Därejan Ömırbaev

Därejan Ömırbaev nel 2011

Därejan Qarajanūly Ömırbaev (in kazako Дәрежан Қаражанұлы Өмірбаев?; 13 marzo 1958) è un regista e sceneggiatore kazako emerso come esponente della Nouvelle Vague kazaka fiorita brevemente tra anni ottanta e novanta del XX secolo con film come Qairat (1992), Kardiogramma (1995), Il killer (1998) e Jol (2001).

Nasce nel 1958 in un villaggio nella steppa della RSS Kazaka,[1][2][3] nei pressi di Taraz,[4] a 500 o 600 chilometri dalla capitale Almaty.[4][5] Date le sue origini provinciali, cresce parlando il kazako e non imparerà il russo, lingua ufficiale della Repubbliche Sovietiche, che alla fine degli studi secondari.[4] Bambino di costituzione cagionevole, trascorre l'infanzia per lunghi periodi nel sanatorio di una grande città,[1][4] dove si rende conto per la prima volta del divario economico, sociale e linguistico tra zone urbane e rurali.[4] Figlio di un matematico e scienziato,[5][6] si appassiona a sua volta alla materia e si laurea in matematica applicata presso l'Università nazionale kazaka "al-Fārābi" di Almaty.[1][5] Scopre il cinema durante il terzo anno di università;[6][7] quando era piccolo, infatti, nel suo villaggio operava un unico cinema.[2] Il film che in quegli anni lo fa appassionare definitivamente alla settima arte è Ključ bez prava peredači (1977) di Dinara Asanova; pur desiderando di diventare regista, sceglie comunque di portare a termine il percorso di studi scientifici, per evitare il servizio militare obbligatorio.[7] Dopo la laurea, forte dell'interesse maturato per la cibernetica,[6] lavora come programmatore e poi come professore di matematica.[7]

Rispondendo a un annuncio di giornale per un laboratorio di cinema ad Almaty dedicato ad aspiranti aiuto registi,[6][7] ha modo di toccare per la prima volta il mondo del cinema, lavorando alla realizzazione di un cortometraggio di 3 minuti in 35mm.[7] Nonostante non si sia mai detto troppo nostalgico dell'esperienza,[6] questa gli servirà per venire ammesso come studente alla VGIK di Mosca.[1][5][7][8] Iscrittosi inizialmente al corso di regia diretto nel 1984 da Sergej Solov'ëv i cui studenti formeranno il nucleo della futura Nouvelle Vague kazaka,[9][10][11] si trasferisce nella facoltà di critica e storia del cinema dopo avere attraversato un momento di sfiducia verso le proprie capacità e avvenire da regista.[8] Nonostante l'avesse scelta principalmente in quanto facoltà dalla frequenza non obbligatoria per potere trascorrere più tempo ad Almaty, dove si era appena sposato,[6] là Ömırbaev si ritroverà ad aver accesso a film che non avrebbe altrimenti mai potuto vedere in Kazakistan, come quelli di Bresson, Godard e dei formalisti russi;[1][7] in particolar modo il primo sarà molto influente nella sua visione del cinema, facendo maturare in lui la realizzazione di dover ricercare il cinema quanto più lontano possibile dall'impostazione teatrale, sia a livello di drammaturgia, che di rappresentazione, con l'utilizzo di attori non professionisti.[2][6] Si diploma alla VGIK con una tesi sulla semiotica del cinema a partire dal concetto di cinema di poesia di Pier Paolo Pasolini, attraverso gli scritti di Roman Jakobson, Christian Metz e Jean Mitry.[2][7][8]

Tornato ad Almaty, dirige per un anno e mezzo la rivista di critica cinematografica Jaña Film (in kazako Жаңа Фильм?, lett. "Cinema Nuovo"),[1][2][6][7] firmando anche diversi testi di teoria del cinema nella propria lingua madre.[1][2] Con la chiusura di Jaña Film,[7] nel 1988 fa il suo esordio scrivendo e dirigendo un cortometraggio di 25 minuti in bianco e nero intitolato Şılde (lett. "Luglio"),[10] che piace ai dirigenti della Qazaqfilm e fa sì che accordino i fondi necessari perché esordisca nel lungometraggio con Qairat.[1][7]

