«La Storia della mia opera è quella della mia Vita La Storia della mia Vita è quella della mia opera.»
(Marcel Jousse)
Il futuro professore è nato in un ambiente di contadini analfabeti. Fu uno studente brillante. A 12 anni iniziava gli studi di latino e greco e poi di ebraico e di aramaico. A quindici anni già scriveva versi in latino e greco ed era il primo della classe. Dopo il baccalaureato intraprende gli studi di matematica avanzata per diventare astronomo. Ma poi lascia le scienze esatte per dedicarsi alle scienze umane.
Viene ordinato prete diocesano nel 1912 e, nel 1913 entra a far parte della Compagnia di Gesù. Allievo di Marcel Mauss, Pierre Janet, Georges Dumas e di Jean-Pierre Rousselot (creatore della fonetica sperimentale), ha affiancato i più grandi pensatori del suo tempo che hanno riconosciuto in lui un ricercatore eccezionalmente dotato.
Per comprendere la sua opera è utile ripercorrere le diverse fasi di avvicinamento che, intrecciate alla sua esperienza biografica, lo hanno portato gradualmente alla sintesi del suo pensiero che ha dato vita alla Antropologia del Gesto e della Memoria.
Una prima esperienza fondamentale è quella dell'infanzia in cui apprende le cantilene dondolanti della madre, dotata di una memoria straordinaria. Quelle esperienze di ritmo bilanciato lo forgieranno per tutta la vita.
Una seconda esperienza fondamentale è quella, intorno ai cinque, sei anni, della partecipazione alle veglie paesane del villaggio natale. Le melodie salmodiate con la straordinaria esattezza della tradizione e la spaventosa quantità di contenuti memorizzati da quei contadini illetterati schiude a Jousse un orizzonte del sapere totalmente nuovo ai suoi occhi e che non ha nulla a che fare col sapere libresco. Quello dell'uomo vivo e concreto che apprende dal contatto reale con le cose.
Un'altra esperienza formativa dell'infanzia è quella dei giochi e della capacità dei bambini di giocare a "tutto", cioè di saper rigiocare, quindi rieseguire mimeticamente con tutto il proprio corpo la realtà circostante, diventando così capaci di assimilarla e farla propria.
I primi studi costituiscono per Jousse un'esperienza di segno opposto alle precedenti. L'alfabetismo si caratterizza per i suoi aspetti di deprivazione sensoriale (silenzio, immobilità) opposti alla sovrastimolazione sensoriale (rumore, movimento) che caratterizzava quelle strategia istintiva di apprendimento che è il gioco. In questo contesto emerge un altro dettaglio: il suggerimento. Questo piccolosoffio che suggerisce la parola iniziale al compagno di scuola che non ricorda un verso o una proposizione, fa scoprire a Jousse che l'unità di misura del linguaggio non è la parola, ma il gesto proposizionale. Una volta suggerito l'inizio si giunge in modo automatico fino alla fine e che unito al balancement (dondolamento) costituisce un procedimento antropologico tipico che Jousse ritroverà in vari ambienti etnici, tra cui quello semitico, come legge mnemotecnica di concatenamento delle frasi.
Ma un'esperienza decisiva fu, per Jousse, la vista della mummia egiziana al museo. Intorno al corpo rinsecchito della sacerdotessa egizia c'erano tanti piccoli disegni immobili come mummificati anch'essi. Quasi che quei caratteri fossero stati vivi allo stesso modo di quella sacerdotessa che un tempo era stata viva, quali giochi di uomini che facevano gesti come quelli dei bambini e che ora erano lì immobili. Questo portò, con l'avanzare degli studi classici, a scoprire il gesto orale-globale sotteso ai caratteri del linguaggio algebrico utilizzato nelle nostre culture di stile scritto e libresco. Scoprendo che il Linguaggio è anzitutto mimaggio. Concetto che sfocerà poi nella distinzione degli stadi dell'espressione in Stile corporeo-manuale, Stile orale, Stile scritto e nella enucleazione delle principali leggi antropologiche del bilateralismo, del mimismo e del formulismo che costituiscono i nuclei essenziali attorno ai quali si sviluppa l'Antropologia del gesto e della memoria.
