In astronomia, un oggetto transnettuniano risonante è un oggetto transnettuniano (TNO) in risonanza orbitale con Nettuno. I periodi orbitali degli oggetti risonanti sono esprimibili in frazioni di numeri interi piccoli rispetto a quello di Nettuno (ad esempio 1:2, 2:3). Gli oggetti transnettuniani risonanti possono far parte sia della principale fascia di Kuiper, sia del più distante disco diffuso.
Il diagramma a lato illustra la distribuzione degli oggetti transnettuniani ad oggi noti (fino a 70 UA), in confronto con le orbite dei pianeti e dei Centauri. Gli oggetti risonanti sono rappresentati in rosso, mentre le orbite risonanti sono indicate con una barra verticale: 1:1 corrisponde all'orbita di Nettuno e a quella dei suoi asteroidi troiani, 2:3 all'orbita di Plutone e dei plutini, 1:2, 2:5, ecc. ad altre famiglie di oggetti.
Le designazioni 2:3 o 3:2 sono equivalenti, poiché gli oggetti transnettuniani hanno sempre periodo di rivoluzione maggiore di quello di Nettuno. Ad esempio, Plutone è in risonanza 2:3 poiché esso completa 2 orbite per ogni 3 orbite di Nettuno.
Accurati studi analitici e numerici[1][2] di questi oggetti hanno dimostrato che essi sono abbastanza "vicini", cioè devono avere un intervallo di energia relativamente stretto per avere orbite stabili; se il semiasse maggiore della loro orbita è fuori da tale range, il loro moto diviene caotico.
Quando i TNO furono scoperti, una buona parte di essi (più del 10%) era in risonanza 2:3, lontani quindi da una semplice casualità nella distribuzione. Al giorno d'oggi si crede che questi corpi celesti siano stati "raccolti" da distanze più elevate a causa delle risonanze create dalla migrazione di Nettuno, all'origine del Sistema Solare[3]. Già prima che venisse scoperto il primo TNO, infatti, si pensava che le interazioni fra i pianeti giganti e il disco di accrescimento nel giovane Sole, a causa del trasferimento del momento angolare, avessero fatto sì che Giove migrasse verso l'interno del sistema, mentre Saturno, Urano e Nettuno verso l'esterno. Nel (relativamente) breve lasso di tempo di questa migrazione planetaria, Nettuno ha intrappolato nelle orbite risonanti degli oggetti che inizialmente avevano le orbite più disparate[4].
La risonanza 2:3, a circa 39,4 UA, è la categoria di gran lunga dominante dei TNO, con 92 oggetti confermati ed altri 104 possibili membri[5]. Gli oggetti che seguono questa orbita sono chiamati plutini, da Plutone, il primo corpo celeste scoperto avente tale caratteristica. La famiglia dei plutini include, tra gli altri[6]:
Al 2012 comprende una popolazione di circa 10 oggetti, ad una distanza di 42,3 UA, tra i quali sono compresi[6]:
È un'altra importante popolazione (20 oggetti identificati al 2008), che orbita ad una distanza dal Sole di 43,7 UA, insieme ad altri corpi celesti (i Cubewani). Sono in genere di piccole dimensioni, con magnitudine assoluta maggiore di 6 e con orbite vicine all'eclittica. Tra questi oggetti troviamo[6]:
Questa orbita risonante, situata a 47,8 UA dal Sole, è spesso considerata come il limite esterno della fascia di Kuiper e i corpi celesti che la abitano sono detti Twotini. Essi hanno orbite inclinate rispetto all'eclittica di circa 15 gradi, con una moderata eccentricità (tra 0,1 e 0,3[7]). Sembra che un numero ancora ignoto di twotini non si sia originato dal disco di planetesimi primordiale, all'epoca della migrazione di Nettuno[8].
I corpi celesti in questa zona erano 14 al 2008, di gran lunga meno numerosi dei plutini. Si è dimostrato, grazie a simulazioni computerizzate a lungo termine, che la risonanza 1:2 è meno stabile di quella 2:3; solo il 15% degli oggetti della prima categoria sopravviveva dopo 4 miliardi di anni, a differenza dei plutini, dei quali rimaneva il 28%[7]. Di conseguenza, si può ipotizzare che all'origine twotini e plutini fossero presenti in egual numero, e che in seguito le due popolazioni si siano differenziate a causa delle diverse stabilità delle due orbite[7].
Twotini con orbite sufficientemente conosciute sono (in ordine di magnitudine assoluta[6]):
Oggetti con orbite sufficientemente conosciute (a 55,4 UA) sono:[6]:
In totale, al 2008 erano stati classificati 11 oggetti aventi risonanza 2:5.
