Luigi Caccia Dominioni nasce a Milano il 7 dicembre 1913, nella casa di famiglia in piazza Sant'Ambrogio, casa che egli ricostruisce dopo la distruzione nel bombardamento dell'agosto 1943.[2] Figlio di Ambrogio e cugino di Paolo Caccia Dominioni, appartiene alla storica famiglia nobile milanese originaria di Novara dei Caccia Dominioni.[1]
Compie l'intero ciclo di studi, fino al Liceo classico, presso l'Istituto Leone XIII di Milano, retto dai Gesuiti. Nel 1931 si iscrive alla facoltà di Architettura al Regio Istituto Tecnico Superiore (futuro Politecnico di Milano). Durante gli studi universitari conosce Livio e Pier Giacomo Castiglioni, Cesare Cattaneo, Giannino Bernasconi nonché i futuri BBPR ed ha come insegnanti Luigi Moretti e Piero Portaluppi.[2] Si laurea nel 1936[2] e consegue l'abilitazione professionale a Venezia. Nel 1937, con i fratelli Livio e Pier Giacomo Castiglioni, apre uno studio professionale:[2] insieme a loro partecipa a vari concorsi, ottenendo brillanti risultati.[2] La prima realizzazione nel campo del disegno industriale, insieme a loro, risale al 1938 e riguarda alcuni modelli di apparecchi radio per la Phonola, in seguito perfezionati e presentati nel 1940 alla VII Triennale di Milano; alla Triennale i tre architetti si fanno notare anche per l'allestimento di mostre e la produzione di altri oggetti di design, come le posate Miracoli.[3]
Dominioni presta il servizio militare dal 1939 al 1943. Dal 1945 riprende la sua attività di architetto, dapprima con il collega Castiglioni, poi, dal 1946, con proprio studio professionale, in società con i marchesiPorro e i Brizzi. La sua attività professionale spazia dal design all'architettura e si svolge principalmente a Milano.[2] Nel 1941 sposò Natalia Tosi da cui avrà tre figli: Lavinia, Daria e Antonio.
Nel 1947 con Ignazio Gardella e Corrado Corradi fonda Azucena, per cui crea centinaia di oggetti di design.[2] Riceve più volte il premio Compasso d'oro, tra questi per la sedia "C.d.o." e nel 1984 per la porta Super.[2] La sua ampia produzione architettonica, caratterizzata dalla capacità di dialogare con le preesistenze senza rinunciare all'impiego di nuove forme e tecnologie, inizia con la costruzione della casa di famiglia in piazza Sant'Ambrogio a Milano (1947-49), cui seguono l'istituto B.V.A. in via Calatafimi (1948-54), la Loro-Parisini in via Savona (1951-57), i complessi per uffici e abitazioni di corso Europa e corso Italia (1953-66 e 1953-59), il palazzo di Santa Maria alla Porta (1961), il palazzo delle Cartiere Binda (1966), il collegamento tra la chiesa di San Fedele e la Manhattan Bank in piazza Meda (1969), gli edifici residenziali in via Ippolito Nievo e piazza Carbonari (1955-56 e 1960-61), il complesso a San Felice con Magistretti (1967-75), la Biblioteca Vanoni a Morbegno (1965-66), il Palazzo Oxford in Corso Milano a Monza (1963) e la Chiesa di San Biagio a Monza (1968) e le due torri nel Principato di Monaco (1976-80).[2][4]
Dal 1965 numerose furono le collaborazioni con Francesco Somaini, come a Milano per il rifacimento dell'ex Verziere, ora largo Marinai d'Italia - parco Formentano, dove Caccia invitò lo scultore a studiare insieme a lui il monumento adatto.
Gli anni ottanta proseguono con il complesso di Monticello (iniziato negli anni settanta), quello di Morbegno con la chiesa di San Giuseppe, la sistemazione dei percorsi pedonali sopraelevati della Fiera di Milano.[2]
L'archivio di Caccia Dominioni, conservato privatamente, contiene documentazione relativa all'attività svolta dall'architetto dal 1936 nei settori della progettazione edilizia e architettonica, arredamento, design, urbanistica. La documentazione consta di circa 15.000 disegni su carta da lucido conservati e cinque plastici, materiale inerente a ciascun progetto - elaborati grafici (in eliocopia), documenti di ausilio al progetto (capitolati, preventivi ecc.) - e corrispondenza.[5]
Altri documenti di progetto sono conservati presso l'Archivio Storico Civico del Comune di Milano e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della Lombardia Occidentale (Milano).[5]
^Luigi Caccia Dominioni, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 3 giugno 2018.
^abcArchivio Caccia Dominioni Luigi, su SIUSA - Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. URL consultato il 3 giugno 2018.
^Maurizio Boriani, Corinna Morandi, Augusto Rossari, Milano contemporanea. Itinerari di architettura e di urbanistica, Maggioli Editore, 2007, p. 239. ISBN 978-88387-4147-0.
Elena Brigi, Maria Antonietta Crippa, Il convento di Luigi Caccia Dominioni a Poschiavo, in "Chiesa oggi", n.10, 1994.
Elena Triunveri, Caccia Dominioni e Milano, in "Domus", n.790, 1997, pag. 114.
Fulvio Irace, Paola Marini (a cura di), Luigi Caccia Dominioni. Case e cose da abitare. Stile di Caccia, Venezia, Marsilio, 2002.
Alberto Gavazzi, Marco Ghilotti, Luigi Caccia Dominioni, architettura in Valtellina e nei Grigioni, Milano, Skira, 2010.
Daniel Sherer, The Caccia Effect: Milan's Hidden Master of Architecture and Design, "PIN-UP", n.16, May 2014, pag. 207-216.
Daniel Sherer, B. Kish, Conversation with Luigi Caccia Dominioni. Designing from the Inside Out, "PIN-UP", n.16, May 2014, pag. 256.
Alberto Gavazzi, Marco Ghilotti, Luigi Caccia Dominioni, Itinerari di Architettura Milanese, a cura di Alessandro Sartori e Stefano Suriano, Milano, ed. Solferino 2014
Alberto Gavazzi, Marco Ghilotti, Luigi Caccia Dominioni, spazio sacro e architettura, Bologna, BUP, 2015
Architettura Civile n. 9/10, 2014 Architetture di Luigi Caccia Dominioni, a cura di Edoardo Colonna di Paliano
Caccia Dominioni Luigi, su Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.