Canticle III: Still falls the rain | |
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Musica | |
Compositore | Benjamin Britten |
Tipo di composizione | Cantata |
Numero d'opera | 55 |
Epoca di composizione | 1954 |
Prima esecuzione | Gennaio 1955, Wigmore Hall
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Pubblicazione | 1941 |
Dedica | Noel Mewton-Wood |
Organico | tenore, corno, pianoforte |
Testo inglese | |
Autore | Edith Sitwell |
Canticle III: Still falls the rain è un brano del compositore inglese Benjamin Britten. Fa parte della serie di cinque Canticles di Britten.
Britten compose Canticle III, Still falls the rain: The raids 1940. Night and dawn (Op. 55), per citare il titolo completo, nel 1954 per un concerto commemorativo per il pianista Noel Mewton-Wood. Il concerto fu tenuto alla Wigmore Hall nel gennaio 1955. La prima di Canticle III fu eseguita da Peter Pears (tenore), Dennis Brain (Corno francese) ed il compositore al pianoforte.
La poesia su cui si basa Canticle III è di Edith Sitwell ed è stata pubblicata per la prima volta nel 1941. Era stata scritta dopo le incursioni a Londra nel 1940. La poesia è cupa e piena delle disillusioni della seconda guerra mondiale. Parla del fallimento dell'uomo e dell'amore ancora incondizionato di Dio.[1]
La struttura del brano è simile a quella dell'opera Il giro di vite che era stata presentata in prima assoluta pochi mesi prima del Canticle III. Questa struttura è caratterizzata dall'alternanza di un tema strumentale e variazioni (nel corno e nel pianoforte) con sei versi di adattamenti del testo. La variazione strumentale finale è combinata con l'ambientazione finale del testo in versi. Il tema delle variazioni è presentato come un'introduzione e consiste in una melodia di sedici battute del corno che introduce tutte e dodici le note. Il tema ha tre frasi, la prima composta da cinque note e la seconda che risponde al contrario. Le restanti due note sono riservate alla frase finale, che comprende anche la sequenza di cinque note e l'inversione dalle due frasi precedenti.[2] Il testo è presentato in uno stile recitativo libero con pochissimi interventi del pianoforte, che enfatizzano la poesia stessa. Il corno e il tenore si uniscono solo alla fine, all'unisono ritmico, quando la poesia evoca la voce di Dio. Un effetto coloristico simile (unisono ritmico del tenore e del contralto) era stato usato nel Canticle II, Abramo e Isacco per rappresentare la voce di Dio che parla ad Abramo.
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