Daniele Vicari[1] nasce a Castel di Tora e i suoi genitori si trasferiscono a Collegiove, entrambi i paesi sono in provincia di Rieti, il 26 febbraio 1967. Dopo aver frequentato un istituto tecnico di Avezzano e aver conseguito il diploma tecnico a Roma, cambia il percorso di formazione laureandosi in Lettere e Filosofia, con una tesi in "Storia e Critica del cinema" presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza"[2]. Collabora dal 1990 al 1996 come critico cinematografico con la rivista Cinema Nuovo, e dal 1997 al 1999 con la rivista Cinema 60. Realizza così i suoi primi cortometraggi: Il nuovo, in 16 millimetri, seguito poi da Mari del Sud. Nel 1997, collabora con Guido Chiesa, Davide Ferrario, Antonio Leotti e Marco Simon Puccioni, nel documentario Partigiani, che racconta la lotta al nazismo e al fascismo della cittadina emiliana di Correggio (Reggio Emilia).
Il documentario sociopolitico diventa per Vicari un filone dirigendo nel 1998 quattro mediometraggi: Uomini e lupi, ritratto sulla vita dei pastori del Gran Sasso e di seguito Bajram. Poi realizza Comunisti, incentrato sul caso don Pessina, un sacerdote ucciso per mano di partigiani comunisti nell'Italia dell'immediato dopoguerra; Sesso, marmitte e videogames è un'acuta critica sulle passioni automobilistiche degli italiani. Nel 1999, dopo aver collaborato a Non mi basta mai, storia di cinque operai licenziati dalla FIAT nel 1980, dirigerà Morto che parla, dedicato all'attore pasoliniano Mario Cipriani, protagonista nel 1963 de La ricotta e presente anche in Accattone.
Nel 2012, con il film Diaz - Don't Clean Up This Blood vince ex aequo il Premio del pubblico[4] al Festival di Berlino, insieme a Parada del serbo Srdjan Dragojevic. Il film, incentrato sulle tristi vicende del G8 di Genova, si aggiudica quattro David di Donatello, e numerosi premi internazionali.
Nel 2019 pubblica con Einaudi il suo primo romanzo Emanuele nella battaglia[5], Premio Ravesi 2020 "Dal testo allo schermo"; Primo Premio della Fondazione Megamark 2020; candidato al PREMIO STREGA edizione 2020; invitato al Premio Campiello; candidato al Premio Napoli; finalista al premio Severino Cesari 2020.[senza fonte]
Nel 2020 fonda con Andrea Porporati e Francesca Zanza la casa di produzione Kon-Tiki film.[senza fonte]
È fondatore e direttore artistico della Scuola d'arte cinematografica Gian Maria Volonté: una scuola pubblica e gratuita della Regione Lazio, istituita nel 2011, che rappresenta oggi un polo formativo di riconosciuta eccellenza per le professioni del cinema[6].
^abFonte: Nicola Signorile, Corriere del Mezzogiorno, 15 ottobre 2012, pag. 12. Da notare che il giornale pubblica una grande foto a colori relativa al film, ma per errore in didascalia indica il titolo di una (più famosa) pellicola: "E la nave va".