Nel 1944, dopo una lunga frequentazione del Bar degli artisti di Palermo,[1] fonda con l'amico Ciccio Ingrassia e il comico Mimì Ciampolo[2] il Trio Sgambetta che debutta in settembre a Termini Imerese, cominciando così a calcare le scene dell'avanspettacolo. L'anno seguente, il Trio, grazie a una certa fama conquistata in Sicilia, approda anche al nord, iniziando da Torino, partecipando a diversi spettacoli di piazza e in teatrini di provincia.[3] Ha fatto parte anche della compagnia del comico Goffredo Pistoni, nella quale ha recitato assieme a Nino Lembo, Luca Sportelli, Nino Nini e Dino Cassio.[4]
Una volta raggiunta una certa popolarità, ha modo di entrare nel mondo del cinema, dove debutta ne I vitelloni (1953) di Federico Fellini,[5] ma è solo una parentesi. Per il grande pubblico, infatti, sarà la spalla di Franco e Ciccio, divenendo una presenza fissa nei loro film. È infatti presente in quasi tutte le loro pellicole, da 2 samurai per 100 geishe del 1962 a Il giustiziere di mezzogiorno del 1975 fino ai varietà televisivi Due ragazzi incorreggibili (1976), Un uomo da ridere (1980), Patatrac (1981) e Risatissima (1985). Tra il 1967 e il 1969, prese parte ad una serie di caroselli.[6] I suoi personaggi sono spesso dei villani, nervosi e pieni di tic, costruiti con un accumulo di tratti: le sopracciglia e gli occhiali sembrano disegnati sul volto insieme alla barbetta che gli conferiva un aspetto mefistofelico, il sorriso è spesso un ghigno sadico.
Terminata la collaborazione cinematografica con il duo siciliano verso la fine degli anni settanta, si cimenta in ruoli più impegnativi che gli permettono di lavorare sotto la guida di famosi registi; nel tempo si afferma come uno dei più valenti e prolifici caratteristi del cinema italiano, recitando in numerosi cult movie della commedia sexy, ma anche in diverse produzioni del filone poliziottesco. Ha infatti collaborato con attori come Lino Banfi, Renzo Montagnani, Maurizio Merli, Tomas Milian, Bombolo, Diego Abatantuono, Renato Pozzetto e Carlo Verdone.
Ha svolto anche l'attività di doppiatore, specializzandosi nel doppiare i cartoon giapponesi e diversi caratteristi,[7] prestando la sua voce ad alcuni personaggi delle prime edizioni della serie televisivaLa piovra.
Un anno prima della morte lavorò nel film I cavalieri che fecero l'impresa (2001) di Pupi Avati. Nel 2002 prese parte al film Volesse il cielo! di Vincenzo Salemme. Ammalatosi, nell'ultimo periodo della sua vita tornò a Palermo[8] dove morì nel 2002, poco dopo aver terminato le riprese del suo ultimo film Andata e ritorno, uscito postumo. La notizia passa inosservata: è solo la rivista specializzata Nocturno a comunicare, in un articolo del 2003, la scomparsa dell'attore all'età di 78 anni. Riposa al cimitero di Sant'Orsola di Palermo.
La tomba di Enzo Andronico al cimitero di Sant'Orsola di Palermo
Celibe e senza figli, dalla Sicilia si era trasferito a Roma ma, libero da impegni, tornava spesso nella sua città natale dove vivevano il fratello e i nipoti.[8]