Santa Maria Maddalena de' Pazzi | |
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Visione di santa Maria Maddalena de' Pazzi, dipinto di Pedro de Moya | |
Religiosa | |
Nascita | Firenze, 2 aprile 1566 |
Morte | Firenze, 25 maggio 1607 |
Venerata da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 8 maggio 1626 da papa Urbano VIII |
Canonizzazione | 22 aprile 1669 da papa Clemente IX |
Ricorrenza | 25 maggio |
Maria Maddalena de' Pazzi, al secolo Caterina Lucrezia (Firenze, 2 aprile 1566 – Firenze, 25 maggio 1607), è stata una religiosa carmelitana, proclamata santa da papa Clemente IX il 22 aprile 1669.
Visse spesso una profonda meditazione della Sacra scrittura riflettendo particolarmente sulla Trinità. Le sue consorelle annotarono le sue parole, i suoi gesti e molte lettere (solo alcune furono inviate ai destinatari), finalizzate alla riforma della Chiesa in relazione con l'opera di rinnovamento promossa dal Savonarola. La sua spiritualità influenzò profondamente la società fiorentina del Seicento ma il suo magistero spirituale segnò l'arte e la storia della mistica fino a marcare alcune figure come la Serva di Dio Leonora Ramirez de Montalvo e Diomira Allegri di Firenze o la venerabile Rosa Maria Serio di Fasano.
Nata in una delle famiglie più in vista della nobiltà fiorentina, da Maria Buondelmonti e da Camillo di Geri de' Pazzi, Maddalena era la secondogenita, battezzata come Caterina Lucrezia, anche se era comunemente chiamata con il secondo nome in onore della nonna paterna. Aveva tre fratelli: Geri, Alamanno e Braccio.
Nella sua infanzia respirò l'atmosfera raffinata di una casa patrizia, come lei stessa ebbe a ricordare: «Amo per natura la grandezza, e non le cose brutte, ma ricche e belle» (PRO I, 68-69).
Di carattere schivo e timido, fu seguita da due gesuiti, Rossi e Blanca, come confessori e direttori. Essi la introdussero al Cristianesimo e la educarono alla preghiera. Più tardi, sarebbe stata seguita al Carmelo dal celebra padre gesuita Virgilio Cepari, più tardi redattore di una sua biografia e della biografia di S. Luigi Gonzaga SJ. In due periodi (dal 25 febbraio 1574 al 1578 e dal 16 marzo 1580 al maggio/agosto 1581) fu educanda in San Giovannino dalle Dame di Malta.
A partire dal maggio 1581, mentre il padre era governatore a Cortona, esiste la possibilità che sia vissuta per qualche tempo nel monastero cortonese delle Poverelle del Terzo Ordine di San Francesco.
Tale esperienza potrebbe aver influenzato i tratti francescani della sua vita, il suo amore per la povertà e il perché, più tardi, avrebbe chiamato Francesco "serafico padre" (PRO II, 222) e Chiara "sua avvocata" (PRO I, 198).
«O Amore dammi tanta voce che chiamando te Amore, io sia sentita dall'Oriente insino al Occidente,
e da tutte le parti del mondo, etiam nell'Inferno, accioché da tutti tu sia conosciuto e amato, amore; [...] Amore, amore tu solo penetri e trapassi...
se' cielo e terra, Fuoco et Aria, Sangue e Acqua.»
A soli sedici anni scelse di diventare monaca carmelitana, entrando nel monastero di Santa Maria degli Angeli (a cui fu aggiunto posteriormente Santa Maria Maddalena de' Pazzi) in Oltrarno (27 novembre 1582), prendendo nome Maria Maddalena.
Il Carmelo di Santa Maria degli Angeli fu il primo ad accogliere ufficialmente le donne alla professione nell'Ordine del Carmelo, grazie alla Bolla Cum nulla del 7 ottobre 1452, a firma di Niccolò V, durante il generalato del Soreth.
Oggi solo il sito ambientale, occupato dal locale seminario, è ancora in San Frediano in Cestello[1], mentre il suo Carmelo (Santa Maria degli Angeli e Santa Maria Maddalena dei Pazzi) si trova in zona Careggi.
Questo monastero, sotto la guida di don Leone Bartolini e madre Arcangela Del Garbo, iniziò a collocarsi nell'ambito dei circoli savonaroliani, fatto testimoniato anche dalla presenza, sotto l'altar maggiore, della sepoltura del corpo di Maria Bartolomea Bagnesi, era dedito all'impegno evangelico e di serietà esistenziale.
I primi cinque anni di vita monastica di Maddalena sono quelli maggiormente documentati, grazie all'impegno delle sue consorelle nel conservare e redigere i suoi diari, lettere, appunti e discorsi, sebbene alla realtà storica si sia col tempo sovrapposto, consapevolmente o meno, un velo di drammatizzazione.
