Maurizio Rava | |
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Governatore della Somalia italiana | |
Durata mandato | 1º giugno 1931 – 6 marzo 1935 |
Predecessore | Guido Corni |
Successore | Rodolfo Graziani |
Dati generali | |
Partito politico | Associazione Nazionalista Italiana e Partito Nazionale Fascista |
Maurizio Rava (Milano, 31 gennaio 1878 – Roma, 22 gennaio 1941) è stato un militare e pittore italiano, governatore della Somalia italiana dal 1931 al 1935.[1]
Di origini ebraiche[2], a Roma iniziò prima degli studi giuridici, per poi diplomarsi all'accademia di belle arti. Iniziò alcune esposizioni negli ultimi anni dell'Ottocento e si specializzò anche nell'arte della fotografia. Nei primi anni del Novecento, dopo aver effettuato numerosi viaggi in Africa ed in Asia, iniziò anche ad appassionarsi al tema del colonialismo.[3]
Aderì negli anni '10 all'Associazione Nazionalista Italiana e si avvicinò a Luigi Federzoni. Nella grande guerra fu ferito e decorato varie volte, arrivando al grado di maggiore (in seguito anche colonnello della riserva) e contribuendo dal 1917 in maniera determinante anche alla sezione propagandistica del Regio Esercito.
Dopo la guerra nel 1919 fu tra i fondatori della sezione di Roma dei Fasci di combattimento e poco alla volta ottenne diversi incarichi nel Partito Nazionale Fascista, principalmente riguardanti gli affari coloniali: fu segretario generale e poi vicegovernatore per la Tripolitania dal 1927 al 1931, per poi arrivare ad essere governatore della Somalia italiana dal 1931 al 1935, prima che questa venisse fusa nell'Africa Orientale Italiana l'anno dopo. Durante questo periodo promosse un importante sviluppo dei territori da lui amministrati, anche con la collaborazione di suo figlio Carlo Enrico Rava (nato nel 1903 dalla moglie Enrica Canevari), ma senza riuscire a risolvere alcuni problemi cronici di quelle terre, tra cui la schiavitù.
Pubblicando nella seconda metà degli anni '30 varie opere e ricevendo vari encomi e diverse onorificenze italiane ed estere, fu uno dei soli cinque ebrei italiani salvati dagli effetti delle leggi razziali del 1938, venendo anzi promosso a generale di brigata nel marzo 1939 ed arruolandosi nella seconda guerra mondiale.
Morì a Roma all'inizio del 1941 in seguito alle ferite riportate in una delle battaglie dell'operazione Compass britannica.[4]
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