François de Cauvigny, signore di Colomby[1] (Caen, 1588 – 1648), è stato un poeta e oratore francese, membro dell'Académie française.
Era parente di Malherbe[2] che gli insegnò a comporre versi[3] e che diceva di lui «che aveva un buon ingegno ma alcun talento per la poesia». A dispetto della mediocrità delle sue opere, venne accolto nel celebre circolo letterario dell'hôtel de Rambouillet e riuscì a entrare a Corte dove fece creare apposta per sé l'impiego di «oratore del re per i discorsi allo stato», funzione mai esistita prima e soppressa alla sua morte. Questo impiego pro forma gli valse ad ogni modo un mantenimento annuo di 1 200 scudi. Verso la fine della sua carriera decise di entrare nel mondo ecclesiastico, senza tuttavia diventare sacerdote, rinunciando alla mondanità e non comparendo più persino alle riunioni dell'Académie française, di cui fu un membro fondatore.
Scrisse di lui Pellisson[4]: «era alto e assai imponente, di temperamento ambizioso e attento in tutte le sue azioni.» Di lui sono rimaste diversi brani, tra cui un Discorso di consolazione[5] di corrispondenza scelta di grandi scrittori dell'epoca. La sua opera principale resta la poesia intitolata Les Plaintes de la captive Caliston à l'invincible Aristarque, dallo stile chiaro e scritta non senza slancio. In prosa la sua traduzione della Historiarum Philippicarum T. Pompeii Trogi Libri XLIV dello storico latino Marco Giuniano Giustino fu a lungo ammirata, prima di cadere nell'oblio ai giorni nostri.
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