La sua ricerca è stata elaborata a partire dallo studio degli ambienti a tradizione orale (da lui qualificati ambienti di Stile orale[1]), ricerca che ha condotto a partire tanto dalla propria personale esperienza d'infanzia vissuta nell'ambiente rurale della Sarthe, quanto attraverso lo studio storico e geografico di diversi ambienti di stile orale, quali alcune tribù di indiani d'America, alcune popolazioni africane e malgasce, i popoli semitici (con particolare rilievo per l'ambiente palestinese-galileo dell'epoca di Gesù), le culture antiche egiziane, greche e cinesi.
Ha pubblicato i primi risultati delle sue ricerche in un importante saggio intitolato Le Style oral rythmique et mnémotechnique chez les Verbo-moteurs (Lo Stile orale ritmico e mnemotecnico presso i Verbo-motori)[2]. Questo saggio è particolare già nella sua forma compositiva perché, come illustrato dallo stesso autore, esso segue, nello stesso modo di essere scritto, quell'approccio dell'intussuscepzione mimismologica che descrive nel contenuto. L'autore, infatti, approfondendo lo studio della tematica, ha letto più di 5000 testi di cui ne ha trattenuti 500 di autori anche con posizioni opposte al suo pensiero. Il saggio è composto, essenzialmente, di citazioni di frasi tratte da questi 500 testi: le frasi che meglio esprimevano il suo pensiero[3], che messe tutte insieme formano un contenuto nuovo ed originale, proprio all'autore; secondo un procedimento tipico delle culture di stile orale, appunto.
Privilegiando l'espressione orale, Marcel Jousse non ha pubblicato, in tutto, che una quindicina di saggi scientifici, preferendo dedicarsi all'attività di insegnamento con la quale poteva praticare ciò che andava scoprendo e teorizzando sull'antropologia del gesto[4].
Questa attività di insegnamento la svolse nelle vesti di:
conferenziere presso l'anfiteatro Turgot della Sorbona di Parigi (1931-1957),
professore della cattedra di antropologia linguistica della Scuola d'antropologia di Parigi (1932-1951),
direttore del Laboratorio di ritmo-pedagogia presso maestre infantili (1933-1939) nel quadro dell'Istituto di ritmopedagogia da lui stesso fondato.
Ad oggi le migliaia di corsi dispensati nelle Scuole citate sono stati stenografati e dattiloscritti a cura di Gabrielle Baron, sua collaboratrice. Sono a disposizione dei ricercatori presso la biblioteca del Laboratorio di Antropologia sociale del Collège de France, alla biblioteca dell'Institut catholique de Paris e presso la sede dell'Associazione Marcel Jousse, sono anche disponibili su due CD-Rom che ci si può procurare presso l'associazione Marcel Jousse.
Temi degli anni di insegnamento
Anni
Conferenze alla
Sorbona
Corsi alla Scuola di Antropologia di Parigi
Conferenze alla
Ecole des Hautes Etudes
1 Laboratorio di Ritmo-pedagogia
2 Scuola di Antropo-biologia
31
Il gesto nella psicologia etnica e nella psicologia pedagogica
31-32
La psicologia del gesto e la psicologia stilistica
32-33
La psicologia del gesto e la psicologia della memoria
L'origine del linguaggio e il mimismo umano
33-34
La psicologia del gesto e la psicologia dell'invenzione
L'origine del linguaggio e il gesto orale
Le leggi psico-fisiologiche della memoria nello stile orale palestinese
L'evoluzione pedagogica del bambino
34-35
La psicologia del gesto e la psicologia del genio
L'origine mimografica della scrittura
La psicologia della parabola nello stile orale palestinese
Il montaggio dei gesti intellettuali nel bambino
35-36
La psicologia del gesto e la psicologia dell'insegnamento
Il mimismo e il linguaggio del bambino
I ritmi del vangelo di Giovanni e lo stile orale palestinese
Il rigioco dei gesti intellettuali nel bambino
36-37
La psicologia del gesto e la psicologia del simbolo
Il mimismo e la scrittura del bambino
I ritmi dei catechismi paolini e lo stile orale palestinese
La ritmo-pedagogia palestinese del rabbi Iéshoua di Nazareth
37-38
La psicologia del gesto e la psicologia della scienza
Il mimismo e il gioco del bambino
I ritmi dell'apocalisse giovannea e lo stile orale palestinese
Il mimismo umano e la mimo-pedagogia palestinese
38-39
La psicologia del gesto e la psicologia dell'arte
Il mimismo nel bambino e nel primitivo
I ritmi dell'apocalisse sinottica e lo stile orale palestinese
Il ritmo-catechismo formulare del rabbi Iéshoua di Nazareth
