Nelle varie lingue in cui si è diffuso, il nome ha sviluppato un'ampia serie di forme alterate e ipocoristiche (queste ultime in particolare). Alcune di queste forme sono ormai considerate nomi a sé stanti, che hanno a loro volta sviluppato diverse varianti e sono presenti in molte lingue; esempi simili sono Katia, Kate, Rina, Tina, Ina, Karen e Karin, e relative varianti[2]; oltre a queste si ricordano:
La prima attestazione di questo nome si ha nel VII secolo, con i primi documenti che parlano di santa Caterina d'Alessandria, una martire cristiana vissuta nel IV secolo (sebbene la sua reale esistenza non sia affatto certa)[2][3]; il suo culto, originatosi in Egitto e giunto in Siria, venne di lì portato in Europa occidentale dai crociati nel X secolo dove grazie alla santa, particolarmente amata, il nome conobbe un'eccezionale diffusione[3].
Nelle fonti greche antiche il nome della martire è riportato nella forma in greco anticoΑἰκατερίνη?, Aikaterínē, la cui etimologia è fortemente dubbia; le ipotesi sulla sua origine sono numerose, e le più accreditate lo considerano un nome teoforico riferito alla dea Ecate (in greco anticoἙκάτη?, Hekátē), oppure lo derivano dal greco anticoἝκατος?, Hékatos ("che saetta, saettatore"), un epiteto del dio Apollo. Già dall'antichità venne però ricondotto per etimologia popolare al termine in greco anticoκαθαρός?, katharós ("puro, sincero, netto"), un'associazione da cui deriva la grafia in -th- che è diffusa in moltissime lingue (es. Catherine)[1][2][3][6][4][5].
La diffusione del nome in Italia è ampia in tutte le regioni[6], ma è particolarmente popolare in Calabria[10]. Si calcola che nel XX secolo sia stato il tredicesimo nome per diffusione nella penisola[11], anche se dal XXI secolo la popolarità tra le nuove nate è scesa oltre la trentesima posizione. La forma maschile Caterino predomina in Veneto[6].
Katell Kollet o Catel Collet o Katell Gollet ("Caterina la perduta") è un personaggio semi-leggendario della letteratura, cultura popolare e arte della Bretagna.
La caterinetta è un piccolo attrezzo, spesso a forma di pupazzo, utilizzato nel lavoro a maglia per creare cordicelle tubolari.
Radio Caterina è il nome di un apparecchio radio ricevente costruito con mezzi rudimentali ma ingegnosi dagli internati italiani del campo di prigionia tedesco di Sandbostel; la vicenda è stata resa celebre dallo scrittore Giovannino Guareschi, anch'egli fra gli internati del campo[13]. La radio è ora conservata nel Tempio nazionale dell'internato ignoto[14][15].
^Nomi femminili in Italia nel XX secolo, su Laboratorio internazionale di onomastica. URL consultato il 14 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 21 aprile 2014).
^Il trionfo di Radio Caterina, in Oggi, 6 gennaio 1966.
^ Carmelo Cappuccio, Storia di una radio clandestina, in Armando Borelli e Anacleto Benedetti (a cura di), Uomini e tedeschi: scritti e disegni di deportati, Milano, Casa di Arosio per gli orfani di guerra e dei deportati, 1947, SBNIT\ICCU\CUB\0649656. URL consultato il 9 febbraio 2021.
Vladimir Fëdorovič Kovalëv, Il Kovalev: dizionario russo italiano, italiano russo, 4ª ed., Bologna, Zanichelli, 2014, ISBN978-88-08-73524-9.
Enzo La Stella T., Santi e fanti: dizionario dei nomi di persona, Bologna, Zanichelli, 2009, ISBN978-88-08-06345-8.
Alda Rossebastiano e Elena Papa, I nomi di persona in Italia: dizionario storico ed etimologico, vol. 1, Torino, UTET, 2008 [2005], ISBN978-88-02-08059-8.
Carlo Tagliavini, Un nome al giorno: origine e storia di nomi di persona italiani, vol. 2, Torino, Edizioni radio italiana, 1957, SBNIT\ICCU\PAL\0068386.