Ordine della Corona d'Italia

Ordine della Corona d'Italia
Ordine della Corona d'Italia
Insegne dell'ordine
Italia (bandiera)
Regno d'Italia Casa Savoia
TipologiaOrdine statale
Statuscessato
Istituzione20 febbraio 1868
Primo capoVittorio Emanuele II di Savoia
CessazioneRoma,
  • de iure 3 marzo 1951
  • de facto 2 giugno 1946
Ultimo capoUmberto II d'Italia
GradiCavaliere di Gran Croce
Grand'Ufficiale
Commendatore
Ufficiale
Cavaliere
Prodotta daDitta Cravanzola
Precedenza
Ordine più altoOrdine Militare di Savoia
Ordine più bassoOrdine Coloniale della Stella d'Italia
Nastro dell'ordine

L'Ordine della Corona d'Italia era un'onorificenza del Regno d'Italia. Prima onorificenza a carattere "nazionale" del neonato regno italiano, venne istituita nel 1868 da re Vittorio Emanuele II.[1]

Istituito dal re Vittorio Emanuele II il 20 febbraio 1868, in occasione delle nozze del figlio Umberto con la principessa Margherita, per consacrare la quasi consolidata unità d'Italia, grazie all'annessione dei territori veneti,[1] l'ordine si presentava come una variante meno elitaria dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, dal momento che poteva essere conferito sia a civili sia a militari, senza distinzione di religione. L'Ordine però si distingueva da tutti i precedenti creati da Casa Savoia in quanto era il primo ad avere un carattere nazionale, legato indissolubilmente al Regno d'Italia.

Il decreto del 1868 stabiliva le classi dell'ordine e il loro limite di numero (art. 4): 60 Gran Cordoni, 150 Grandi Ufficiali, 500 Commendatori e 2 000 Uffiziali (il numero dei Cavalieri rimase indeterminato).[1]

Umberto I nel 1885[2] stabilì un limite nel numero annuo di nomine (12 Cavalieri di Gran Croce, 30 Grandi Ufficiali, 100 Commendatori, 200 Ufficiali e 1 200 Cavalieri) al fine di porre anche l'Ordine della corona d'Italia sul medesimo piano del ben più antico Ordine mauriziano («le due istituzioni cavalleresche si rendano pel ristretto numero e per la qualità dei decorati sempre più degne della fama che meritano per la loro origine»). Da tali limiti erano escluse le nomine motu proprio del sovrano, le nomine a personalità estere e le nomine per funzionari a riposo.

I limiti annui furono modificati nel 1890: 12 Cavalieri di Gran Croce, 40 Grandi Ufficiali, 150 Commendatori, 300 Ufficiali e 1 600 Cavalieri.[3] Un decreto ministeriale della Presidenza del Consiglio dei Ministri stabilì la ripartizione delle nomine tra i ministeri per l'anno 1892:[4]

Cavalieri Ufficiali Commendatori Grandi Ufficiali Gran Cordoni
Presidenza 60 28 8 8 5
Ministero degli Affari Esteri 30 12 4 - -
Ministero dell'Interno 600 82 42 10 2
Ministero della Guerra 300 55 36 12 3
Ministero della Marina 50 12 4 2 -
Ministero di Grazia, Giustizia e Culti 100 18 10 2 2
Ministero delle Finanze 92 21 9 1 -
Ministero del Tesoro 68 16 11 1 -
Ministero dei Lavori Pubblici 60 10 5 1 -
Ministero delle Poste e Telegrafi 40 6 4 1 -
Ministero dell'Istruzione 100 20 12 2 -
Ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio 100 20 5 - -
1 600 300 150 40 12

Con decreto del 1911 furono posti nuovi limiti (periodo di due o tre per la nomina a un grado superiore) e l'Ordine della Corona d'Italia divenne propedeutico per l'ammissione nell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.[5] Tale riforma a ogni modo fu mal vista soprattutto in certi ambienti aristocratici in quanto sovente l'Ordine della corona d'Italia era assegnato alla borghesia emergente proprio perché variante meno elitaria dell'Ordine mauriziano.[senza fonte]

Nell'Ordine delle precedenze a Corte e nelle funzioni pubbliche, stabilito tramite decreti, i decorati della Corona d'Italia seguivano puntualmente i parigrado sia dell'Ordine militare di Savoia sia dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.[4]

Con il decreto del 1911 si garantiva dunque che per essere insigniti dell'Ordine mauriziano fosse necessario essere stati o venire insigniti almeno dello stesso grado dell'Ordine della Corona d'Italia da almeno un anno (art. 4).[5] Da questa regola statutaria erano escluse le nomine motu proprio del Sovrano,[5] come quelle dei principi di sangue o come quelle dei parenti stretti di casa Savoia.