39-40
Il linguaggio nel bambino e nel primitivo
I ritmi dell'apocalisse di Esdra e lo stile orale palestinese
40-41
La metafora nel bambino e nel primitivo
I ritmi delle apocalissi paoline e lo stile orale palestinese
41-42
La psicologia del gesto nel bambino e nel contadino
L'antropologia del gesto e la presa di coscienza
Il ritmo-catechismo ai Corinti e lo stile orale palestinese
42-43
La psicologia dello stile nel bambino e nel contadino
Il confronto nel bambino e nel primitivo
Il ritmo-catechismo sulla montagna e il targum orale aramaico
43-44
La psicologia del ritmo nel bambino e nel Gallico
Il mimodramma nel bambino e nel primitivo
Il ritmo-catechismo sul Pane di Vita e il targum orale aramaico
44-45
La psicologia dell'ironia nel bambino e nel Gallico
Il mimogramma nel bambino e nel primitivo
Il ritmo-catechismo del Verbo e il targum orale aramaico
45-46
L'antropologia del linguaggio e la colonizzazione
46-47
L'antropologia del linguaggio e le civilizzazioni
47-48
L'antropologia del linguaggio e la civilizzazione gallo-galilea
L'antropologia mimismologica
48-49
L'antropologia del linguaggio e la tradizione gallo-galilea
49-50
L'antropologia del linguaggio e i gesti gallo-galilei
50-51
L'antropologia del mimismo e la metodologia gallo-galilea
51
Umanità, Maternità, Natività
52
L'antropologia del mimismo e i gesti materni
53
L'antropologia del mimismo e i rabbi galilei
54
L'antropologia rabbi-contadini galilei
55
L'antropologia mimismologica e le apocalissi galilee
56
L'antropologia mimismologica e i proverbisti-contadini galilei
57
L'antropologia mimismologica e la tradizione di stile orale galileo
Al termine della sua vita, ha iniziato ad elaborare la sintesi del suo pensiero in un'opera intitolata l'Antropologia del gesto[5] che Gabrielle Baron ha pubblicato come opera postuma. Ella ha anche raccolto in due volumi La Manducazione della Parola[6] e Il Parlante, la Parola e il Soffio[7] i vari saggi scientifici pubblicati da vivo. In questa sintesi finale, Marcel Jousse ritorna sulle grandi leggi del gesto e della memoria: Bilateralismo, Mimismo e Formulismo.
Le sue ricerche l'hanno condotto ad interessarsi in modo particolare alla trasmissione orale della Bibbia e più specificamente alla formazione orale dei Vangeli, alla loro trasmissione orale ed alla loro traduzione e messa per iscritto. L'originalità di Marcel Jousse consiste nel non essere rimasto sul piano teorico, riguardo a questi temi, ma di averli resi accessibili a persone di stile scritto, come noi, proponendo la pratica di recitazioni ritmo-pedagogiche del Vangelo.
Molte correnti attuali di trasmissione orale della Bibbia e di esegesi della Parola a partire dallo Stile Orale globale sono tributarie delle sue ricerche:
Ma attraverso la sua antropologia del gesto, Marcel Jousse ha cercato di rinnovare la pedagogia, tanto profana quanto sacra, facendone una mimopedagogia. È quest'approccio che persegue attualmente l'Istituto Europeo di Mimopedagogia, alla scuola di Marcel Jousse [2], diretto da Yves Beaupérin.
Études de psychologie linguistique. Le style oral rythmique et mnémotechnique chez les verbomoteurs. Archives de philosophie, Volume II, Cahier IV, 1925. Paris, Gabriel Beauchesne, Éditeur, 1925, 242 p. Disponibile online
La pensée et le geste. 1 : le geste mimique corporel et manuel. Le manuscrit autographe,1927
Études sur la psychologie du geste. Les rabbis d'Israël. Les récitatifs rythmiques parallèles. I Genre de la maxime, Spes , Paris, 1930
Méthodologie de la psychologie du geste. Revue des cours et conférences, n° 11, 15 mai 1931, p. 201-218
Les Lois psycho-physiologiques du Style oral vivant et leur utilisation philologique. L'Ethnographie, n° 23, 15 avril 1931, p. 1-18
Henri Brémond et la psychologie de la lecture. In memoriam. Revue des cours et conférences, décembre 1933
Du mimisme à la musique chez l'enfant, Geuthner, Paris, 1935. Mémoire
Mimisme humain et psychologie de la lecture, Geuthner, Paris, 1935
Mimisme humain et style manuel, Geuthner, Paris, 1936
Les outils gestuels de la mémoire dans le milieu ethnique palestinien : Le Formulisme araméen des récits évangéliques. L'Ethnographie, n° 30, 15 décembre 1935, p. 1-20
Le mimisme humain et l'anthropologie du langage. Revue anthropologique, Juillet-Septembre 1936, p. 201-215.
