sua nonna Teresa e condurla a Roma per votare. A dispetto dell'età e dello stato di salute, l'anziana si dimostra assai più acuta e vispa del nipote, deridendolo puntualmente, seppur senza cattiveria. Lui dal suo canto, si dimostra molto apprensivo nei suoi confronti, tra la curiosità degli astanti che assistono ai loro frequenti e vivaci screzi.
Durante il viaggio incontreranno un burbero camionista romano, soprannominato er Principe, che inizialmente riscuote la simpatia dell'anziana. Giunta la sera, pernottano nello stesso albergo dove sosta la famiglia di Furio. Mimmo viene adescato da una prostituta, totalmente ignaro del suo intento, fino a quando la sua goffaggine provoca la caduta di una boccia colma di pesci rossi: ciò desta l'ira della donna e il giovane, spaventato, torna a dormire tra le braccia della nonna. Al mattino Mimmo e Teresa trovano er Principe, nascosto nella loro vettura, convinto erroneamente di aver provocato l'incidente e la morte di Furio, ma al primo controllo della polizia, la dabbenaggine del giovane desta il sospetto degli agenti e il conseguente fermo del trasportatore. Giunti al seggio, Mimmo ha l'ennesimo screzio con l'anziana, che lo deride davanti a dei militari. Una volta nella cabina elettorale, ella muore per un malore, tra la disperazione di Mimmo e l'indifferenza dei membri del seggio, impegnati a dibattere sulla validità del voto della donna.
Pasquale Amitrano è un emigrante italiano che vive a Monaco di Baviera, nella Germania Ovest. Tifoso della Juventus, con tanto di poster di Franco Causio in camera, è sposato con una robusta donna locale che lo ama molto e si prende cura di lui con fare quasi materno. Partito per l'Italia con un'Alfasud rossa, chiassosamente bardata, per raggiungere la sua circoscrizione elettorale di Matera, emerge un quadro di un uomo taciturno, facilone e spendaccione, nonché tremendamente goffo e ingenuo, tanto da subire nel nostro paese furti, truffe e persino un pestaggio, fino a dover abbandonare in autostrada la propria vettura in panne.
Giunto a destinazione esausto e malconcio, si sfogherà con un monologo – una sorta di gibberish in dialetto pressoché incomprensibile anche per i locali – in cui, dopo aver narrato tutta la sua grottesca disavventura, si lascia andare a un colorito giudizio sull'Italia e gli italiani.
Carlo Verdone era scettico sulla realizzazione del film − percepito come una normale continuazione del suo precedente lavoro, Un sacco bello − e temeva di andare incontro a un insuccesso: la riserva fu sciolta dopo una lunga riflessione nella quiete della sua residenza di campagna.[3] Il personaggio di Pasquale fu un'invenzione di Carlo Verdone: infatti, volle compensare la logorrea di Furio Zoccano con un personaggio completamente muto, ispirandosi ai personaggi dei film di Jacques Tati, visti più volte al cineclub Filmstudio di Roma.[4]
I colori delle auto dei protagonisti come anche il titolo del film, si rifanno al tricolore italiano: l'auto di Mimmo è una Fiat 1100 D verde, quella di Furio è una Fiat 131 Panorama bianca, quella di Pasquale è una Alfa Romeo Alfasud 1.2 rossa[5][6].
Il personaggio del saccente logorroico viene spesso riproposto dall'attore. Già noto al pubblico con gli sketch cabarettistici di Non stop, lo si ritrova anche in Raniero di Viaggi di nozze e Callisto di Grande, grosso e... Verdone. La maschera goffa di Mimmo, diviene la continuazione di Leo in Un sacco bello, per poi riapparire in età matura con Grande, grosso e... Verdone.
Su indicazione di Sergio Leone, per la celebre inquadratura audace attraverso il vaso di pesci rossi, si ricorse ad una vera prostituta.[1]
Per il personaggio di Magda si cercava un volto tipicamente torinese (occhi grandi e dolci, viso aristocratico e un po' slavato, sullo stampo dei personaggi pubblici della famiglia Agnelli) e dopo molti provini fu scelta l'attrice sovietica Irina Sanpiter, doppiata con un marcato accento torinese dall'attrice italiana Solvejg D'Assunta.[3] Il produttore Sergio Leone non era d'accordo nello scritturare Elena Fabrizi per il ruolo della nonna di Mimmo a causa della sua salute precaria, temendo problemi durante le riprese, in quanto diabetica.[7] Ulteriori provini convinsero il regista sulla scelta della donna, nonostante le riserve di Leone.
Il film è stato girato prevalentemente nell'autunno del 1980 poiché Leone tardò nel dare inizio alle riprese; tra numerose difficoltà per il clima freddo, Carlo Verdone interpreta Mimmo e Pasquale in tenuta estiva. Sergio Leone incaricò il fratello di Carlo, Luca Verdone, affinché gli comunicasse segretamente un resoconto quotidiano e dettagliato delle riprese.
I luoghi delle riprese includono:
Sergio Leone era molto titubante e scaramantico nell'intitolare il film Bianco, Rosso e Verdone, in quanto nel 1972 era uscito un film con Sophia Loren intitolato Bianco, rosso e..., che non aveva avuto successo. Le riserve di Leone vertevano anche sul personaggio di Furio, temendo che questi potesse risultare particolarmente odioso al pubblico. Prima dell'uscita del film, organizzò una proiezione privata in casa sua cui parteciparono, oltre a Verdone, Alberto Sordi, Monica Vitti e il calciatore brasiliano Paulo Roberto Falcão, i quali gradirono molto il personaggio di Furio, soprattutto Sordi che addirittura si congratulò con Verdone, sciogliendo così ogni riserva per il produttore Leone[7].
Il film è uscito nelle sale italiane il 20 febbraio 1981[12].
Il film si è classificato al 36º posto tra i primi 100 film di maggior incasso della stagione cinematografica italiana 1980-1981.[13]