Luke Howard (Londra, 28 novembre 1772 – Londra, 21 marzo 1864) è stato un chimico, farmacista e meteorologo inglese.
È considerato il padre della nefologia, la branca della meteorologia che si occupa dello studio delle nuvole. Il sistema di nomenclature da lui ideato per descrivere i diversi tipi di nubi è in uso ancora oggi.[1]
Nacque il 28 novembre a Red Cross Street, Londra. Studiò presso una scuola quacchera di Burford, nell’Oxfordshire, per poi intraprendere la carriera di chimico. Nel 1796 sposò Mariabella Elliot, da cui ebbe due figli, Robert Howard e John Eliot Howard, noto per il suo contributo allo sviluppo del chinino[2]. Mariabella morì nel 1852, Luke nel 1864: furono entrambi sepolti a Witchmore Hill.[3]
Dopo aver avviato un'attività in Fleet Street, cominciò a collaborare con William Allen, filantropo e uomo di scienza; i due si occupavano della produzione di sostanze chimiche a Stratford e gestivano un magazzino a Plough Court. L'attività di Stratford passò in eredità ai figli di Luke[4].
Howard venne riconosciuto come ministro del Tottenham Meeting nel 1815. Partecipò inoltre al Tottenham Vestry e venne eletto amministratore dei beni destinati ai più poveri (Overseer of the Poor) presso la parrocchia di Tottenham nel 1820. In quanto quacchero, Howard diede il suo contributo a più di una causa umanitaria, inclusi l’Anti-Slavery Movement, la Society Against Capital Punishment e la Society Against Cruelty to Animals. Nel 1816 ricevette un anello con diamanti dal Re di Prussia e vasi Meissen dal Re di Sassonia come ringraziamento per i servigi resi al popolo tedesco[5]. Grazie ai suoi studi nell’ambito della meteorologia fu eletto membro della Royal Society[6] nel 1821. Si unì alla Royal Meteorology Society nel 1850.
Le osservazioni giornaliere che Luke e la moglie Mariabella avevano registrato diligentemente per anni vennero raccolte e pubblicate in “The Climate of London” nel 1818 e nel 1833. In un altro suo lavoro del 1847, noto come “Barometrographia”, raccolse dati riguardanti le variazioni nella pressione atmosferica su Tottenham, Londra e Ackworth tra il 1815 e il 1834[7].La sua opera più celebre, “Essay on The Modification of Clouds”, nacque come saggio presentato alla Askesian Society nel 1802 e venne pubblicato nel 1803.[8]
Howard intendeva soddisfare la necessità di trovare una terminologia chiara e trasparente che cogliesse la natura delle nuvole e ne facilitasse la comprensione tramite nomenclature immediate ed efficaci:
«La nomenclatura è tratta dal latino. Le ragioni per cui è stato fatto ricorso a una lingua morta per termini destinati ad essere adottati da studiosi di diverse nazioni sono ovvie: se venisse chiesto perché non sia stato preferito il greco, seguendo l’esempio della chimica, l’autore risponde che sicché nella storia naturale gli oggetti sono definiti dalle loro caratteristiche visibili, è auspicabile che i termini convoglino l’idea degli stessi e rendano una comprensione del senso letterale superflua nel frequente ricorso alle definizioni, mentre in altri casi sarebbe necessaria. Di conseguenza, si preferiscono parole in latino piuttosto che in greco[9]»
Howard proiettava già le sue scoperte nel futuro dell’applicazione pratica e scelse il latino appunto per garantirne la massima diffusione e una comprensione universale (Goethe sottolineò come mantenere invariate le definizioni originali latine evitando di cercare di tradurle avrebbe uniformato il sapere promosso la sua condivisione, facilitando gli scambi tra nazioni[10]). Il linguaggio della meteorologia doveva integrarsi a quello delle altre scienze ed essere in grado di infondere nelle parole la natura dell’oggetto del suo studio.
Howard individuò le tre modificazioni base e costruì poi sulla loro unione la descrizione delle formazioni più complesse. Questa è la classificazione da lui proposta:
L’approccio di Howard allo studio delle nuvole era strettamente cartesiano: riconobbe la loro natura come fisica e soggetta alle stesse leggi che governano qualsiasi altro elemento tangibile. Il saggio si apre infatti con la negazione della concezione delle nuvole come macchie casuali di vapore nel cielo:
«Se le nuvole fossero il mero risultato della condensazione di vapore nelle masse di atmosfera che occupano, se le loro variazioni fossero prodotte dai movimenti della sola atmosfera, allora il loro studio potrebbe in effetti ritenersi un futile inseguimento di ombre, un tentativo di descrivere forme che, essendo in balia del vento, cambierebbero in continuazione e pertanto non sarebbero definibili.[12]»
Howard produsse numerose illustrazioni, principalmente disegni e acquerelli, per il suo saggio. Alcuni tra i suoi studi vennero poi completati dall’intervento di Edward Kenyon: i paesaggi dipinti dall’artista, inseriti successivamente all’ultimazione dei cieli, abbellivano gli acquerelli di Howard come una cornice attribuendo all’insieme un aspetto più pittoresco e affine al gusto romantico dell’epoca. Le immagini non si limitavano a descrivere al lettore l’aspetto usuale di ogni modificazione, ne mostravano anche il processo di formazione e gli stadi intermedi. Ogni tavola illustrata era provvista di didascalia[13]. Erano rappresentati e spiegati gli effetti degli elementi alla base della nascita delle nuvole, tra cui vento e temperatura; venivano anche specificati il periodo dell’anno e il momento della giornata in cui il fenomeno era solito manifestarsi. La raffigurazione delle fasi iniziali e finali del condensarsi del vapore in nuvola era altresì considerata importante e pertanto illustrata.
Goethe accolse con entusiasmo l’opera di Howard, nella quale intravide una spinta vigorosa e ricca di novità con il potere di infondere vita nella nuova arte del paesaggio ed ispirare uno stile pittorico vero e completo. Egli ritenne che il lavoro di Howard fosse impostato secondo le regole di un corretto metodo di indagine atto a penetrare il mistero della natura e a guidare scienza e arte sulla strada di un produttivo sodalizio. Costantemente alla ricerca di un segreto che regolasse l’unità del mondo naturale, Goethe elogiò il metodo di Howard convinto ch’egli avesse finalmente trovato il modo per organizzare con ordine gli ormai non più oscuri principi dei fenomeni naturali: prima distinguere, poi riunire[14].
Egli considerò il contributo di Howard alla scienza e all’arte talmente decisivo al punto da includere nel suo saggio "La forma delle nuvole secondo Howard” una poesia dedicata ai successi del chimico: “In memoria di Howard” (In honour of Mr Howard):
«Lui invece, Howard, ci offre con pura competenza
I più stupendi frutti della nuova scienza.
Quel che fermare, raggiunger non si può
Egli, per primo, l’afferra e lo trattiene;
Determina l’indeterminato, lo delimita,
Lo definisce in modo pertinente! — A te sia la gloria!»
La versione integrale in tedesco del poema fu poi inclusa nell'edizione del 1865 del saggio di Howard con il titolo di "Poem on the Clouds".[16]
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