Le bilatéralisme humain et l'anthropologie du langage. Revue anthropologique, avril-septembre 1940, p. 2-30
Judahen, Judéen, Judaïste dans le milieu ethnique palestinien. L'Ethnographie, n° 38, 1er janvier-1er juillet 1946, p. 3-20
Père Fils et Paraclet dans le milieu ethnique palestinien. L'Ethnographie, n° 39, année 1941, p. 3-58
Les formules targoumiques du Pater dans le milieu ethnique palestinien. L'Ethnographie, n° 42, année 1944, p. 4-51
La manducation de la leçon dans le milieu ethnique palestinien. Geuthner, Paris, 1950
Rythmo-mélodisme et rythmo-typographisme pour le style oral palestinien. Geuthner, Paris, 1952
Du style oral breton au Style oral évangélique. Gabrielle Desgrées du Loû. (ce mémoire rédigé intégralement de son vivant mais non publié l'a été dans le Cahier Marcel Jousse n° 8, novembre 1996)
(Testi redatti e pubblicati dalla sua collaboratrice Gabrielle Baron)
L'Anthropologie du Geste, Gallimard, 1974 (trad. it. L'antropologia del gesto, Edizione Paoline, Roma, 1979)
La Manducation de la Parole, Gallimard, 1975 (trad. it. La manducazione della parola, Edizione Paoline, Roma, 1980)
Le Parlant, la Parole et le Souffle, Gallimard, 1978, (non tradotto in italiano)
Queste opere sono state ripubblicate nel 2008 in un volume unico sotto il titolo L'Anthropologie du Geste presso l'editrice Gallimard nella collezione Tel.
« Jousse è stato senza dubbio uno degli spiriti che hanno più efficacemente preparato la riconciliazione di Israele e della Chiesa avendo il genio di ascoltare la parola nelle sue fonti e di interpretarla in funzione del suo substrato semitico e nel suo contesto storico ». (André Chouraqui uditore)
Marcel Jousse, « quel grande spirito allo stesso tempo santo e laico le cui idee, il magistero rappresentano una pietra miliare della psicologia del linguaggio in Francia » (André Spire uditore)
^Il termine stile orale è preferito da Marcel Jousse rispetto al più generico tradizione orale perché dire stile significa far riferimento ad una modalità di espressione obbediente a delle precise leggi. Leggi stilistiche la cui individuazione e il cui studio formano l'oggetto della ricerca di Marcel Jousse ma che appartenendo ad ambienti etnici che fanno scarso o alcun uso della scrittura, risultano difficili da accettare nell'ambiente chiuso della nostra cultura di stile scritto, per la quale tutto il resto è primitivo, prelogico e selvaggio. (Cfr. Gabrielle Baron, Marcel Jousse, Introduction à sa vie et à son œuvre, Castermann, Tournai 1965, p. 85-86.)
^Nouvelle Édition, Fondation Marcel Jousse, Paris 1981
^gli unici adattamenti, evidenziati tra parentesi quadre, riguardano gli adattamenti terminologici finalizzati all'unità stilistica del testo risultante, senza però tradire il pensiero dei rispettivi autori.
^Questo prevalere dell'espressione orale sul materiale scritto lasciato dall'autore è il motivo principale della sua scarsa conoscenza attuale, malgrado la vastità e l'importanza dell'eredità intellettuale lasciata.
^L'Anthropologie du geste ed. Gallimard, 1974; trad. it. L'antropologia del gesto, Edizione Paoline, Roma, 1979
^La Manducation de la Parole ed. Gallimard, 1975; trad. it. La manducazione della parola, Edizione Paoline, Roma, 1980
^Le Parlant, la Parole et le Souffle ed. Gallimard, 1978; non trad. in it.
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Rémy Guérinel. Déchiffrer l'énigme Marcel Jousse (1886-1961) au regard de l'éclipse de Pierre Janet (1859-1947). Janetian Studies Vol. 3. 2006.
Rémy Guérinel. Témoignages sur le vif de Marcel Jousse, auditeur et « fidèle disciple » de Pierre Janet. Janetian Studies. Numéro Spécial 02, 2007, 57-64.
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