Ha iniziato la sua carriera artistica con la scuola di teatro, passando poi al montaggio cinematografico e alla realizzazione di cortometraggi e documentari. Tra i suoi lavori figurano diversi film[1], sceneggiature, saggi cinematografici, testi teatrali, progetti di fotografia e film workshop.[2] Iscrittosi all'università di arte e architettura di Tehran, non completò gli studi essendo stato ammesso alla facoltà di Film Studies della Vienna University of Dramatic Arts.
Tuttavia, nonostante volesse continuare i suoi studi in Austria, l'arresto e la confisca del passaporto da parte delle guardie di sicurezza iraniane gli preclusero la continuazione degli studi dentro e fuori l'Iran.[3]
Hossein Rajabian, scrittore, fotografo e regista indipendente, il 5 ottobre 2013, il giorno in cui ha completato il suo primo lungometraggio, è stato arrestato dalle forze di sicurezza iraniane di fronte al suo ufficio insieme a due altri musicisti. È stato mandato alla prigione di Evin nella quale è rimasto per due mesi in isolamento e dove è stato minacciato di confessare contro sé stesso.[4][5] Nel dicembre dello stesso anno, è stata pagata la cauzione di 66,000 dollari ed è stato rilasciato su libertà vigilata.[6] Dopo due anni nell'estate del 2015, il giudice Moghiseh l'ha condannato a 6 anni di prigione e a una multa per attività cinematografiche illecite, per blasfemie e propagande contro il regime. Egli si è dichiarato innocente e la condanna è stata ridotta a tre anni, di prigione obbligatori e altri tre anni in attesa di giudizio.[3][7][8][9][10][11][12][13][14][15][16][17][18][8][19]
Dopo 11 mesi di detenzione nella prigione di Teheran (Evin) Hossine Rajabian si è rivolto al direttore della struttura per protestare contro l’ingiusta prigionia, per chiedere medicinali e per riunirsi con il fratello che era stato spostato dal braccio 7 al braccio 8 noto per essere decisamente più duro e violento. Non avendo ottenuto risposta hossien rajabian iniziano lo sciopero della fame.[20][21][22][23]
Dopo 14 giorni di sciopero della fame Hossein viene portato in ospedale per infezione polmonare ma non vengono effettuati i controlli e le cure del caso. Hossein scrive alle autorità giudiziarie per ottenere un trattamento adeguato al quale si sono uniti molti artisti nel mondo per caldeggiare la sua richiesta di aiuto.[20]
Dopo 36 giorni di sciopero della fame, le autorità hanno valutato la situazione di Hossein ma ormai il suo corpo era debilitato a tal punto che l’infezione ha causato gravi problemi ai reni ed ha generato una emorragia interna.[24][17][16][25][26][21][20][13][8][27][18][8]
Reazione ufficiale da parte delle autorità mondiali
Nella relazione annuale di Ban Ki Moon, ex Segretario Generale della N.U., alla pagina 9 si evidenzia la situazione del Hossein Rajabian e di quanto viene inflitto suo nel carcere di Evin, a nome delle comunità internazionale si è chiesto all’Iran di liberare immediatamente il prigioniere.[28][29] Alla richiesta di Ban Ki Moon si sono uniti il Senatore del Partito Liberale canadese, Wilferd P. Moore, e tutto il Senato degli Stati Uniti che di comune accordo hanno aumentato le sanzioni verso l’Iran per altri 10 anni.[30] della riflessione della relazione annuale sui diritti umani in Iran e Asma Jahangir, rappresentante delle Nazioni Unite, chiedendo il rilascio incondizionato di Hossein Rajabian e altri detenuti in Iran.[31]Åse Kleveland, l'artista ed il Ministro della Cultura e dell'Arte della Norvegia ha supportato Hossein Rajabian dopo l'hanno arrestato chiedendo il rilascio incondizionato di lui e tutti gli artisti che sono stati imprigionati in tutto il mondo.[32] Anche Philip Luther il capo di Amnesty International ha notato Hossein Rajabian pubblicando un video ufficiale e ha invitato tutti gli artisti a lanciare una campagna globale per supportarlo.[33] Inoltre dopodiché la petizione globale di Amnesty International è stata lanciata, l'attore di Hollywood, Johnny Depp, insieme con l'artista famosa internazionale Peter Gabriel, hanno accompagnato il movimento lanciando la campagna "L'arte non è un crimine" per combattere contro la censura e supportare l'artista iraniano Hossein Rajabian e tutti gli artisti prigionieri.[34] In una manifestazione artistica che ha visto la partecipazione di molti attivisti, circa 12000 persone hanno sottoscritto una lettera per la liberazione di Hossein Rajabian.[35] I cittadini europei scioperano davanti alle ambasciate iraniane mostrando foto di hossein rajabian e chiedendone il suo rilascio, essendo detenuto in prigione.[17][12][26][24][11][20][36][10][12][37][8][13][38][39][18][13][8][19]
Hossein Rajabian per protestare contro la sua carcerazione e la confisca del suo materiale di lavoro, ha messo su Internet il suo film (The Upside-down Triangle) in modo che la popolazione potesse vederlo gratuitamente anche se in qualità mediamente ridotta.
La notizia dell'arresto di Hossein Rajabian aveva un'ampia riflessione all'interno e all'esterno dell'Iran; e a questo proposito, agenzie di stampa e giornali come Washington Post[40], The Guardian[41][42], Al-Arabiya[43], BBC[44], Le Figaro[45], Independent,[46]CNN[47], ALJAZEERA[48]ecc. hanno coperto le sue notizie. Hossein Rajabian aveva un'ampia copertura all'interno e all'esterno dell'Iran, “Said Boumedouha”, direttore della divisione per il Medio Oriente e Nord Africa di Amnesty International, a tal proposito, ha fatto un'esclusiva intervista per protestare contro la condanna.[49][50]Amnesty International ha anche lanciato una petizione e una campagna globale al fine di riunire tutti gli artisti del mondo alla causa di Hossein Rajabian.[51][52][53][54] Più di ventimila artisti da tutto il mondo hanno partecipato alla chiamata apponendo la loro firma.[55][56] Artisti come “Jared Leto”, attore premio Oscar e “Ai Weiwei”, artista cinese che ha pubblicamente dichiarato l'adesione alla causa su Twitter.[57][58]
Anche il PEN, la campagna internazionale per i diritti umani, il consiglio artisti d'Europa, il consiglio dei compositori, i poeti d'Europa e la fondazione Free Muse ne hanno espressamente richiesto il rilascio pubblicando una dichiarazione diretta ai governanti iraniani.[6][59][60][61]
Una lettera firmata da 165 persone proveniente dai media locali, stranieri e del cinema è stata mandata ad Ali Jannati, ministro della cultura e della riflessione della relazione annuale sui diritti umani in Iran e Ahmed Shaheed, rappresentante delle Nazioni Unite, chiedendo il rilascio incondizionato di Hossein Rajabian e altri due detenuti.[62][63][64]