Montepulciano d'Abruzzo | |
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Dettagli | |
Stato | Italia |
Resa (uva/ettaro) | 140 q |
Resa massima dell'uva | 70,0% |
Titolo alcolometrico naturale dell'uva | 11,0% |
Titolo alcolometrico minimo del vino | 11,5% |
Estratto secco netto minimo | 18,0‰ |
Riconoscimento | |
Tipo | DOC |
Istituito con decreto del | 24/05/1968 |
Gazzetta Ufficiale del | 15/07/1968, n 178 |
Vitigni con cui è consentito produrlo | |
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Il Montepulciano d'Abruzzo è un vino a DOC la cui produzione è consentita nelle quattro province abruzzesi (Chieti, L'Aquila, Pescara e Teramo). Non è da confondere con il Vino Nobile di Montepulciano prodotto in Toscana e proveniente da un altro vitigno autoctono. Nel 2007 il Montepulciano d'Abruzzo è risultato essere il primo vino italiano (della categoria DOC) per produzione[1]. Può essere commercializzato anche nella tipologia riserva.
L'uva Montepulciano è presente in Abruzzo da tempo immemore, ma solamente dal XVII secolo si è iniziato a chiamarla con il nome attuale.
L'origine del vitigno sembra essere comune alle altre tipologie a bacca nera del Meridione, tutte chiaramente derivanti dalla Grecia.
Da più di due secoli va avanti la disputa sulla paternità del nome "montepulciano", conteso tra gli abruzzesi e i viticoltori di Montepulciano (SI). La confusione fu dovuta alla similitudine di alcune caratteristiche ampelografiche e alla capacità di produrre vini simili, anche se il montepulciano primutico (primaticcio o anche precoce) risultò essere il prugnolo gentile, clone del sangiovese grosso, mentre invece l'uva degli Abruzzi era tardiva rispetto a quella toscana e dava vini decisamente più strutturati, longevi e carichi di profumi e colore. La confusione venne a crearsi nella Baronia di Carapelle, tenuta de' Medici in Abruzzo, areale nel quale vennero importate le prime tecniche viticole ed enologiche evolute dalla Toscana in Abruzzo. Il punto di partenza del Montepulciano attualmente coltivato in Abruzzo, dopo l'avvento della fillossera (Daktulosphaira vitifoliae), fu la zona di Tollo verso l'Adriatico.
Da diversi archivi risulta anche che alcuni cloni, scampati alla devastazione della fine dell'Ottocento, vennero reperiti nella Marsica, nei cui suoli la fillossera non riesce a diffondersi, situati probabilmente a Gioia dei Marsi, Aielli o San Pelino-Paterno.
Attualmente le nuove tecniche viticole ed enologiche consentono di coltivare il Montepulciano ovunque, ma l'areale ottimale, nel quale sembra acclimatarsi in maniera ideale, è la Valle Peligna, tanto che ne cantò anche il poeta latino Ovidio: "terra ferax Cereris multoque feracior uvis", "terra fertile cara a Cerere (dea del grano) e molto più fertile per l'uva".
Dalla vendemmia 2003, alla sottozona "Colline Teramane" è stata concessa la DOCG. Con opportune modifiche al disciplinare di produzione nel 2005, ad altre aree è stata concessa anche la menzione "Riserva"; alcune IGT sono passate a sottozone DOC e probabilmente, a breve, verranno richieste altre DOCG per determinate sottozone.
Il Montepulciano giovane supporta grigliate di carne suina e ovina. I vini più vecchi sono comunque preferibili con carni rosse, pezzature nobili di bovino o ovino. Ottimo il confronto con formaggi pecorini, di stagionatura crescente di pari passo con l'invecchiamento del vino. Accompagna bene primi piatti asciutti con sughi a base di carne, arrosti e umidi di carni bianche e rosse, cacciagione e formaggi stagionati.[3]
La zona di produzione comprende i terreni collinari la cui altitudine non sia superiore ai 500 metri sul livello del mare (eccezionalmente 600 metri s.l.m. per i terreni rivolti a sud) posti nelle province di Chieti, L'Aquila, Pescara e Teramo. L'areale comprende dunque l'intera fascia adriatica, la Val Pescara la valle Peligna, la valle del Tirino, la bassa valle dell'Aterno, la valle Subequana e la valle Roveto.[4]
La denominazione comprende le sottozone:[4]
La precedente sottozona Colline Teramane ha ricevuto, nel 2011, la denominazione DOCG.
Stagione, volume in ettolitri
A garantire il rispetto dei Disciplinari di produzione del Montepulciano d'Abruzzo rosso DOC è il Consorzio di tutela dei vini d'Abruzzo. In virtù dello statuto[11] approvato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali in data 4 giugno 2012, il Consorzio svolge attività di vigilanza, tutela, promozione e salvaguardia delle denominazioni DOC "Abruzzo", "Montepulciano d'Abruzzo", "Cerasuolo d'Abruzzo", "Trebbiano d'Abruzzo", "Villamagna".