Fiat S76 Record | |
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Tipo record | Record di velocità terrestre |
Propulsione | 4 cilindri in linea da 290 cv |
Costruttore | Fiat |
Pilota | Pietro Bordino record sul miglio 1911 a Brooklands (200 km/h) |
Velocità | (1912 a Ostenda) 225 km/h |
Dati tecnici | |
Lunghezza | 3.750 mm |
Larghezza | 1.300 mm |
Passo | 2.750 mm |
Peso | (a vuoto) 1.650 kg |
Note | (record su miglio 1912 a Ostenda) |
La FIAT S76 (dal nome del motore; il nome reale è 12 Ter), in seguito conosciuta anche come FIAT 300 HP Record e soprannominata "la belva di Torino", fu un'autovettura costruita tra il 1910 e 1911 dalla casa italiana FIAT in due soli esemplari appositamente per battere il record di velocità terrestre detenuto in quegli anni dalla Blitzen-Benz nel 1909.
Era equipaggiata con un motore di 28.353 cc di cilindrata da 290 cavalli[1], dal quale venne poi derivata la versione S76A, destinata all'uso aeronautico, che fu montato su dirigibili Forlanini tra il 1912 e 1913. Rispetto all'unità motrice originaria, la versione A aveva 3 valvole anziché 4 e 3 candele anziché 2; inoltre il monoblocco aveva nella stessa fusione i prolungamenti verticali per il controllo dei comandi di acceleratore e magnete.
Nel 1911, pilotata da Pietro Bordino[2] sul circuito di Brooklands e sulla spiaggia di Saltburn, toccò i 200 km/h. Nel 1912 il pilota francese Arthur Duray sul rettilineo di Ostenda raggiunse i 225 km/h, ma il record, per irregolarità della registrazione, non fu ufficializzato[senza fonte].
Motore anteriore tipo S76, monoblocco testa integrale (testa fissa) 4 cilindri in linea da 28.353 cc di cilindrata per 290 CV a 1.400 rpm, alesaggio 190mm corsa 250mm, albero a camme in testa con bilanceri, 4 valvole per cilindro (il motore per Dirigibile S76A ne aveva 3, due di scarico ed una di aspirazione), l'avviamento con bobina separata e vibratore, accensione con magnete ad alta tensione BOSCH DR4/4 e 2 candele per cilindro (3 candele per cilindro le aveva il motore prodotto per Dirigibile S76A), raffreddamento ad acqua, trasmissione con catena, sospensioni ad assale rigido con balestre anteriore e posteriore (posteriore puntoni longitudinali), cambio a 4 rapporti più retromarcia. Il disegno del radiatore di questo prototipo da record fu riutilizzato dalla FIAT per i modelli successivi stradali.
Delle vetture costruite sopravvisse solo un telaio, che nei primi anni 2000 fu rilevato dal magnate e collezionista inglese Duncan Pittaway, direttore della Findlay Collection di Bristol. Costui successivamente riuscì, in circostanze non chiare, a ottenere l'unico motore S76 preservato in condizioni di funzionamento, custodito alla Collezione Antonio Capetti del Politecnico di Torino: l'unità motrice gli fu concessa in prestito, ufficialmente per motivi di ricerca; all'ente proprietario fu tuttavia restituita un'imitazione non funzionante, di cui tuttavia non ci si accorse fino al 2016[3].
A telaio e motore vennero aggiunti, ricostruiti ex-novo a partire da foto e documenti d'epoca, il cambio, la carrozzeria, il radiatore, il sistema di accensione (candele comprese) e le bronzine (gusci in bronzo e metallo bianco centrifugato); si dovette altresì intervenire sul basamento motore per riallineare i supporti di banco, deformati dopo 100 anni di inutilizzo. A inizio 2015 sono state così condotte le prime prove su strada e nel 2016 la vettura ricostruita è stata presentata ufficialmente al Goodwood Festival of Speed.[4].