Daphnia longispina è un crostaceo planctonico appartenente al genere Daphnia (Famiglia delle "Daphniidae"), ed è una pulce d'acqua dolce cladocera. È nativa dell'Eurasia. D. longispina viene spesso confusa vista la simile dimensione con la simpatricaD. pulex (una specie molto comune), risulta però essere molto più piccola di D. magna.[2] D. longispina è presente in vari corpi di acqua dolce, da piccole pozze rocciose temporanee fino a grandi laghi.[3][4]
Come tutte le specie di Daphnia, D. longispina è un filtratore che assimila particelle sospese nell'acqua grandi da 2 a 40 µm.[5] Il suo cibo principale sono le alghe verdi. Ad una temperatura di 20 °C la maturità viene raggiunta nell'arco di 6-12 giorni, seguito da un periodo regolare di riproduzione ogni 3-4 giorni. D. longispina si riproduce sia asessualmente (partenogenesi) che sessualmente. In quest'ultimo caso le femmine devono produrre maschi asessualmente. Ogni femmina può cambiare ad ogni momento da una riproduzione asessuata ad una sessuata, producendo uova aploidi che richiedono la fertilizzazione da parte dei maschi. Le uova sessuate vengono poi riposte in un ephippium (plurale: ephippia, un involucro duraturo per le uova), che affonderà sul fondo del corpo d'acqua una volta che la femmina effettuerà la muta del carapace. Dopo un periodo di riposo, che può durare anche diversi anni, le uova durature si schiudono. Da queste uova nasceranno solo femmine.[6][7]
Nel genere Daphnia, D. longispina appartiene al sottogenere Hyalodaphnia, a volte anche chiamato complesso D. longispina. A questo complesso appartengono specie strettamente imparentate con D. longispina come D. galeata e D. cucullata, con le quali D. longispina ibridizza frequentemente.[8][9] Un recente revisione di questo complesso ha dimostrato che le specie D. rosea, D. hyalina e D. zschokkei appartengono alla specie D. longispina, invalidando il loro status di specie.[10]
A differenza di altre specie di Daphnia (ad esempio D. magna), sono pochi i parassiti scoperti che infettano D. longispina.[11][12][13] Sembra però essere spesso soggetta alla colonizzazione da parte di epibionti come peritrichia ciliati e alghe.[11]
^ Benzie, J. A. H., Cladocera: The genus Daphnia (including Daphniopsis), Backhuys Publisher,, 2005.
^ Pajunen, V. I., and I. Pajunen, Habitat characteristics contributing to local occupancy and habitat use in rock pool Daphnia metapopulations, in Hydrobiologia, vol. 592, 2007, pp. 291–302.
^ Smirnov, The physiology of the Cladocera, Academic Press, Amsterdam, 2014.
^ Lampert, W., Daphnia: development of a model organism in ecology and evolution, Oldendorf/Luhe: Internat. Ecology Inst., 2011.
^ Smirnov, N. N., The physiology of the Cladocera, Academic Press, Amsterdam, 2014.
^ab Green, J., Parasites and epibionts of Cladocera., in Transactions of the Zoological Society of London, vol. 32, 1974, pp. 417–515.
^ Stirnadel, H. A., and D. Ebert, Prevalence, host specificity and impact on host fecundity of microparasites and epibionts in three sympatric Daphnia species, in Journal of Animal Ecology, vol. 66, 1997, pp. 212–222.
^ Bengtsson, J., and D. Ebert, Distribution and impacts of microparasites on Daphnia in a rockpool metapopulation, in Oecologia (Berlin), vol. 115, 1998, pp. 213–221.