Alla cessazione della monarchia, il re Umberto II ha continuato a conferire l'Ordine della Corona d'Italia fino alla morte, avvenuta il 18 marzo 1983. Data la richiesta degli aderenti, anche nel regime repubblicano, coloro che fossero stati insigniti di questa onorificenza poterono continuare a fregiarsene in pubblico con l'accortezza però di sostituire nelle barrette da divisa le corone reali con altrettante stellette a cinque punte. Questo status quo delle cose rimase sino al 1951 quando l'Ordine venne definitivamente sostituito con l'Ordine al merito della Repubblica Italiana.[senza fonte]

Con la morte di Umberto II, questo ordine cessò ufficialmente di esistere e venne formalmente sostituito dall'Ordine al Merito di Savoia, fondato da suo figlio Vittorio Emanuele come ordine dinastico e non più legato quindi alla corona d'Italia.[senza fonte]

Umberto I di Savoia in veste di Cavaliere di Gran Croce

Le insegne erano descritte negli artt. da 3 a 6 del Regio Decreto del 1868.[1]

La croce dell'Ordine era composta da una croce smussata in smalto bianco, i cui bracci erano uniti da nodi sabaudi d'oro. La decorazione, al centro, portava un tondo raffigurante la Corona ferrea su campo blu. Sul retro, nello stesso tondo, era raffigurata l'aquila sabauda di nero su fondo oro. Aveva una dimensione di 35 mm per Cavalieri e Ufficiali e di 50 mm per Commendatori, Grandi Ufficiali e Gran Cordoni.

Il nastro dell'ordine era rosso con una striscia bianca centrale della larghezza «di due ottavi della larghezza del nastro».

I cavalieri portavano la croce dell'Ordine appesa all'occhiello; per gli ufficiali si aggiungeva una rosetta al nastro. I Commendatori e i Grandi Ufficiali la portavano appesa al collo.

I Grandi Ufficiali portavano anche una stella sfaccettata in argento a otto punte con al centro la croce dell'Ordine; la stella aveva dimensione di 65 mm.

I Gran Cordone portavano la croce dell'Ordine appesa a una fascia dell'Ordine (portata da destra a sinistra). Portavano inoltre una stella sfaccettata in argento a otto punte (dimensione di 80mm); il disco centrale della stella riportava la Corona ferrea su sfondo blu, circondata da un anello a smalto bianco riportante l'iscrizione VICT. EMMAN. II REX ITALIAE - MDCCCLXVI (Vittorio Emanuele II re d'Italia - 1866) in oro su sfondo bianco. Sopra il disco centrale stava un'aquila di Savoia smaltata di nero.

Disegni delle insegne allegate alla pubblicazione Regio Decreto del 1868

Nel periodo repubblicano dal 1946 al 1951, quando l'Ordine venne comunque accettato in Italia, le corone sui nastrini militari vennero sostituite con delle stellette. Attualmente la casata di Savoia, che continua a concedere privatamente questo ordine di collazione, concede ai propri insigniti dei nastrini con delle stelle d'oro e d'argento come nel modello del periodo repubblicano.[senza fonte]

L'Ordine della Corona d'Italia era suddiviso nelle cinque classi tradizionali: Cavaliere, Ufficiale, Commendatore, Grand'Ufficiale e Cavaliere di Gran Croce.[1]

Medaglie
Regno d'Italia
Cavaliere o Dama
Ufficiale
Commendatore o Commendatora
Grand'Ufficiale
Cavaliere o Dama di Gran-Croce
Repubblica Italiana e Casa Savoia
Cavaliere o Dama
Ufficiale
Commendatore o Commendatora
Grand'Ufficiale
Cavaliere o Dama di Gran-Croce

Decorati dell'Ordine

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Le singole voci sono elencate nella Categoria:Ordine della Corona d'Italia.
Diploma di cavaliere della Corona di Italia (1926).

Le nomine a Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia avvenivano mediante decreto regio.

L'Ordine della Corona d'Italia viene citato anche in due opere teatrali di Eduardo Scarpetta: Il medico dei pazzi e Un turco napoletano e nel film Il Gattopardo di Luchino Visconti tratto dall'omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

  1. ^ a b c d e Regio decreto 20 febbraio 1868, n. 4251
  2. ^ Regio decreto 3 dicembre 1885, n. 3567
  3. ^ Regio decreto 5 gennaio 1890, n. 6598
  4. ^ a b Raffaele Cuomo, Ordini cavallereschi antichi e moderni divisi per regioni, 1894.
  5. ^ a b c Regio decreto 11 marzo 1911, n. 276

Voci correlate

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Altri progetti

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