Era sposato con Limara Jeksembaeva,[N 1][3][13] produttrice, sceneggiatrice ed aiuto regista di diversi suoi film,[3] nonché dal 2001 dirigente della casa di produzione Qadam,[12] fino alla morte di lei nel 2012.[2][12]

Dai primi anni 2000, è professore di storia e teorie del cinema all'Accademia nazionale d'arte "Temırbek Jürgenov" di Almaty.[7][2]

Cortometraggi

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  • Şılde (Шілде) (1988)
  • About Love, episodio di Digital Short Films by Three Filmmakers: Talk to Her (2006)
  • Reverence (2013)
  • Soñğy seans (Соңғы сеанс) (2022)

Lungometraggi

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Riconoscimenti

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  1. ^ in kazako Лимара Кенжеғазықызы Жексембаева?, Limara Kenjeğazyqyzy Jeksembaeva.[12]
  1. ^ a b c d e f g h (FR) Jean-Michel Frodon, Darejan Omirbaev, réalisateur de «Tueur à gages», in Le Monde, 7 gennaio 1999. URL consultato il 12 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2021).
  2. ^ a b c d e f g h (EN) Gabriel Linhares Falcão, Intervista a Darejan Omirbaev, in Revista Limite, 6 agosto 2022. URL consultato il 12 ottobre 2023.
  3. ^ a b c (FR) Jean-Pierre Thibaudat, Le cinéma kazakh brise la glace. Avec foi et peu de moyens, les studios d'Almaty produisent quelques films. Reportage., in Libération, 3 gennaio 1998. URL consultato il 12 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2021).
  4. ^ a b c d e (FR) Michèle Levieux, Darejan Omirbaev: "L'homme est un gouffre, le regarder donne le vertige", in L'Humanité, 6 gennaio 1999. URL consultato il 12 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2024).
  5. ^ a b c d (FR) Jean-Pierre Thibaudat, «On va peut-être à nouveau parler de cinéma». L'auteur de «Kaïrat», Darejan Omirbaev, se bat pour réaliser ses films., in Libération, 3 gennaio 1998. URL consultato il 12 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2021).
  6. ^ a b c d e f g h Torino De Pace, Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina 19 – "Il cinema come tempo personale" – Incontro con Darezhan Omirbayev, in Sentieri selvaggi, 30 marzo 2009. URL consultato il 12 ottobre 2023.
  7. ^ a b c d e f g h i j k l (FR) Olivier De Bruyn e Yann Tobin, Darejan Omirbaev: “L'art contemporain est comme une partie d'échecs.”, in Positif, n. 491, gennaio 2002, pp. 28–31.
  8. ^ a b c (FR) trad. di Eugénie Zvonkine, Darejan Omirbaev: L'homme qui venait du froid, in Chronicart. URL consultato il 12 ottobre 2023.
  9. ^ Alberto Crespi, L'onda, da Napoli al Kazachstan (PDF), in l'Unità, 27 luglio 1993, p. 7. URL consultato il 12 ottobre 2023.
  10. ^ a b (EN) Forrest S. Ciesol, Kazakhstan Wave, in Sight and Sound, vol. 59, n. 1, inverno 1989/1990, pp. 56–58. URL consultato il 12 ottobre 2023. Ospitato su Internet Archive.
  11. ^ (EN) Ludmila Zebrina Pruner, The New Wave in Kazakh Cinema, in Slavic Review, vol. 51, n. 4, inverno 1992, p. 795, DOI:10.2307/2500140. URL consultato il 12 ottobre 2023. Ospitato su JSTOR.
  12. ^ a b c (KK) Eñlık Baqytqyzy, "СТУДЕНТ" ПЕН "КАРМАННИК" НЕГЕ ҰҚСАС?, su qazaquni.kz, 30 maggio 2012. URL consultato il 12 ottobre 2023.
  13. ^ (EN) Eugénie Zvonkine, Aesthetic Influences in Young Kazakh Cinema, in Michael Rouland, Gülnar Äbıkeeva e Birgit Beumers (a cura di), Cinema in Central Asia: Rewriting Cultural Histories, Londra, Bloomsbury, 2013, p. 178, ISBN 9780857722782.

Collegamenti esterni

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