Il capitale umano | |
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Una scena del film | |
Paese di produzione | Italia, Francia |
Anno | 2013 |
Durata | 109 min |
Rapporto | 2,35:1 |
Genere | drammatico, thriller |
Regia | Paolo Virzì |
Soggetto | Stephen Amidon (dall'omonimo romanzo) |
Sceneggiatura | Paolo Virzì, Francesco Bruni, Francesco Piccolo |
Produttore | Marco Cohen, Fabrizio Donvito, Birgit Kemner, Philippe Gompel, Lorenzo Gangarossa, Benedetto Habib, Alessandro Mascheroni |
Casa di produzione | Indiana Production, Manny Films, BAC Films, Motorino Amaranto, Rai Cinema con il contributo del MiBACT in collaborazione con Credito Valtellinese e Eurimages |
Distribuzione in italiano | 01 Distribution |
Fotografia | Jérôme Alméras |
Montaggio | Cecilia Zanuso |
Musiche | Carlo Virzì |
Scenografia | Mauro Radaelli, Andrea Bottazzini |
Costumi | Bettina Pontiggia |
Interpreti e personaggi | |
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Il capitale umano è un film del 2013 diretto da Paolo Virzì.
Liberamente ispirato al romanzo omonimo di Stephen Amidon, è interpretato da Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Gifuni e Valeria Golino. Ѐ stato presentato in anteprima il 3 dicembre 2013 alle Giornate Professionali di Cinema di Sorrento.
Il 24 settembre 2014 viene designato come film rappresentante il cinema italiano alla selezione per l'Oscar al miglior film straniero del 2015.[1] Il 19 dicembre 2014 viene escluso dalla candidatura, non venendo inserito nella lista ristretta.
Su una strada provinciale della Brianza, un ciclista viene investito da un SUV. L'uomo è un cameriere, che quella sera tornava a casa dopo aver lavorato a un evento tenutosi in una scuola privata. La storia poi racconta, attraverso tre diversi punti di vista, ciò che è successo nei sei mesi prima dell'incidente chiarendo le circostanze della tragedia. Un quarto capitolo è dedicato alla conclusione della storia.
Dino Ossola è un agente immobiliare separato dalla moglie. L'attuale compagna, Roberta, è una psicologa incinta di due gemelli. Appartenente alla classe media, Dino vorrebbe arricchirsi e salire di classe sociale. Sua figlia Serena frequenta Massimiliano Bernaschi, figlio di un ricco uomo d'affari. Dino cerca di avvicinarsi alla famiglia del ragazzo e di aumentare la sua fortuna grazie al contatto con Bernaschi, riuscendo con un investimento rischioso a diventare suo socio.
Carla Bernaschi è la ricca, ma insoddisfatta moglie di Giovanni Bernaschi. Poco stimata dal marito che, seppur a suo modo, mostra comunque di amarla, impiega il suo tempo acquistando cose costose ma inutili. Quando si propone di salvare dalla distruzione il teatro della città, Giovanni prima le promette di restaurarlo, ma poi lo mette in vendita per sanare la mancanza di liquidi della sua società. In quel momento, Carla si rende conto della sua inutilità e impotenza davanti a suo marito, e lo tradisce con Donato Russomanno, professore e direttore artistico del teatro, mentre guardano il film di Carmelo Bene Nostra Signora dei Turchi.
Serena Ossola, figlia di Dino, frequenta un'elegante scuola privata non corrispondente alla sua classe sociale. Stima poco il padre e ha un rapporto complesso con la matrigna Roberta. È stata fidanzata con Massimiliano Bernaschi e, per non dispiacere alla madre di lui, Carla, finge di esserlo ancora. Un giorno, nella sala d'attesa dell'ambulatorio di Roberta, conosce Luca Ambrosini, un ragazzo allevato dallo zio in un quartiere popolare. Luca è stato accusato, al posto dello zio, di essere uno spacciatore ed è costretto a fare sedute di psicoterapia da Roberta.
La polizia indaga sull'incidente che ha coinvolto il ciclista e le prove sembrano incastrare Massimiliano, che in realtà è innocente, poiché non era alla guida del suo SUV, ma era stato riportato a casa ubriaco con un'altra auto da Serena. Serena conosce la verità, e cioè che alla guida dell'auto era Luca, ma tace perché è innamorata di lui. Casualmente, Dino viene a sapere il nome del vero colpevole e lo utilizza per ricattare la famiglia Bernaschi, riprendendosi ciò che aveva dato a Giovanni, più gli interessi. Quando scopre che la polizia è stata informata del nome del vero colpevole, Luca tenta il suicidio.
Mesi dopo, i Bernaschi organizzano una festa nella loro villa. Mentre Carla osserva con disincanto i suoi invitati dalla finestra, viene raggiunta da Giovanni, ormai tranquillo poiché le speculazioni sullo sfascio economico del Paese lo hanno infine arricchito.
Serena intanto va in carcere a trovare Luca, sopravvissuto al tentativo di suicidio.
Nei titoli di coda si viene a sapere che l'assicurazione dell'auto di Massimiliano ha negoziato con i familiari di Fabrizio Lupi, vittima dell'incidente, un risarcimento di 218976,00 Euro.
