La 7ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino si è svolta a Berlino dal 21 giugno al 2 luglio 1957, con lo Zoo Palast come sede principale.[1] Direttore del festival è stato per il settimo anno Alfred Bauer.
L'Orso d'oro è stato assegnato al film statunitense La parola ai giurati di Sidney Lumet.
In questa edizione sono stati assegnati per la prima volta l'Orso d'argento, gran premio della giuria e il premio FIPRESCI, conferito dalla Federazione Internazionale di Stampa Cinematografica.[1]
La retrospettiva di questa edizione è stata dedicata agli artisti tedeschi nei film stranieri.[2]
«Il festival dovrà dare prova al grande pubblico dello sviluppo dell'arte cinematografica, riunire personalità leader del mondo del cinema per uno scambio di idee a Berlino e contribuire alla comprensione e all'amicizia tra i popoli di diverse nazioni.»
"Il festival del film in una nuova Berlino" fu lo slogan della rassegna giunta quest'anno alla sua settima edizione. Grazie anche alla mostra di architettura Interbau 57, inaugurata quattro giorni dopo la fine del festival, in tutta la città erano stati costruiti nuovi edifici come la Kongresshalle ed erano nati nuovi quartieri residenziali, tra cui lo Hansaviertel nel distretto del Tiergarten.[1] Ma soprattutto la Berlinale aveva trovato una nuova "casa del cinema", il rinnovato cinema Zoo Palast nel quartiere di Charlottenburg che sarebbe stata la sede del festival per oltre quarant'anni.[4]
Alla cerimonia di apertura del 21 giugno presenziarono molte celebrità locali, tra cui gli attori Horst Buchholz, O.E. Hasse, Hildegard Knef, Karin Baal, Lilli Palmer e Henny Porten, e star internazionali come Trevor Howard, Henry Fonda, Romy Schneider, Bibi Andersson, Ingmar Bergman, Jacques Becker e Errol Flynn, giunto con la moglie Patrice Wymore e accolto con particolare entusiasmo dai berlinesi.[1][5][6]
Con la recente assegnazione del cosiddetto "status A", condizione che la riconosceva come festival competitivo,[7] la Berlinale e la sua credibilità si trovarono ad essere sotto una crescente pressione.[4] La politica di rigettare categoricamente film provenienti dagli stati del blocco sovietico, sostenuta dal governo della Germania Federale, venne giudicata in contraddizione con l'internazionalità che il festival stava cercando e fu oggetto di dibattito anche all'interno del comitato organizzativo, soprattutto dopo che Cannes aveva aperto al cinema dell'Europa dell'Est.[1][4] Inoltre c'era da considerare la crescente competizione con il Festival di Karlovy Vary, giunto alla sua 10ª edizione e da poco riconosciuto ufficialmente come festival competitivo dalla FIAPF.[4]
Il dibattito sulla credibilità politica influenzò anche la valutazione del programma del festival di quest'anno da parte della critica. La Berlinale era cresciuta velocemente ma per molti non era ancora matura e il 1957 venne considerato un anno "debole" dal punto di vista dei film presentati.[1] L'Orso d'oro andò a La parola ai giurati, opera prima del trentatreenne Sidney Lumet che si aggiudicò anche il premio OCIC, mentre L'adultero di J. Lee Thompson vinse il premio FIPRESCI, per la prima volta assegnato a Berlino dove la Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica tenne la sua convention annuale.[1]
Unico materiale di discussione tra i critici fu il film sperimentale Jonas di Ottomar Domnick, oggi considerato un precursore del Nuovo cinema tedesco ma allora giudicato da alcuni come un obsoleto film d'avanguardia, tanto che nella sua recensione il critico Rolf Becker lo definì "film retroguardista".[1] Anche se venne proiettato dopo una conferenza stampa speciale e una lettura introduttiva per spiegare al pubblico "il simbolismo psicoanalitico del film", Jonas fu comunque il tentativo coraggioso di rompere con le deboli tradizioni della commissione di selezione e un segnale che la politica del festival stava diventando più "audace" per quanto riguardava il cinema tedesco.[5]