Nero Wolfe | |
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Tino Buazzelli nei panni di Nero Wolfe nell'omonimo sceneggiato RAI | |
Universo | Nero Wolfe |
Nome orig. | Nero Wolfe |
Lingua orig. | Americano |
Autore | Rex Stout |
Editore | Viking Press |
1ª app. | 24 ottobre 1934 |
1ª app. in | La traccia del serpente |
Editore it. | Arnoldo Mondadori Editore |
Caratteristiche immaginarie | |
Sesso | Maschio |
Luogo di nascita | impreciso (Trenton (New Jersey) o Montenegro) |
Data di nascita | Sconosciuta |
Professione | Investigatore |
Nero Wolfe (/ˈnɪəɹoʊ ˈwʊlf/) è un personaggio di fantasia ideato dallo scrittore statunitense Rex Stout; ha fatto il suo esordio letterario nel 1934.[1][2][3][4] Nella finzione letteraria, il personaggio dell'assistente di Wolfe, Archie Goodwin, racconta i casi dell'investigatore in trentatré romanzi e trentanove romanzi brevi ambientati in un arco di tempo che va dagli anni trenta agli anni settanta, la maggior parte dei quali ambientata a New York.
Il corpus letterario di Nero Wolfe è stato nominato come Miglior Serie del Mistero del Secolo al convegno Boucheron 2000;[5] Rex Stout è stato nominato come Migliore Scrittore del Mistero del Secolo.[6]
Personaggio iconico entrato nell'immaginario collettivo al pari di altri personaggi del genere come il commissario Maigret e Sherlock Holmes, ha avuto numerosi adattamenti radiofonici, televisivi e cinematografici.[1][7][8][9][10][11]
Nel 1979 in onore della scomparsa del suo autore Rex Stout, l'associazione The Wolfe Pack ha istituito il Premio Nero Wolfe (detto anche Nero Award) per il romanzo poliziesco dell'anno.
Nella finzione Nero Wolfe nasce nel 1893, il 17 aprile, ed è di origine montenegrina.[2] Nel romanzo Nero Wolfe e sua figlia il luogo di nascita è indicato come Trenton, in seguito alle pressioni degli editori, come riferito dal biografo di Stout, John McAleer:
"Rex mi disse che già nel 1939 Wolfe era irritato dall'insaziabile curiosità dell'FBI sugli affari privati dei cittadini rispettosi della legge. Di conseguenza, Wolfe non si sentì obbligato a dire la verità su se stesso quando venne interrogato da Stahl. C'era, però, un'altra ragione per le affermazioni contraddittorie di Wolfe circa il suo luogo di origine. Rex mi spiegò: "Editori e curatori sono i responsabili della discrepanza. [...] nella bozza originale di Over My Dead Body Nero era montenegrino di nascita, il che quadrava con tutti i precedenti accenni al suo background; ma violente proteste da parte della American Magazine, sostenuti dalla Farrar & Rinehart, spostarono il suo luogo di nascita di cinquemila miglia. [...] Mi ero stancato di tutto il clamore, e poi sembrava improbabile che a qualcuno sarebbe importato un accidenti, o, quanto a questo, che qualcuno lo avrebbe persino notato."[12]
In seguito Stout decise di confermare la sua nascita montenegrina a tutti gli effetti e in Nero Wolfe fa la spia vediamo Wolfe tornare al suo villaggio natale nel Montenegro.
L'io narrante dei romanzi di Nero Wolfe è il suo assistente e tuttofare Archie Goodwin, ormai abituato al suo eccentrico datore di lavoro che definisce "mio signore e donno[13]".
«Wolfe alzò il testone. Mi soffermo su questo, poiché ha una testa così grossa che l'atto di sollevarla dà l'impressione di una fatica non indifferente. In realtà dev'essere ancora più grossa di quel che sembra; infatti il resto della sua persona è così enorme che qualunque testa, che non fosse la sua, scomparirebbe letteralmente su quel corpo.[14]»
Goodwin non esplicita mai con precisione il peso di Wolfe: spesso usa l'espressione "un settimo di tonnellata"[15], ma in altre occasioni la frazione sarebbe "un ottavo di tonnellata"[16] (nel romanzo breve "Nero Wolfe è in pericolo" pubblica un annuncio per trovare una controfigura e fra i requisiti indica appunto un peso di 120–125 kg). Nel romanzo Nelle migliori famiglie, pur perdendo oltre 50 kg, è ancora decisamente in sovrappeso. Nonostante la mole e la pigrizia, all'occorrenza sa essere molto agile e persino aggraziato nei movimenti, come Goodwin nota sempre con partecipe stupore. Nelle trasposizioni televisive Wolfe è più spesso rappresentato come di corporatura robusta, piuttosto che veramente obesa. Raffinato buongustaio, assai pignolo, considera il lavoro alla stregua di un indispensabile fastidio che gli consente di tenere un alto tenore di vita; è moderatamente iroso, non parla di lavoro a tavola e, pur avendo una vasta clientela femminile, è fortemente misogino; coltiva rare orchidee nel giardino pensile della sua casa, un elegante palazzo in arenaria rosso-bruna (brownstone) situato al numero 918 della 35ª strada ovest di New York. Conduce orari di lavoro rigidissimi (non dedica infatti a tale attività un minuto in più del previsto, cosa che sottrarrebbe tempo alle altre attività, la coltivazione delle orchidee e il mangiare).
