Italians è un film italiano del 2009 diretto da Giovanni Veronesi e interpretato da Carlo Verdone, Sergio Castellitto, Riccardo Scamarcio, Ksenia Rappoport e Dario Bandiera, che si sviluppa in due distinti episodi.[1]
Il film (riconosciuto come d'interesse culturale nazionale dalla Direzione Generale per il Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali italiano) si propone di raccontare in due episodi i vizi e le virtù degli italiani all'estero nelle località di Dubai e San Pietroburgo.
Il titolo del film riprende una identica definizione del giornalista e scrittore Beppe Severgnini, che, come appare nei titoli, ne ha concesso l'utilizzo.
«Gli Italiani sono il popolo che suona più di tutti al Metal Detector»
Fortunato è un camionista specializzato nel trasporto di veicoli di lusso, specialmente Ferrari, verso l'Arabia Saudita e i Paesi del Golfo in special modo Dubai. Fortunato ormai stanco di una vita lontana da casa, che lo costringe a vedere poco la figlia comunica al principale l'intenzione di lasciare l'incarico ed andare in pensione. Viene scelto il giovane fratello Marcello come suo successore e Fortunato accetta di accompagnarlo per l'ultimo viaggio in modo da insegnargli i segreti del mestiere. Ma durante il viaggio Fortunato gli rivela che tutta l'attività è illegale; le Ferrari sono rubate, i passaporti sono falsi e Marcello deve passare per figlio di Fortunato.
Fortunato conosce ormai molto bene usi e abitudini del paese musulmano, in cui è riuscito a superare la diffidenza dei locali e a farsi vari amici. Marcello, che invece non conosce tali usanze, rischia più volte di mettere a repentaglio il loro viaggio: prima viene scoperto dalla polizia locale con una rivista porno, vietatissima nei Paesi musulmani, e poi litiga con Ahmed, un pastore amico di Fortunato che ha una figlia sfregiata. Nonostante ciò arrivano a Dubai e consegnano le auto al proprietario dell'autosalone dove si trova anche un pilota inglese, che dovrà partecipare, il giorno dopo, ad una gara tra auto di lusso, occasione di ricche scommesse. Conclusa la loro "missione" e incassati i soldi, i due decidono di spassarsela, assieme a due prostitute, in un locale.
Qui Fortunato, offeso dalle allusioni di tipo razzista del pilota inglese,[2] lo picchia, scatenando una rissa che li porta entrambi in prigione. Li libera pagando la cauzione il padrone della concessionaria, ma in cambio Fortunato dovrà partecipare alla gara al posto del pilota inglese che ha messo fuori combattimento nella rissa.
Fortunato riesce a vincere la gara ed il premio di 30.000 dollari messo in palio. Durante il viaggio di ritorno i due decidono di donare questa somma ad Ahmed affinché egli possa far operare sua figlia che da piccola era rimasta ustionata al viso.
Mentre sono sulla nave che li riporta a casa, Marcello rivela la sua vera identità: egli è in realtà un agente dell'Interpol che si chiama Walter Lo Russo, infiltrato per smascherare il traffico di auto rubate, e gli comunica che lo deve arrestare. Durante il lungo viaggio, però, Walter si è affezionato a Fortunato, e così decide di offrirgli un'occasione di fuga raccontandogli di un sogno in cui lui si tuffava in mare da una nave.
«La vita è troppo breve per NON essere Italiani»
Giulio Cesare Carminati, un affermato dentista romano, è costretto a recarsi a San Pietroburgo per un convegno medico che lui stesso ha organizzato ma al quale non vorrebbe partecipare a causa della depressione in cui è caduto da quando la moglie l'ha lasciato. Le insistenze del suo collega di studio lo portano a contatto con Vito Calzone, un esuberante siciliano che vive in tale città russa e organizza incontri con escort del posto a favore degli italiani.
Senza molta convinzione Carminati, seguendo le vaghe indicazioni di Calzone, avvicina una donna, ma si tratta di un equivoco, che ne provoca una inviperita reazione.[3] Il giorno dopo si scopre che in realtà lei è Vera, l'interprete italo-russa che gli organizzatori del convegno gli avevano destinato. Nonostante lui si scusi dell'accaduto, Vera durante una cena di gala si vendica, sottoponendo il dentista italiano ad una figuraccia [4], per poi confessargli di averlo messo in ridicolo. Consci entrambi di essersi comportati male, i due alla fine si perdonano ed entrano in reciproca simpatia.
Una sera Carminati viene trascinato da Calzone ad una festa nella fastosa casa del magnate russo Vladimir Kabajenko, nel corso della quale si apparta con una prostituta che si rivela però dedita a pratiche sadomaso. Carminati riesce a sfuggire alle violente attenzioni della donna, ma intanto Kabajenko ha scoperto che la figlia ha un amante, cosa per lui intollerabile. Torturato, Calzone rivela che si tratta di Carminati, quando in realtà l'amante è proprio il siciliano. I due devono sfuggire ai sicari che Kabajenko ha inviato sulle loro tracce. Durante la fuga, Calzone rimane ferito, mentre Carminati riesce a scappare, non prima di aver assistito con orrore all'assassinio di Calzone per mano degli scagnozzi. Carminati si mette in salvo con l'aiuto di Vera, che lo nasconde presso un orfanotrofio, gestito assieme alla sorella, in un piccolo centro fuori città.
Qui Carminati allaccia, nonostante la barriera linguistica, un intenso ed affettuoso rapporto con i bambini orfani. Dopo qualche tempo, viene a sapere dell'arresto di Kabajenko e, realizzando di essere fuori pericolo, decide di lasciare il suo rifugio per tornare in Italia. Però alla fine ci ripensa e rimane lì, dove ha trovato l'affetto dei piccoli e, forse, anche di Vera.
Il film ha realizzato in Italia 12150000 € secondo i dati Cinetel.[5]
È il film italiano di maggior successo dal 1º gennaio al 14 giugno 2009: quasi 2 milioni di spettatori, al 2º posto nella classifica generale dopo Angeli e demoni (USA), pur avendo avuto un cauto lancio pubblicitario.[6]
In generale il film ebbe una buona accoglienza, a parte le osservazioni su un uso eccessivo di product placement. È stato definito come "una commedia che insegue il successo di «Manuale d'amore» e di «Che ne sarà di noi» e racconta, tra risate e lacrime, vizi e virtù patrie".[7] Buone valutazioni anche sugli attori con "Castellitto al vertice del suo talento eclettico, Scamarcio sempre più convincente ed un gran talento della Rappoport. Siamo nel cinema di consumo, se volete, ma di rispettabile qualità".[8] Più articolato il giudizio di Maurizio Cabona: "Per gli odierni mezzi di Cinecittà, Italians di Giovanni Veronesi è un kolossal. Ma che piccola figura fa il suo finanziarsi accatastando sfrontate, insistite pubblicità! Il cinema italiano è così: o lo stile pauperistico, detto «due stanze e cucina», o belle riprese in esterni e all'estero, rese insopportabili dai colori da cartolina e dal vedere più marchi".[8] È stato anche richiamato "il modello dei film ad episodi, concepiti come platea per gli assoli degli attori" secondo una ispirazione che si rifà " un po' a Monicelli ed un po' a Scola".[9][10]