Altre risonanze sono state riscontrate per un certo numero di corpi celesti[6], tra i quali:
Alcuni oggetti a grandi distanze possiedono una risonanza semplice[6]:
Altre risonanze non provate (potrebbe trattarsi di semplici coincidenze) sono:
Alcuni oggetti sono stati scoperti in orbite con semiasse maggiore simile a quello dell'orbita di Nettuno, e posizionati vicino al punto Lagrangiano L4 del sistema Sole-Nettuno. Questi corpi, detti Troiani di Nettuno in analogia agli asteroidi Troiani, sono in risonanza 1:1 con il pianeta; a maggio 2019, se ne conoscevano 20[18]:
Altri tre oggetti sono stati finora individuati nel punto Lagrangiano L5[18]:
Resta infine dubbia la classificazione di 2004 KV18, inizialmente considerato un Troiano orbitante nel punto L5 di Nettuno, ma che secondo alcuni studi, a causa della sua elevata eccentricità, potrebbe modificare la sua orbita su scale di tempi relativamente brevi, dell'ordine dei 100.000 anni[19].
Una debole risonanza è molto difficile da verificare, a causa delle imprecisioni nella conoscenza dell'orbita di oggetti celesti così lontani. Molti TNO hanno un periodo orbitale maggiore di 300 anni, e sono stati oggetto solo di brevi osservazioni. A causa quindi della loro distanza e del loro lento moto rispetto alle stelle, occorrono decenni per determinare correttamente la loro orbita e stabilire se ci sia una risonanza o meno.
Simulazioni ad opera di Emel'yanenko e Kiseleva del 2007 mostrano ad esempio che (131696) 2001 XT254 "oscilla" attorno alla risonanza 7:3 con Nettuno[20]. Tale oscillazione può essere stabile per un periodo compreso tra 100 milioni e un miliardo di anni[20].
Emel'yanenko e Kiseleva hanno anche dimostrato che (48639) 1995 TL8 ha meno dell'1% di probabilità di essere in risonanza 7:3, ma orbita comunque vicino a questa zona[20].
La famiglia dei TNO non possiede una definizione universalmente accettata, poiché i confini di questa classe sono spesso poco chiari e lo stesso concetto di "risonanza" non è spiegato precisamente. Il Deep Ecliptic Survey ha introdotto una classe "dinamica", basata sulle previsioni a lungo termine delle orbite combinate con le perturbazioni dei quattro pianeti giganti.
In generale, si è notato come il moto medio di un oggetto risonante non dipenda solo dal periodo orbitale, secondo la formula:
(dove p e q sono interi e λ e λN rispettivamente la longitudine media dell'oggetto e di Nettuno), ma anche dalla longitudine del perielio e degli assi nodali.
Un oggetto risulta pertanto essere Risonante (la R maiuscola indica la definizione formale della classe) se per numeri interi p, q, n, m, r, s l'argomento (l'angolo) definito di seguito oscilla attorno ad un valore definito[21]:
dove e sono le longitutini del perielio dell'oggetto e di Nettuno, mentre e sono le longitudini dei loro assi nodali.
A titolo d'esempio, l'angolo di Plutone oscilla attorno al valore 180° con un'ampiezza di circa 82°, ovvero varia periodicamente tra 98° e 262°. Tutti i plutini scoperti dal Deep Ecliptic Survey hanno un angolo pari a:
simile a quello di Plutone. Più in generale, la risonanza 2:3 è un esempio di risonanza p:(p+1) (1:2, 2:3, 3:4, ecc.) che si è dimostrato condurre ad orbite stabili[3]. Il loro angolo è:
L'importanza dell'angolo si può comprendere notando che, quando l'oggetto si trova al perielio () si ha che
ovvero fornisce la distanza tra Nettuno e il perielio dell'oggetto[3]. Quest'ultimo è protetto dalle perturbazioni gravitazionali del pianeta se mantiene un perielio lontano da Nettuno, cioè un lontano da 0°.
Poiché i parametri orbitali dei TNO sono noti con una precisione limitata, questa incertezza può condurre a dei falsi positivi. Un recente approccio[22] considera non solo l'orbita che meglio approssima il moto dell'oggetto, ma anche due ulteriori orbite che corrispondono ai margini di incertezza dei dati di osservazione. Queste tre orbite sono quindi integrate nel tempo, attraverso metodi numerici, lungo un periodo di oltre 10 milioni di anni. Se tutte e tre restano risonanti (cioè il loro angolo di risonanza è oscillante, vedi il paragrafo precedente), il corpo è classificato come sicuramente risonante[22]; se solo due orbite risultano risonanti, esso è classificato come un probabile risonante, mentre se solo un'orbita risulta risonante, occorreranno nuove osservazioni per incrementare la conoscenza del moto dell'oggetto[22].
I due valori estremi del semiasse maggiore dell'orbita usati per questo metodo sono determinati in modo da corrispondere alle incertezze nei dati per un massimo di tre deviazioni standard. Tale intervallo di valori per il semiasse dovrebbe, sotto certe ipotesi, ridurre la probabilità che l'orbita sia oltre tale range a meno dello 0,3%. Tale metodo è applicabile agli oggetti le cui osservazioni interessano almeno 3 opposizioni[22].