Charlotte Mary Yonge (Otterbourne, 11 agosto 1823[1][2] – Otterbourne, 24 maggio 1901[1][2][3]) è stata una scrittrice, filantropa e insegnante britannica. La sua opera più nota, The Heir of Redclyffe, è tuttora in stampa[3]. Oltre ai numerosi romanzi, scrisse storie per bambini, libri per la Scuola domenicale e saggi di storia[1]; inoltre si occupò di onomastica. Per quarant'anni collaborò anche con il giornale The Monthly Packet, la prima rivista giovanile britannica, e per quindici anni scrisse per il Sunday Teaching[1]. Verso la fine del 1890 cominciò anche a scrivere per Mothers in Council[1].
Charlotte Mary Yonge nacque nel villaggio di Otterbourne, nell'Hampshire, da una grande famiglia molto religiosa[1]: suo padre le insegnò matematica, francese e spagnolo[2]. I genitori furono fra i primi ad interessarsi dell'istruzione dei poveri, e Charlotte frequentò la Scuola domenicale che essi stessi fecero costruire[1]; già all'età di sette anni diventò lei stessa un'insegnante, lavoro che avrebbe svolto fino all'età di settantuno, anche se in seguito lei affermò che affidarle il ruolo a quell'età era stato un errore[1]. I genitori lavorarono molto strettamente con i vicari del paese ed uno di essi, John Keble, divenne un importante punto di riferimento spirituale per Charlotte, che alla propria morte si fece seppellire vicina a lui[1]. Fu Keble ad incoraggiare le sue doti di scrittrice: la sua carriera come tale si avviò già a quindici anni, quando una sua storia, Le Chateau de Melville, venne data alle stampe; alcune delle sue prime opere vennero pubblicate anonime[2]. Divenne poi una fervente sostenitrice del Movimento di Oxford, che Keble aveva fondato[2].
Molto devota, non fece mai uso personale dei soldi ricavati dalla vendita dei suoi libri, devolvendoli invece alla Chiesa; questa scelta le sembrava talmente ovvia che si stupiva quando le veniva mostrata riconoscenza[1]; la sua famiglia, del resto, aveva deciso che non era conveniente per una donna pubblicare opere a scopo di lucro, a meno che non avesse destinato i guadagni a quale causa meritevole[2]. Ad esempio, dopo la pubblicazione di The Daisy Chain (1856), destinò i soldi ottenuti dalla vendita a un collegio missionario in Nuova Zelanda[2]; fece beneficenza anche verso missioni in Melanesia, scrivendo inoltre la biografia del vescovo e martire John Coleridge Patteson[1] (venerato come santo dalla Chiesa anglicana)..
Le descrizioni dei contemporanei la dipingono come una donna molto bella, ma del tutto priva di vanesia o cattiveria. Era calma, pacata e molto timida, sempre ben istruita e informata e dotata di buona memoria[1]. Legata al suo villaggio natale, se ne allontanò una volta sola, per visitare la Normandia[2]. Non si sposò mai, dedicandosi alla chiesa e all'insegnamento presso la scuola locale[2]
Giunse al successo improvvisamente dopo la pubblicazione del suo romanzo The Heir of Redclyff[1], che divenne la più famosa fra le sue opere, e ne vennero stampate almeno ventidue edizioni[2]. Il romanzo riscosse un grandissimo successo, tanto che il fratello di Charlotte scoprì che ogni soldato nel suo reggimento in Crimea ne aveva una copia[1][3][2], e molti contemporanei, fra cui anche personalità quali William Morris e Christina Rossetti, elessero Sir Guy Morville, il protagonista, ad una specie di idolo e modello[1][3]; tra gli altri suoi ammiratori famosi si possono citare Alfred Tennyson e William Ewart Gladstone[3], e le sue opere sono state paragonate a quelle di Anthony Trollope e Jane Austen[1]. L'influenza che i suoi libri, intrisi di una semplice morale cristiana, ebbero sulla pubblica opinione del tempo fu enorme, ed essi furono molto letti in tutto il Paese[1][3].
Al suo settantesimo compleanno, alcuni amici ed ammiratori le regalarono un libro pieno di firme di persone che apprezzavano le sue opere; congiuntamente, tali persone avevano avuto anche la possibilità di donare uno shilling[1]. Il volume, finemente rilegato, le arrivò così accompagnato da 200 sterline, che lei usò per far costruire un lychgate per la chiesa di San Matteo di Otterbourne e per acquistare un intero servizio da tè completo di tavolino (su insistenza dei suoi amici, che volevano che comprasse anche qualcosa per sé)[1][2]
Morì per cause naturali a 77 anni, nel 1901, lasciando numerosi scritti; è sepolta nel cimitero della chiesa di San Matteo di Otterbourne[2].
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