Ernst Engelberg (Haslach im Kinzigtal, 5 aprile 1909 – Berlino, 10 dicembre 2010) è stato uno storico tedesco di matrice marxista.
Fin dal 1930 membro del Partito Comunista di Germania,[1] con l'ascesa del nazismo fu arrestato nel 1934 e una volta rilasciato fuggì prima in Svizzera e poi in Turchia.[2] Nel dopoguerra rientrò in Germania Est, e nel 1949 divenne professore all'Università di Lipsia.[1][2] Nel 1960 fu nominato direttore dell'Istituto di Storia Tedesca e presidente del Comitato Nazionale degli Storici della GDR, e nel 1961 divenne membro dell'Accademia delle Scienze della GDR.[1][2]
È maggiormente noto per la sua monumentale biografia in due volumi su Otto von Bismarck, pubblicata tra il 1985 e il 1990, che lo portò alla ribalta internazionale e che fu caratterizzata dall'apprezzamento sia dalla critica occidentale che di quella filo-sovietica, fatto molto raro per l'epoca.[1][2]
Quando arrivò la riunificazione, Engelberg era già ottuagenario; tuttavia visse per più di altri due decenni, trascorrendo i suoi ultimi anni a Berlino con la sua seconda moglie, Waltraut. Quando il vecchio Partito Socialista Unificato al potere nella Germania dell'Est si trasformò nel Partito del Socialismo Democratico (PDS), egli firmò la sua adesione al nuovo partito, unendosi al suo Consiglio degli Anziani ("Ältestenrat")[3].
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