Giuseppe Peverelli

Giuseppe Peverelli

Ministro delle comunicazioni del Regno d'Italia
Durata mandato24 luglio 1943 –
25 luglio 1943
PresidenteBenito Mussolini
PredecessoreVittorio Cini
SuccessoreFederico Amoroso

Sottosegretario di Stato al Ministero delle Comunicazioni
Durata mandato13 febbraio 1943 –
24 luglio 1943
PresidenteBenito Mussolini

Ministro delle comunicazioni della Repubblica sociale italiana
Durata mandato23 settembre 1943 –
5 ottobre 1943
Predecessorenessuno
SuccessoreAugusto Liverani

Dati generali
Partito politicoPartito Nazionale Fascista
Titolo di studiolaurea
UniversitàPolitecnico di Torino

Giuseppe Peverelli (Torino, 19 dicembre 1893Montevideo, giugno 1969) è stato un politico italiano.

Laureato in ingegneria, fu assistente al Politecnico di Torino ed esercitò la professione di ingegnere. Prese parte da volontario al primo conflitto mondiale e nel dopoguerra aderì al Partito Nazionale Fascista; durante il ventennio fu Presidente della federazione nazionale del marmo dal 1928 al 1934 e membro del consiglio direttivo della Confindustria dal 1934 al 1943.

Il 24 luglio 1943 venne nominato Ministro delle Comunicazioni nel governo Mussolini, ma il successo dell'ordine del giorno Grandi e l'arresto del Duce operato su ordine del re Vittorio Emanuele III fece in modo che il suo incarico ministeriale durasse appena due giorni.

Successivamente aderì alla Repubblica Sociale Italiana e fu, dal 23 settembre al 5 ottobre 1943, ministro delle Comunicazioni della RSI.

Come ingegnere nel 1934 progettò la Colonia Marina Novarese[1] di Miramare di Rimini in stile razionalista che venne parzialmente riaperta nel 1948 e chiusa definitivamente nel 1975.

Nel dopoguerra riparò dapprima in Argentina - a Tristán Suárez creò un’industria per la lavorazione di pietre, graniti e punte elicoidali - e poi a Montevideo, dove realizzò un analogo impianto e costruì il Barrio Monte Rosa. Morì nella capitale uruguaiana nel 1969.

  1. ^ La storia delle colonie elioterapiche novaresi durante il Ventennio, su TuttoStoria. URL consultato il 21 marzo 2020.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]