Il Mondo movie è un sottogenere cinematografico che deriva dal film documentario e dall'exploitation[1]. Benché di fatto esistente già in precedenza[2], la sua nascita formale viene fatta risalire ad alcune produzioni italiane realizzate tra gli anni cinquanta e sessanta[3]. A discapito di pretese scientifiche, giornalistiche o storiche, il mondo movie intende colpire lo spettatore con immagini e temi scioccanti e controversi, con insistenza e morbosità, pur mantenendo, almeno in apparenza, la forma del documentario[4]. Il genere è conosciuto anche come shockumentary[5] (termine talvolta considerato erroneamente sinonimo di mockumentary).
Alcuni critici sostengono invece che la pellicola che ha dato vita al genere sia, per il suo grande successo di pubblico, il film del 1958Europa di notte di Alessandro Blasetti[3], che condivide con il film di Cavara, Jacopetti e Prosperi la struttura ad episodi e alcune sequenze sexy girate in locali europei di spogliarello (tra cui un episodio con la famosa transessualeCoccinelle), ma non indugia su immagini violente.
È inoltre possibile trovare gli elementi salienti del genere in numerosi pseudo-documentari exploitation degli anni '30, '40 e '50. Le radici mondo si rintracciano addirittura nel film La stregoneria attraverso i secoli (1922, regia di Benjamin Christensen), una vera e propria pseudo-inchiesta sulla stregoneria che mette in scena episodiche ricostruzioni sull'argomento, intrecciate senza soluzione di continuità a una trama di finzione[8].
Il filone ebbe grande successo internazionale[10] e fu emulato anche all'estero. Nel 1967 il regista statunitense Russ Meyer utilizzò il sostantivo "mondo" nel titolo del suo documentario eroticoMondo Topless.
Sul finire degli anni '70Antonio Climati gira il controverso Ultime grida dalla savana, incentrato sul tema della caccia in cui mostra un turista sbranato dai leoni in uno zoo safari, oltre al massacro degli indios in Amazzonia, in cui un mercenario taglia i testicoli ad un indigeno e glieli infila in bocca[11]. Molte delle scene più crude di questo e altri mondo movie cominciano a generare negli spettatori il sospetto, spesso fondato, che si tratti di messe in scena spacciate per episodi ripresi dal vivo[12].
A 16 anni dall'uscita di Mondo cane, arriva Le facce della morte di Conan Le Cilaire (pseudonimo di John Alan Schwartz)[13], anche qui una sequela di esecuzioni, morti e violenze, in parte simulate per stessa ammissione dei cineasti[14]. Anche Le facce della morte ha generato una lunga serie di sequel ed epigoni.
In questo periodo, il genere si intreccia sempre più strettamente col nascente mito dello snuff movie, ovvero presunte riprese di torture e omicidi reali, perpetrati al fine esclusivo della realizzazione di un film. Snuff (di Michael Findlay, Roberta Findlay e Horacio Fredriksson) è il film che utilizzò per primo il termine in questa accezione. L'estetica mondo s'introduce di prepotenza anche nel lungometraggio di fiction, in particolare attraverso il cannibal movie seminale Cannibal Holocaust, che fa un uso originale del found footage, contaminandolo con l'exploitation, e ponendo le basi per un vero e proprio sottogenere a sé stante che si sarebbe pienamente sviluppato solo molti anni dopo.
La produzione del genere comincia a ridursi a partire dai primi anni ottanta. Fra i tardi epigoni troviamo Mondo cane oggi - L'orrore continua (1985) di Stelvio Massi e Mondo cane 2000 - L'incredibile(1988). Nel 1985 esce in Giappone Guinea Pig[15], un finto snuff movie che mostra il rapimento e le torture inflitte ad una donna. In perfetta tradizione mondo, il film genera lunghe polemiche sulla sua autenticità, nonché diversi sequel (curiosamente lontani dal genere a cui si riferisce il capostipite).
Negli anni novanta il genere viene declinato quasi esclusivamente come death filmdirect-to-video, in sostanza montaggi di spezzoni di repertorio della più eterogenea provenienza (dal film amatoriale alle riprese giornalistiche) di incidenti, violenze e autopsie (i sequel de Le facce della morte e serie come Death Scenes, Traces of death, Faces of Gore, Executions, Banned from Television). Spesso queste opere si cannibalizzano a vicenda, dando vita a una sterminata produzione in cui è difficile distinguere un prodotto dall'altro. Il produttore tedesco Uwe Schier, detentore dei diritti de Le facce della morte, acquista anche quelli di Mondo cane[12] e mette in commercio ulteriori sequel del film di Jacopetti, Prosperi e Cavara, che consistono principalmente di montaggi di materiale già utilizzato[12].
Con episodi sporadici che spesso sono poco più di fan film (come i documentari realizzati dal Dizionario del turismo cinematografico), il genere sopravvive anche negli anni duemila.
Le ragioni del successo di questo genere si possono trovare da una parte nel mito degli snuff movie e dall'altra nel morboso voyeurismo dello spettatore che veniva attratto al cinema da flani in cui si recitava un elenco dettagliato delle crudeltà che venivano proiettate sulla pellicola[16].
^ Paolo Cavara, Tonino Guerra e Alberto Moravia, L'occhio selvaggio, Bompiani, 8 ottobre 2014T00:00:00+02:00, ISBN9788858769096. URL consultato il 3 giugno 2015.