Cardo microcefalo | |
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Stato di conservazione | |
Critico[1] | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superasteridi |
(clade) | Asteridi |
(clade) | Euasteridi |
(clade) | Campanulidi |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Carduoideae |
Tribù | Cardueae |
Sottotribù | Carduinae |
Genere | Lamyropsis |
Specie | L. microcephala |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Asteridae |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Carduoideae |
Tribù | Cardueae |
Genere | Lamyropsis |
Specie | L. microcephala |
Nomenclatura binomiale | |
Lamyropsis microcephala (Moris) Dittrich & Greuter, 1972 | |
Sinonimi | |
Cirsium microcephalum Moris | |
Nomi comuni | |
Cardo a capolini piccoli |
Il cardo microcefalo (Lamyropsis microcephala (Moris) Dittrich & Greuter, 1972) è una specie di pianta angiosperma dicotiledone erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Asteraceae, endemica della Sardegna.[2][3][4]
Lamyropsis microcephala è una pianta erbacea di tipo monocarpico; in particolare la forma biologica è emicriptofita scaposa ("H scap"), ossia in generale sono piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e sono dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Nelle radici sono sempre presenti dei condotti resinosi, meno frequenti nelle parti aeree; mentre solamente nelle parti aeree sono presenti delle cellule latticifere. Il fusto si presenta lignificato alla base, scanalato per tutta la sua lunghezza e densamente grigio-tomentoso. Può raggiungere un'altezza compresa tra i 30 e gli 80 centimetri. La radice è caratterizzata da un rizoma che raggruppa un certo numero di individui diversi, facilitando la diffusione della specie e, allo stesso modo, rendendo difficile la stima del numero totale di individui presenti.[2][5][6][7][8][9][10]
Le foglie sono picciolate (quelle basali) e sessili (quelle cauline); le foglie possono essere decorrenti lungo il fusto e spesso quelle basali formano delle rosette. Lungo il caule sono disposte in modo alterno. Le foglie sono strette e lanceolate, più o meno coriacee, con margini grossolanamete dentati e dotate di robuste spine di colore giallo dorato. La parte inferiore assume una colorazione bianca (è bianco-fioccoso) mentre la parte superiore è glabrescente di colore verde scuro. Dimensione delle foglie: larghezza 1 – 2 cm; lunghezza 5 – 9 cm. Lunghezza delle spine: 1 - 1,8 mm.
Le infiorescenze (composte da capolini e avvolti dalle foglie superiori - i capolini sono lungamente superati dalle foglie) sono scapose o di tipo corimboso. I capolini, discoidi e omogami, sono formati da un involucro a forma campanulata composto da brattee (o squame) disposte su più serie all'interno delle quali un ricettacolo fa da base ai fiori. Le squame dell'involucro, di tipo fogliaceo e glabre, sono disposte in modo embricato e scalato; in genere all'apice sono spinose (quelle più interne possiedono delle appendici rudimentali) con corte appendici membranose. Il ricettacolo, provvisto di pagliette a protezione della base dei fiori, può essere rivestito di pula (come il chicco del grano o del riso), oppure può essere setoloso, raramente è nudo (senza pagliette). Diametro dell'involucro: 1 - 1,5 cm.
I fiori in genere sono tubulosi (del tipo actinomorfi)[11], e sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (ogni verticillo ha 5 elementi). I fiori sono inoltre ermafroditi e fertili. Molto raramente sono presenti dei fiori periferici radiati e sterili.
Il frutto è un achenio con un pappo. Le forme dell'achenio sono oblunghe, solcate e compresse lateralmente, con areole a inserzione diritta o laterale-abassiale; un liscio anello è presente apicalmente. Il pericarpo dell'achenio possiede delle sclerificazioni radiali spesso provviste di protuberanze. Il pappo è inserito su una piastra apicale cilindrica all'interno di una anello di tessuto parenchimatico. Le setole del pappo (ossia peli piumosi) sono disposte su una o più serie e sono decidue come un pezzo unico e si presentano piumose. Lunghezza del pappo: 12 – 13 mm.
Fattori di rischio per l'esistenza della specie sono rappresentati dalla perdita dell'habitat naturale, dovuta l'eccessiva pressione umana per via della presenza di una stazione sciistica nei pressi del sito in cui vegeta la pianta, la ridotta capacità germinativa del seme, il pascolo da parte dei cinghiali, le frane e l'erosione del suolo[1].
È considerata una specie in pericolo critico di estinzione ed è stata inserita dalla IUCN nella lista delle 50 specie botaniche più minacciate della area mediterranea[2].
A livello nazionale non è prevista alcuna azione di tutela mentre un progetto di legge regionale che ne vietava la raccolta (così come di altre specie vegetali a rischio) fu proposto, ma non approvato, da alcuni componenti del consiglio regionale della Sardegna nel 2006[14]. A livello internazionale la specie è inclusa nell'appendice I della Convenzione di Berna[15]. È inoltre considerata una specie prioritaria inserita negli allegati II e IV della direttiva Habitat dell'Unione europea[16].
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[17], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[18] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[19]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[3][8][9]
La tribù Cardueae è suddivisa in 12 sottotribù (la sottotribù Carduinae con 10 generi è una di queste). Il genere di questa voce solo recentemente è stato inserito nel gruppo tassonomico della sottotribù Carduinae. In precedenza provvisoriamente era inserito nel gruppo tassonomico informale "Cynara Group". La posizione filogenetica di questo genere nell'ambito della sottotribù, è abbastanza centrale vicina al genere Galactites. Il genere Lamyropsis elenca 6 specie con una distribuzione asiatica occidentale, una delle quali è presente spontaneamente sul territorio italiano.[4][8][9][20][21]
Il numero cromosomico per L. microcephala è: 2n = 26.[10]