Franco Piperno (Catanzaro, 5 gennaio 1943) è un attivista e saggista italiano.
Con alle spalle una lunga militanza politica maturata nel corso degli anni sessanta, fu poi tra la fine di quest'ultimi e l'inizio degli anni settanta fra i fondatori ed ideologi del gruppo della sinistra extraparlamentare Potere Operaio, collocabile ideologicamente nell'alveo del marxismo operaista, del quale fu uno degli esponenti di spicco, al pari di personalità quali Toni Negri, Oreste Scalzone, Paolo Virno, Alberto Asor Rosa, Massimo Cacciari, Lanfranco Pace ed Emilio Vesce, oltre a esser stato uno dei fondatori di Radio Ciroma alla fine degli anni ottanta.
Ricercatore presso la facoltà di Ingegneria della Sapienza di Roma divenne docente al Politecnico di Milano,poi alla università dell’Aquila“,quindi all’ateneo “P.M.Curie” a Parigi,ancora alla università UQAM di Montreal e successivamente alla università di Edmonton, infine all’UNICAL l’ateneo della Calabria.
Coinvolto, al pari di altri importanti esponenti operaisti, al discusso e controverso processo 7 aprile, fu condannato a due anni di reclusione per partecipazione ad associazione sovversiva, con pena prescritta.[1]
Nato e cresciuto a Catanzaro da una benestante famiglia ebraica, compì gli studi classici presso il locale liceo Galluppi e conseguì la laurea in Fisica presso l'Università di Pisa. Ancora liceale, si iscrisse al Partito Comunista Italiano, per venirne espulso nel 1967 prima dei moti studenteschi del 1968. Frequentò il gruppo che pubblicava Classe operaia, rivista che si formò intorno alla figura di Mario Tronti (autore di "Operai e capitale"). Ben presto finì con l'essere uno dei più famosi leader studenteschi del Sessantotto romano, partecipando da protagonista alla contestazione universitaria.
Durante l'estate del 1969 fu nel vivo delle lotte alla FIAT, facendosene portavoce con la rivista La Classe. Verso la fine del 1969 fondò insieme ad altri il gruppo politico Potere Operaio. Ne fu, in una fase, segretario nazionale, e leader riconosciuto insieme a Toni Negri, Oreste Scalzone, e in un primo tempo Sergio Bologna. Potere Operaio fu filiazione di Quaderni Rossi (di Raniero Panzieri) e, appunto, di Classe operaia (dunque nel solco "aristocratico" dell'operaismo italiano).
Nel 1973 un gruppo di Potere Operaio attuò un attentato noto come Rogo di Primavalle. Recentemente nel 2005 il nome di Piperno, in qualità di ex dirigente di Potere Operaio, è stato coinvolto (insieme a quelli di Lanfranco Pace e Valerio Morucci) nell'episodio. Su questo argomento ha rilasciato un'intervista su la Repubblica on line, in cui dichiara di essere stato informato dei fatti solo un mese dopo l'accaduto insieme al resto del gruppo dirigente.
Insieme a Lanfranco Pace provò nel 1978, all'epoca del sequestro Moro, a tessere una delicata mediazione, umana e politica, attraverso il socialista Claudio Signorile nella speranza di ottenere la disponibilità al dialogo dal leader democristiano Amintore Fanfani al fine di salvare la vita del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, sequestrato nel marzo 1978, e per, altresì, evitare una criminalizzazione della lotta politica. Dopo il sequestro coniò la famosa espressione "geometrica potenza" per descrivere la capacità militare dimostrata dai brigatisti rossi nell'agguato di via Fani[2]. Piperno si espresse così si tratta di "Coniugare insieme la terribile bellezza di quel 12 marzo del '77 per le strade di Roma (corteo di massa armato) con la geometrica potenza dispiegata in via Fani" (F. Piperno, Dal terrorismo alla guerriglia, in "Pre-Print" del dicembre 1978).
Era in quel periodo vicino a Metropoli, rivista in dialogo critico, con l'area dell'Autonomia (alla testata venne contestata tra l'altro la pubblicazione di un fumetto che ricostruiva nei minimi dettagli, a dire dell'accusa, il rapimento di Moro). Scioltosi Potere Operaio, una buona parte del gruppo romano era entrato, dopo qualche anno, nelle Brigate Rosse, compreso Valerio Morucci, tra i rapitori di Moro. Lo stesso Toni Negri fu all'epoca sospettato e poi scagionato dall'accusa di essere stato ideatore dell'azione.
Nella ricostruzione data, davanti alla Commissione Moro, Piperno sostenne che in quegli anni si visse una piccola guerra civile, dove le parti contendenti erano, per usare il gergo marxista, il valore d'uso e il valore di scambio. In seguito al "processo 7 aprile" (1979) contro Autonomia Operaia venne accusato di essere uno dei fiancheggiatori del partito armato.
Da latitante si rifugiò in Francia, dove trascorse diversi anni grazie all'omonima dottrina del Presidente François Mitterrand, che impediva le estradizioni per atti di natura violenta, ma d'ispirazione politica, ed in seguito in Canada. In seguito rientrò in Italia, ma venne poi scarcerato; tornato in Francia, rientrò in Italia quando la pena, di soli 2 anni, fu prescritta.
È stato uno dei fondatori dell'emittente comunitaria Radio Ciroma di Cosenza. Autore inoltre di molti articoli, ma di pochi libri (Manifestolibri ha pubblicato alla fine degli anni Novanta il suo Elogio dello spirito pubblico meridionale), è un attento osservatore di quel movimento che rappresenta oggi una forma di resistenza critica a un processo di globalizzazione non condiviso dal basso.
È stato professore associato di Fisica della materia presso l'Università della Calabria. Ha pubblicato per Deriveapprodi un libro sull'osservazione del cielo, che riprende alcune sue lezioni universitarie, e per Rizzoli '68, un testo sull'esperienza sessantottina e sul suo significato.
È stato assessore alla cultura del comune di Cosenza nel periodo a cavallo del millennio, periodo in cui la città è stata amministrata prima da Giacomo Mancini e poi da Eva Catizone. All'elezione del presidente della Repubblica il 9 maggio 2006 ricevette due voti durante il secondo scrutinio e tre durante il terzo.
Alcune sue dichiarazioni nel 20 marzo 2008 hanno suscitato perplessità, riguardo ad una, da lui sostenuta, "moralità dei brigatisti" e in un sotteso giudizio sul loro operato. Ha affermato[3][4]:
«È una morale di guerra, non esiste solo una sua o una mia morale. La morale è multipla - ci sono persone che vanno a bombardare una città, e sono considerate degli eroi, e persone che sparano su un bersaglio determinato, che sono considerate dei criminali. Nel secondo caso, solo perché sconfitte»
Dichiarazione sull'11 settembre 2001
Controverso è anche l'editoriale da lui scritto sul Il Quotidiano del Sud in occasione del decimo anniversario degli attentati terroristici a New York, definendoli «un evento dalla bellezza sublime», e i terroristi «un pugno audace di intellettuali».[5]
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