Durante l'inverno dell'anno successivo diede il suo primo lavoro operistico al Teatro dei Fiorentini, Lo funnacco revotato; da quest'anno sino al 1782 compose numerose opere, delle quali quelle fino al 1770 furono prevalentemente di stampo comico e vennero rappresentate per lo più presso i teatri napoletani, mentre dal 1770 in poi primeggiarono principalmente le opere serie. Per mettere in scena le proprie opere effettuò anche alcuni viaggi a Roma, Venezia e Torino.
Il 23 agosto 1767 diventò insegnante presso il Conservatorio di Sant'Onofrio. Nell'inverno del 1768 fu la volta dell'opera comica L'osteria di Marechiaro, grazie alla quale riscosse numerosi consensi, mentre il 20 gennaio il 1770 rappresentò al teatro San CarloLa Didone abbandonata, lavoro precedentemente commissionato a Baldassarre Galuppi.
Dal 1774 prese dapprima il posto di secondo organista, succedendo a Joseph Doll, e successivamente, nel 1781, quello di maestro di cappella del Duomo di Napoli. Concluse la sua carriera operistica con l'opera Calipso, scritta per il Teatro San Carlo di Napoli e andata in scena il 30 maggio 1782, la quale però non ebbe successo. Nel 1785 diventò primo maestro del Sant'Onofio, succedendo a Carlo Cotumacci. Mantenne questa carica fino alla morte.
Molti suoi pezzi sacri sono caratterizzati da una sostanziale ingenuità di scrittura ben evidenziata, ad esempio, da violini I e II che suonano costantemente all'unisono o in terza. Le sue opere ad eccezione de L'osteria di Marechiaro e dell'Adriano in Siria non riscossero particolare successo. La produzione operistica di Insanguine non fu regolare, infatti essa subì regolari interruzioni da parte del compositore stesso. Tra l'altro egli era solito a rappezzare le opere di altri compositori (come Michele Gaballone, Johann Adolph Hasse e Nicola Bonifacio Logroscino). Giovanni Paisiello lo definì maestro delle pezze.