I cavalieri del Texas (The Texas Rangers) è un film del 1936 diretto da King Vidor.
Nel vecchio West il terzetto di amici Jim, Henry e Sam per sbarcare il lunario commettono furtarelli alle diligenze di passaggio. Braccati dai Cavalieri del Texas, corpo di volontari costituitosi per liberare lo stato dalla violenza e dalla corruzione di fuorilegge e pellirossa, riescono a fuggire a una loro imboscata senza farsi riconoscere. Jim e Henry proseguono assieme, Sam si separa. Da qui, data la pericolosità e l'inflessibilità dei Cavalieri, decidono di farne parte, arruolandosi nel corpo. Ma Sam, ora divenuto un celebre fuorilegge conosciuto come Bandolero, reo di taglieggiamento e assalti a diligenze e treni, viene ricercato dai Cavalieri. A Jim, sospettato per le sue precedenti relazioni con Sam, viene affidato il compito di fermarlo; Jim, rifiutandosi, viene arrestato. Per liberare l'amico, Henry va da Sam tendendogli un tranello, ma viene però ucciso da Sam appena scoperto il piano. Deciso a vendicare la morte di Henry, Jim riesce a farsi liberare e affronta Sam; dopo avergli proposto invano la resa, impegna con lui una lotta a colpi di pistola, uscendone vincitore.
Prodotto dalla Paramount Pictures, fu un omaggio per i cento anni di indipendenza del Texas.
Nel 1958 la Paramount vendette i diritti di distribuzione alla Universal Pictures.
Uscì negli Stati Uniti il 28 agosto 1936. In Italia venne distribuito la prima volta a partire dal 13 febbraio 1937, e riedito nel 1946.
Gli esterni sono stati girati nel Diablo Canyon, vicino a Santa Fe, nella stessa Santa Fe e a San Ildefonso Pueblo, nello stato del Nuovo Messico, mentre gli interni negli studi Paramount.
Il film ebbe un seguito, con diverso cast, intitolato The Texas Rangers Ride Again diretto da James P. Hogan, inedito in Italia. Ne venne fatto anche un rifacimento: I cavalieri dell'onore, diretto da Leslie Fenton.
«Racconto tipicamente e abilmente popolare, ha qua e là qualche pretesa d'inquadratura che giunge anche al felicissimo istante; e vive della vita che sanno infondergli questi ottimi interpreti, sorretti sempre da una mano maestra. Jack Oakie è spassoso, e lo sarebbe ancor più se ogni tanto sapesse rinunciare a quel riso che troppo melenso si denuncia; Fred MacMurray è di quei giovani attori che fanno pensare al cinema americano come a un vivaio inesauribile di volti maschi e intelligenti.»