È specializzato nella risoluzione di intricati casi di omicidio che scioglie stando comodamente seduto a rimuginare sull'ampia poltrona del suo studio o beatamente affaccendato a curare le proprie piantine. Infatti l'investigatore non lascia quasi mai la propria abitazione (se non in pochissimi casi e mai per lavoro), abituato com'è a spostarsi fra tre vani ben distinti: la cucina, lo studio, ed esclusivamente tra le 9 e le 11 e tra le 16 e le 18, la serra privata (all'ultimo piano dell'abitazione). La disposizione dei vani, così come quella di arredi e suppellettili, è meticolosamente descritta da Stout, e, insieme alle inviolabili e immutabili abitudini, orari e regole di casa Wolfe, costituisce nel suo insieme una caratteristica fondamentale e comune di tutti i romanzi di Nero Wolfe.
È quindi Archie Goodwin a recarsi sui luoghi del delitto, a interrogare testimoni o parenti della vittima (salvo i casi in cui questi siano disponibili a recarsi alla casa di Nero Wolfe per essere sentiti da lui direttamente), tenere sotto controllo e pedinare sospetti, e molto altro svolgendo quindi le funzioni di "gambe" e "occhi" del suo principale.
Di tanto in tanto Stout ha prodotto romanzi ambientati al di fuori della famosa casa di arenaria (Alta cucina, La guardia al toro... ), ma in essi è sempre ben specificato come Wolfe si sia mosso dal suo domicilio per una causa ben diversa (un congresso di chef, un'esposizione floreale... ) e poi rimanga coinvolto in un'inchiesta.
Dopo la morte di Stout (1975), il personaggio di Wolfe è stato ripreso da Robert Goldsborough.
Vivono nella casa di Nero Wolfe:
investigatori e collaboratori occasionali:
I personaggi e le vicende di Sherlock Holmes e Nero Wolfe presentano alcuni evidenti analogie, dalla scorbutica genialità del protagonista, al fatto che entrambi abbiano il proprio assistente come narratore delle rispettive vicende, o la constatazione che i nomi di entrambi condividano lo stesso ordine di vocali e numero di sillabe e trattino spesso con una certa condiscendenza i propri collaboratori (circostanza che si attenua nel corso degli anni tra Wolfe e Goodwin).
Partendo da queste osservazioni, nel suo saggio "Nero Wolfe della trentacinquesima Strada", William S. Baring-Gould arriva ad avanzare la teoria che Wolfe sia figlio di Sherlock Holmes e Irene Adler, la scaltra e spregiudicata avventuriera che riesce a beffare l'investigatore di Baker Street nel racconto Uno scandalo in Boemia. Viene anche fatto notare che Wolfe, sia fisicamente che caratterialmente, somigli molto a Mycroft, il fratello di Sherlock Holmes cui questi attribuisce capacità investigative superiori alle proprie. L'ipotesi di un figlio "segreto" di Holmes e della Adler appariva anche nel film per la televisione "Sherlock Holmes a New York" (con Roger Moore e Patrick Macnee) dove però questi non veniva chiaramente indicato come Wolfe. Philip J. Farmer rese tale parentela parte del suo "universo-pastiche" di Wold Newton, mentre lo scrittore John Lescroart scrisse due romanzi il cui protagonista Auguste Lupa veniva presentato come una sorta di "Giovane Nero Wolfe". Nello stesso volume, Baring-Gould si spinge a sostenere che Goodwin potrebbe essere il figlio di Wolfe, circostanza che risulta poco compatibile con gli elementi biografici forniti da Stout (comunque pochi e spesso inconsistenti), oppure di Marko Vukcic che anziché essere solo un amico di infanzia di Wolfe potrebbe esserne addirittura un fratello gemello.
Nel romanzo Sei per uno Stout scrive che un ritratto di Sherlock Holmes è appeso nello studio di Wolfe.
Ronald Malcolm, protagonista di I sei giorni del Condor, viene assunto dalla CIA in virtù del suo interesse per le avventure di Nero Wolfe, tra cui Nero Wolfe fa la spia[17].
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