«Importi come questo vengono calcolati valutando parametri specifici: l’aspettativa di vita di una persona, la sua potenzialità di guadagno, la quantità e la qualità dei suoi legami affettivi. I periti assicurativi lo chiamano il capitale umano.»
Nonostante la storia sia ambientata in Brianza, la maggior parte delle scene urbane sono state girate a febbraio 2013 nelle città di Varese[2] e Como, nelle campagne di Osnago in Provincia di Lecco e ad Arese per la villa con piscina.[3] La villa della famiglia Bernaschi è invece a Fortunago, in provincia di Pavia.[4] Il Teatro Politeama che Carla Bernaschi vorrebbe salvare è invece a Como, in via Tolomeo Gallio.
Al Tribeca Film Festival del 2014, in cui Il capitale umano è l'unico film italiano in concorso, il regista ha rivelato ai giornalisti che aveva girato un finale alternativo, tagliato durante il montaggio, in cui si mostrava Carla mentre correva scalza nella campagna brianzola, in fuga dalla sua vita alto borghese.[5]
Secondo Virzì questa scena e l'interpretazione dell'attrice sono state la fonte d'ispirazione per la creazione del personaggio di Beatrice Morandini Valdirana, sempre interpretato da Valeria Bruni Tedeschi, la contessa mitomane protagonista de La pazza gioia.[6]
Il trailer ufficiale del film è stato distribuito il 17 dicembre 2013.
Il film è uscito nelle sale italiane il 9 gennaio 2014 in 400 copie, distribuito da 01 Distribution.[7] Nel primo weekend di programmazione ha guadagnato 1641000 €. L'incasso totale è di 5713000 €.[8] Il film al Festival di Berlino 2014 è stato venduto in 25 Paesi in tutto il mondo.[9]
In generale sono state elogiate le interpretazioni degli attori e la sceneggiatura di Virzì, Piccolo e Bruni «cui riesce bene il trapianto in Brianza di un romanzo ambientato in Connecticut» afferma Massimo Bertarelli su Il Giornale.[10] Concita De Gregorio su la Repubblica elogia gli attori, definendo il film «il migliore di Virzì. Potente, lieve, preciso».[11]
Paolo Mereghetti afferma che, nonostante il passaggio a temi drammatici, il regista livornese non ha perso la dote di «graffiare attraverso l'ironia» e «di ottenere il meglio dai suoi attori», fra cui, Fabrizio Gifuni «che dà qui la sua prova migliore, convincente e intensa» e la «davvero ammirevole» Valeria Bruni Tedeschi di cui muta «i supposti limiti in qualità». Infine elogia le prestazioni dei giovani. Critica però l'«eccessiva caratterizzazione regionale» del personaggio interpretato da Fabrizio Bentivoglio che ha «inflessioni lombarde [...] da commedia ridanciana», che pur servendo per sottolineare il passaggio del film «dal sorriso al cinismo» poteva portare il film «verso la farsa».[12] Dello stesso parere anche Roberto Escobar, su l'Espresso, che critica sia la sceneggiatura per la presenza di «stereotipi che ripetono stancamente, e con volgarità, l'italica commedia di costume», sia Bentivoglio, definendo la sua rappresentazione di Ossola un «Alberto Sordi redivivo, fuori tempo e inverosimile».
Mariarosa Mancuso per Il Foglio invece ha stroncato il film criticandone sia la regia che la recitazione, in particolare di Bruni Tedeschi al «minimo vocale consentito e al massimo del birignao», che mutano la trama «in una favoletta moraleggiante, con derive verso la comicità involontaria».[13]
Debora Young scrive su The Hollywood Reporter che «il film è molto più di un thriller chic» in cui Virzì e gli attori hanno cercato di esplorare «l'infelicità di ricchi e poveri in una società che misura il valore di una persona in termini di euro». Elogiando le interpretazioni del cast, la fotografia, scenografia e colonna sonora.[14]
Jay Weissberg di Variety elogia le prestazioni del cast definendole «impeccabili», il fascino di Gifuni, la «tensione nervosa» del personaggio della Bruni Tedeschi, la «sorpresa» Gioli. Anche il ruolo di Valeria Golino, seppur piccolo, è apprezzato per il calore che riesce a trasmettere in scena. Lodate sia la fotografia che la scenografia.[15]
Al Tribeca Film Festival, dove il film è stato presentato in concorso, ha riscosso molto successo[5] e Valeria Bruni Tedeschi ha vinto il premio come migliore attrice:
«In her elegant portrayal of a profoundly conflicted wife and mother, this actress crafts a complex performance of a woman wrestling between love, family and obligation. She layers both strength and fragility without self-consciousness, with a fearlessness to exercise both subtlety and restraint.»
«Nel suo elegante ritratto di moglie e madre profondamente in conflitto, questa attrice ha creato una complessa prestazione di donna in lotta tra amore, famiglia e obblighi. Unisce inconsapevolmente sia forza che fragilità, con il coraggio di esercitare sia finezza che moderazione.»
Il film ha dato luogo a polemiche da parte della comunità brianzola, che ha accusato il regista di dare un quadro non rispondente alla realtà della gente del luogo.[17]