Fiat A.80 | |
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FIAT A.80 RC | |
Descrizione generale | |
Costruttore | Fiat Aviazione |
Progettista | Tranquillo Zerbi Antonio Fessia |
Tipo | motore radiale doppia stella |
Numero di cilindri | 18 |
Alimentazione | carburatore Fiat a doppio corpo invertito e preriscaldamento della miscela combustibile |
Schema impianto | |
Cilindrata | 45,720 L |
Alesaggio | 140 mm |
Corsa | 165 mm |
Distribuzione | OHV 2 valvole per cilindro |
Combustione | |
Combustibile | benzina avio 87 ottani |
Raffreddamento | ad aria |
Compressore | centrifugo |
Uscita | |
Potenza | 1 030 CV (758 kW, a 2 200 giri/min al decollo); 1 000 CV (potenza di omologazione a 2 100 giri/min a 4 100 m di quota e 0,98 bar di pressione fornita dal compressore); 885 CV (potenza normale al suolo); 1 100 CV (a 4 100 m di quota al massimo). |
Dimensioni | |
Lunghezza | 1 508 mm |
Diametro | 1 335 mm |
Rapporti di compressione | |
Rap. di compressione | 6,7:1 |
del compressore | 1,61:1 |
Peso | |
A vuoto | 750 kg |
Prestazioni | |
Consumo specifico | 270 gr/CV/h al massimo 220-230 gr/CV/h a 6/10 della potenza massima |
Rapporto di riduzione | 0,625:1 |
Note | |
Dati riferiti alla versione A.80 RC.41 | |
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Il Fiat A.80 RC.41 "Nembo" era un motore aeronautico radiale 18 cilindri a doppia stella raffreddato ad aria sviluppato dall'azienda italiana Fiat Aviazione negli anni trenta ed utilizzato in numerosi velivoli a cominciare dal periodo prebellico fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Il motore Fiat A.80 venne progettato nel 1935 da Tranquillo Zerbi e da Antonio Fessia, contemporaneamente al Fiat A.74. Entrambi erano concettualmente derivati da modelli statunitensi (per l'A.80, il Pratt & Whitney R-1690 a singola stella ed R-1830 a doppia stella a 14 cilindri) di cui la Fiat aveva acquisito la licenza di costruzione, ma con numerose differenze progettuali (ad esempio nelle misure di alesaggio e corsa) e costruttive. Queste erano dovute sia dall'esigenza di semplificare la produzione, sia da quella di utilizzare materiali autarchici. L'A.80 era inteso essere destinato all'impiego sui bombardieri e sugli aerei da trasporto civili, mentre l'A.74, di diametro inferiore, era destinato all'impiego sui caccia.
Il motore venne omologato il 10 novembre 1937, dopo aver superato l'usuale prova di funzionamento per un ciclo di 150 ore consecutive al banco di prova. In condizioni operative però, dovendo usare i carburanti di scarsa qualità disponibili in tempo di guerra, nonostante numerose modifiche apportate nel corso della produzione, soffrì sempre di un'affidabilità minore rispetto al "fratello piccolo". Questo gli fece guadagnare una cattiva fama tra i piloti italiani (curiosamente non risultano lamentele, in questo senso, tra i piloti dell'Esercito imperiale giapponese che utilizzarono i bombardieri Fiat B.R.20 durante la Seconda guerra sino-giapponese). Ottima invece era considerata l'accessibilità meccanica per i lavori di manutenzione.
La produzione totale di unità, in entrambe le sue versioni, ammontò a circa 2 000 esemplari.