Fiat G.12 | |
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Due Fiat G.12 in versione da trasporto tattico nella livrea della Regia Aeronautica | |
Descrizione | |
Tipo | aereo di linea aereo da trasporto militare |
Equipaggio | 3 (2 piloti, 1 operatore radio) |
Progettista | Giuseppe Gabrielli |
Costruttore | Fiat Aviazione |
Data primo volo | 15 ottobre 1940 |
Data entrata in servizio | 1941 |
Esemplari | 30 |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 20,16 m |
Apertura alare | 26,80 m |
Altezza | 4,90 m |
Superficie alare | 113,50 m² |
Peso a vuoto | 8 890 kg kg |
Peso max al decollo | 12 800 kg |
Passeggeri | 14 |
Propulsione | |
Motore | 3 radiali Fiat A.74 RC.42 |
Potenza | 770 CV (566 kW) ciascuno |
Prestazioni | |
Velocità max | 396 km/h |
Velocità di crociera | 308 km/h |
Autonomia | 1 740 km |
Tangenza | 8 000 m (26 247 ft) |
Armamento | |
Mitragliatrici | 2 Breda-SAFAT calibro 12,7 mm [senza fonte] |
Note | dati relativi alla versione G.12C |
i dati sono estratti da Уголок неба[1] | |
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Il Fiat G.12 era un trimotore da trasporto ad ala bassa prodotto dall'azienda aeronautica italiana Fiat Aviazione negli anni quaranta.
Inizialmente progettato per uso civile come aereo di linea, con lo scoppio della seconda guerra mondiale venne riconvertito nel ruolo di aereo da trasporto tattico ed utilizzato principalmente dalla Regia Aeronautica. Alla fine del conflitto continuò l'attività ritornando all'impiego per cui era stato concepito ed utilizzato nella neonata compagnia di bandiera Alitalia.
Il G.12 nasce dall'esigenza di dotare la compagnia aerea Avio Linee Italiane, di proprietà del gruppo FIAT, di un nuovo modello. Il progetto viene affidato all'ingegner Giuseppe Gabrielli, già in forza alla Fiat Aviazione e progettista di numerosi velivoli sia civili che militari.
Il G.12 era un velivolo dall'aspetto convenzionale di costruzione interamente metallica, monoplano ad ala bassa e dall'architettura trimotore, tipica della produzione italiana del periodo.
La fusoliera, di sezione rettangolare, integrava la cabina di pilotaggio posta in posizione sopraelevata, collegata allo scompartimento passeggeri, da 14 a 22 posti a sedere a seconda delle versioni, ed al vano bagagli. La stessa terminava posteriormente in una coda convenzionale dotata di impennaggio monoderiva di grandi dimensioni.
La configurazione alare era monoplana, con l'ala posizionata bassa ed a sbalzo sulla fusoliera.
Il carrello d'atterraggio presentava una configurazione a triciclo posteriore con i carrelli anteriori semiretrattili che rientravano nelle gondole motore completato da un ruotino posteriore d'appoggio posto sotto la coda.
La propulsione era affidata a tre motori radiali Fiat A.74 RC.42, dei 9 cilindri raffreddati ad aria in grado di erogare una potenza pari a 800 CV (574 kW) ciascuno, una versione appositamente studiata di un motore inizialmente pensato per equipaggiare i caccia della Regia. Posizionati due in gondole alari ed il terzo sul naso, erano racchiusi in altrettante cappottature sagomate, caratterizzate da bugne in corrispondenza delle teste dei cilindri, ed abbinati ad eliche tripala. Le versioni successive motorizzate Alfa Romeo 128 RC.18 erano riconoscibili anche perché prive di questa caratteristica.
Dopo la consegna dei primi due esemplari alla compagnia di proprietà FIAT Avio Linee Italiane (ALI), con lo scoppio del conflitto il Ministero dell'aeronautica dispose la militarizzazione dei modelli e l'assegnazione degli stessi ai Nuclei di Comunicazione della Regia Aeronautica. Questi continuarono ad essere utilizzati sulle rotte commerciali internazionali già precedentemente battute dalle compagnie civili fino alle fasi finali della guerra. Gli esemplari rimasti vennero presi in carico dalla rifondata Aeronautica Militare che ne cedette alcuni esemplari in prestito alla compagnia di bandiera Alitalia nata sulle ceneri dell'Ala Littoria del periodo fascista.
International Plastic Modellers' Society, sezione italiana[4]