In My Lifetime, Vol. 1 album in studio | |
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Artista | Jay-Z |
Pubblicazione | 4 novembre 1997 |
Durata | 57:59 |
Dischi | 1 |
Tracce | 14 |
Genere | East Coast hip hop[1][2] |
Etichetta | Roc-A-Fella Records, Def Jam Recordings |
Produttore | Shawn Carter (esec.), Damon Dash (co-esec.), Kareem "Biggs" Burke (co-esec.), The Hitmen, Big Jaz, Amen-Ra, DJ Premier, Ski, Buckwild, Sean "Puffy" Combs, D-Dot, Anthony Dent, Nashiem Myrick, Poke & Tone, Teddy Riley, Daven "Prestige" Vanderpool, Stevie J |
Registrazione | D & D Studio, New York; Daddy's House, New York; Future Recording Studios, Virginia Beach; Soundtrack Studio, New York 1997 |
Certificazioni | |
Dischi di platino | Stati Uniti[3] (vendite: 1 000 000+) |
Jay-Z - cronologia | |
Singoli | |
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In My Lifetime, Vol. 1 è il secondo album del rapper statunitense Jay-Z, pubblicato nel 1997 da Roc-A-Fella e Def Jam.
Recensione | Giudizio |
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AllMusic | [1] |
Robert Christgau | **[4] |
Spin | [5] |
RapReviews | [6] |
Gli ospiti del secondo disco di Jay-Z sono Foxy Brown, Lil' Kim, Puff Daddy, Blackstreet, Babyface, Teddy Riley e Too $hort.[2][7][8] La maggior parte della produzione è riservata al team The Hitmen della Bad Boy Records di Puff Daddy,[1][7][8][9] che dà un suono più lucente, pop e commerciale rispetto al lavoro precedente di Carter:[1][5][6][8][9][10] le performance dell'artista di Brooklyn salvano sempre le tracce dal diventare «totali crossover pop», inclusa The City Is Mine prodotta da Teddy Riley,[1] grazie al suo rapping.[1][9] I produttori di Reasonable Doubt come DJ Premier (elogiato dai critici)[1][2] e Ski Beatz sono accantonati,[7][8] ma anche per via del loro timbro (oltre a loro, spiccano Buckwild e i Trackmasters), musicalmente il disco resta a New York.[2]
Le rime e il rapping dell'artista sono elogiati,[1] mentre la produzione di Combs è accolta negativamente dai critici musicali.[5]
Jay-Z unisce abilmente gangsta rap e pop,[10] abbandonando il tema mafioso rap che aveva caratterizzato il suo primo album per argomenti più «jiggy»[2] e più personali,[11] bilanciandosi tra il poeta del ghetto di Reasonable Doubt e il rapper emergente nel gioco.[1][8][9][10][11] Eletto come «miglior MC vivo» dalla rivista specializzata XXL,[5] e proclamatosi «miglior rapper della East Coast»,[1][8] il disco ne mostra le qualità elevandolo a possibile erede di Notorious B.I.G. e 2Pac.[2]
All'inizio di marzo 1997, Jay-Z prevede di far uscire un EP in seguito al successo critico del suo primo album.[7] Colpito dalla morte di Notorious B.I.G.,[9] abbandona l'idea dell'EP e inizia a lavorare sul suo secondo album in studio.[7] Uno dei primi argomenti trattati dall'artista nel corso dell'album è il successo commerciale,[7] tema di moda nell'hip hop di metà anni novanta:[7] Reasonable Doubt, infatti, non era riuscito ad arrivare alla certificazione d'oro nonostante il singolo Ain't No Nigga avesse raggiunto il mezzo milione di copie negli Stati Uniti.[6][7] Secondo Steve Juon di RapReviews, la causa dell'insuccesso di vendite dell'album d'esordio è da attribuirsi ai dirigenti della Priority Records, incapaci di gestire l'artista con profitto.[6]
Il rapper chiama Hype Williams per dirigere i suoi video musicali ed estrae tre singoli, che però non fanno breccia nelle classifiche di Billboard.[7] Nella sua prima settimana l'album debutta al terzo posto nella Billboard 200 vendendo 138 000 copie fisiche,[7] cifra sotto gli standard previsti da Carter.[7] Il disco è stroncato dalla maggior parte dei critici contemporanei,[7] raggiungendo la certificazione di platino nel febbraio 1999. Inoltre, sancisce l'unione permanente tra la Roc-A-Fella di Jay-Z e la Def Jam Recordings.[2][6]
Classifica (1997) | Posizione massima |
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Regno Unito[12] | 78 |
Stati Uniti[13] | 3 |
US Top R&B/Hip-Hop Albums[14] | 2 |
Classifica (1997) | Posizione massima |
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US Top R&B/Hip-Hop Albums[15] | 85 |
Classifica (1998) | Posizione massima |
Stati Uniti[16] | 150 |