Considerazioni di un impolitico | |
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Titolo originale | Betrachtungen eines Unpolitischen |
Copertina della I edizione tedesca (1918) | |
Autore | Thomas Mann |
1ª ed. originale | 1918 |
1ª ed. italiana | 1967 |
Genere | Saggio |
Sottogenere | filosofia politica |
Lingua originale | tedesco |
Le Considerazioni di un impolitico (titolo originale Betrachtungen eines Unpolitischen) è un saggio di Thomas Mann. Composto tra il 1915 e il 1918, il volume fu pubblicato nel 1918 dall'Editore S. Fischer Verlag di Berlino, e rifiutato successivamente dall'autore nel 1922. È considerato uno dei testi principali del movimento culturale definito Rivoluzione conservatrice tedesca[1].
Con queste Considerazioni Mann abbandona la narrativa per entrare nel campo della teoria della politica. Nonostante la genesi fosse apparentemente occasionale, di polemica contro i pacifisti, i simpatizzanti per l'Intesa, i partigiani della civilizzazione, egli rigetta la democrazia occidentale moderna. Abbraccia tesi neoconservatrici[2], di forte critica al sistema politico, eleborate tra il novembre del 1915 al marzo 1918, nel vortice degli anni della guerra mondiale. Mann le definì "un'opera di travaglio e di scandaglio faticoso e schietto di me stesso"[3].
Le tematiche principali riguardano la Patria (Heimat) e il Popolo (Volk) esaltando la figura di Federico il Grande[4].
Per Claudio Magris, in Considerazioni di un impolitico, «gigantesco manifesto letterario del pensiero o meglio dell'atteggiamento reazionario», Thomas Mann rileva antitesi tra la poesia, la letteratura, l'arte e la democrazia[5].
«In quel libro, ricchissimo di demistificazioni della retorica progressista sempre più imperante, Mann aveva contrapposto il nazionalismo all'universalismo illuminista e democratico, la tradizione sorgiva del popolo tedesco alle astrazioni internazionaliste, lo scorrere della Vita aldilà o al di qua del bene e del male ai moralismi intellettualistici e benintenzionati, il canto popolare ai verbali delle sedute parlamentari e ai codicilli giuridici, il silenzio del bosco alle ciarliere e spesso cialtronesche assemblee. La Germania, nella cui vittoria nella Prima guerra mondiale egli aveva sperato, incarnava ai suoi occhi la Kultur, la cultura quale senso profondo e totale della vita, contrapposta alla Zivilisation che egli vedeva incarnata nello spirito francese razionalista e giacobino, mera ancorché sofisticata tecnica impersonale, buona forse per l'economia o i programmi di governo ma non per l'individuo, per la vita, per il senso del mondo.»
Nel discorso Della repubblica tedesca del 1922 Mann rigettò le tesi «antipolitiche e antidemocratiche» contenute nelle Considerazioni, esprimendosi a favore della Repubblica di Weimar[5]. Commenterà Giorgio Napolitano:
«Possiamo dire oggi che l’assillo di Mann per le Considerazioni di un impolitico, non a caso mai accolto poi nelle edizioni delle sue opere complete, si fece sentire ancora in anni molto successivi. [...] Egli si confrontò con le controverse tematiche e categorie del germanesimo, degli speciali caratteri del popolo tedesco, della peculiare sfera del romanticismo tedesco. E soprattutto si mostrò determinato a non osteggiare i valori nazionali, purché non contrapposti ai valori universali; e si preoccupò di negare di aver mai schernito il sentimento di amor patrio o offeso "chi fu in guerra e versò il proprio sangue". Mann giunse a mostrare attenzione e comprensione perfino per la "sfera del sangue", per i tratti romantici ed epici della guerra. Ma se rigettò il pacifismo, di cui non si sentiva portatore, pronunciò definizioni di violenta denuncia delle peggiori ricadute della guerra nella sua brutalità, volgarità, ostilità alla civiltà e al pensiero.»
Controllo di autorità | VIAF (EN) 190857506 · GND (DE) 4291807-8 · J9U (EN, HE) 987007602035805171 |
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