Nella primavera del 1732 debuttò come operista al Teatro dei Fiorentini di Napoli con l'opera buffa Li mariti a forza. Nello stesso teatro seguirono le rappresentazioni di altri suoi lavori: L'Ottavio nell'inverno del 1733, Gl'ingannati nel 1734 e Angelica ed Orlando nell'autunno del 1735.
Tutte queste opere gli fruttarono numerosi consensi, tant'è che nel 1738 si diresse alla volta di Roma per mettere in scena al Teatro Argentina Polipodio e Rucchetta e al Teatro Valle L'Orazio. Fu a Venezia durante il Carnevale per dare al Teatro San Giovanni Grisostomo il dramma Demofoonte. Sempre nello stesso anno tornò a Roma per rappresentare al Teatro Valle La finta cameriera, il lavoro operistico più noto di Latilla.
Dal 1º dicembre 1738 fu operativo come vice maestro di cappella presso la Basilica di Santa Maria Maggiore. In questo periodo produsse altri lavori teatrali, che furono molto acclamati: Romolo, Siroe e Olimpia nell'isola di Ebuda. Nel 1741, a causa di problemi di salute, dovette lasciare Roma per tornare nella città partenopea.
Oltre ad essere stato un acclamato operista, scrisse un discreto numero di lavori sacri, per lo più composti durante la sua permanenza all'Ospedale della Pietà.
Lo sposo senza moglie (I due supposti conti) (libretto di Carlo di Palma, commedia per musica, 1736, Napoli)[1]
Gismondo (commedia per musica, libretto di Gennaro Antonio Federico, 1737, Napoli), come La finta cameriera (libretto di Giovanni Gualtiero Barlocci, 1738, Roma)
Madama Ciana (commedia per musica, libretto di Giovanni Gualtiero Barlocci, 1738, Roma e come Gli artigiani arricchiti, 1753, Académie Royale de Musique di Parigi)