I processi attestano ampiamente simili opzioni: «Come Sr. Maria Maddalena haveva proferito un periodo, quella monaca che l'haveva tenuto a mente lo dettava a una di quelle che scrivevono et mentre quella scriveva un'altra teneva a mente quello che seguitava di dire et lo dettata et ricordava a un'altra di quelle che scrivevono; et così seguitavono…e ciascuna faceva il numero al periodo che haveva scritto, cioè: la prima il numero uno, la seconda il numero dua, la terza il numero tre et poi ripigliava la prima il numero quattro et così seguitavono di un in uno per ordine.» (Processus).
Il loro lavoro è la fonte principale della conoscenza di Maddalena e ciò spiega il loro particolarissimo genere letterario che conserva il vigore e i limiti dell'oralità.
Più tardi, alla scuola di santa Caterina da Siena e del Savonarola, Maddalena si convinse di dover partecipare alla "rinnovazione della Chiesa" dettando delle lettere, più che nel tracciato disciplinare del Concilio di Trento, sulla falsariga di un profondo ritorno al Vangelo, esortando e ammonendo tutte le vocazioni ecclesiali ed ecclesiastiche ad una maggiore autenticità di vita.
Dettò alcune lettere per papa Sisto V e ai cardinali della curia romana. Tre lettere furono indirizzate all'arcivescovo di Firenze Alessandro de' Medici, a cui pare abbia predetto il brevissimo pontificato (di ventuno giorni).
Già vicaria per l'accoglienza delle giovani che venivano in foresteria (1586-1589), fu coinvolta, a vario titolo, nella formazione delle giovani dal 1589 al 1607 e sottopriora dal 1604 al 1605.
Ammalatasi, passò gli ultimi tre anni della sua vita in precarie condizioni sia fisiche che mentali, morendo il 25 maggio 1607 a quarantun'anni.
Ancora in vita veniva considerata una santa vivente per la comunità religiosa e laica fiorentina.
Nel 1611 iniziarono i processi per la beatificazione. L'8 maggio 1626 fu proclamata beata da Urbano VIII e il 28 aprile 1669 fu canonizzata da Clemente IX. La sua memoria liturgica ricorre il 25 maggio.
Le sue spoglie vennero trasferite in Borgo Pinti, in quella che sarà dedicata a lei come chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi, a seguito del trasferimento di tutto il monastero. Nel 1888, a seguito di un nuovo trasloco, vennero spostate nel monastero di santa Maria Maddalena dei Pazzi a Careggi, dove tuttora si trovano sotto la cura di consorelle carmelitane. Molte monache di questo monastero furono conosciute per la loro vita e le loro opere, a partire dalla venerabile madre Minima di San Filippo (Camilla Strozzi 1617-1672); Camilla (1598-1666) e Clarice (1609-1665) Barberini.
Nel Carmelo fiorentino circolavano da tempo testimonianze e fonti manoscritte su donne celebri e stimate come Caterina de' Ricci da Prato, terziaria regolare domenicana e Bartolomea Bagnesi, laica consacrata nell'Ordine dei Domenicani, ma non terziaria (il cui confessore era dal 1563, lo stesso governatore del monastero), riguardanti esperienze mistiche da queste vissute. L'idea che un intenso percorso spirituale culminasse con qualche tipo di manifestazione esteriore non era estranea alla cultura religiosa del tempo, il che la rendeva temuta, ma attesa come sigillo di un intervento divino. Solo rari autori, come Giovanni della Croce, avrebbero chiaramente scritto e predicato che le "estasi" non sono affatto essenziali per una seria avventura spirituale.
«Nel contesto cinquecentesco, visioni e rivelazioni erano parte integrante della vita religiosa. Un contesto in cui il visionario è presenza ordinaria nella società, le sue funzioni, in un certo qual modo, vengono a sovrapporsi, anche se non a confondersi, con quella mediazione istituzionale offerta dal clero» (A. Gentili – M. Regazzoni, La spiritualità della riforma cattolica, 1993).
Tuttavia, bisogna tenere conto che, già dai tempi del Concilio di Trento, alle donne era negata la possibilità di affrontare dibattiti in materia in pubblico, così come era loro negato lo studio teologico. La pretesa di ricevere visioni per grazia divina poteva quindi essere un modo per sfuggire al vincolo sociale, sebbene ottenere l'attestazione della veridicità della manifestazione divina dalla Curia fosse estremamente difficile.
Secondo il giudizio delle consorelle di Maddalena, fattori temperamentali come la timidezza e la giovane età, avrebbero frenato la libera espressione della giovanissima carmelitana se, da un punto di vista credente, non ci fossero state le "estasi" (PRO II, 548).
Singole frasi delle sue meditazioni, estrapolate dal contesto di origine, sono diventate oggetto di un lavoro di teatro musicale del compositore italiano Salvatore Sciarrino dal titolo Infinito Nero (1998) per mezzosoprano e ensemble. Una delle visioni della santa fiorentina è alla base del Sanguis Christi, composizione ideata da Gian Lorenzo Bernini.
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