Pavle Bulatović | |
---|---|
Ministro della difesa della Repubblica Federale di Jugoslavia | |
Durata mandato | 2 marzo 1993 – 7 febbraio 2000 |
Capo del governo | Radoje Kontić |
Predecessore | Milan Panić |
Successore | Dragoljub Ojdanić |
Ministro dell'interno della Repubblica Federale di Jugoslavia | |
Durata mandato | 14 luglio 1992 – 2 marzo 1993 |
Capo del governo | Milan Panić |
Predecessore | Petar Gračanin[1] |
Successore | Đorđe Blagojević |
Ministro dell'interno della Repubblica Socialista di Montenegro/Repubblica di Montenegro | |
Durata mandato | 15 febbraio 1991 – 1° agosto 1992 |
Capo del governo | Milo Đukanović |
Successore | Nikola Pejaković |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Popolare Socialista del Montenegro |
Università | Università Veljko Vlahović |
Pavle Bulatović (in cirillico: Павле Булатовић?; Kolašin, 13 dicembre 1948 – Belgrado, 7 febbraio 2000) è stato un politico montenegrino e jugoslavo.
Nacque il 13 dicembre 1948 a Gornja Rovca, villaggio nel comune di Kolašin nella Repubblica Socialista di Montenegro. Si iscrisse presso la Facoltà di Economia dell'Università Veljko Vlahović, presso cui si laureò e dove lavorò come assistente; fu inoltre redattore capo della testata giornalistica dell'ateneo, Univerzitetska riječ dal 1984 al 1989. Durante gli studi conobbe il politico Momir Bulatović, di cui fu stretto amico.[2]
Nell'ambito della formazione del governo di Milo Đukanović, nel 1991 fu nominato Ministro dell'interno della Repubblica federata, divenendo poi Ministro degli affari interni della Repubblica Federale di Jugoslavia e infine Ministro della difesa. Fu un sostenitore e alleato politico di Slobodan Milošević, sostenendo l'unione federale tra Serbia e Montenegro anche dopo lo scontro tra Milošević e Đukanović.[2][3] Come Ministro degli affari interni avrebbe contribuito alla deportazione di circa 150 rifugiati bosniaci in Serbia, molti dei quali furono poi uccisi.[4]
Fu assassinato nella sera del 7 febbraio 2000 in una sparatoria presso un ristorante di Belgrado, dove si trovava a cena con Vuk Obradović, maggior generale e direttore della banca statale Ju-Garant, e Mirko Knežević, gestore del ristorante.[5][3] Al momento dell'omicidio, il viceprocuratore del Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia Graham Bluitt dichiarò che Bulatović risultava indagato per gli avvenimenti occorsi durante le guerre jugoslave.[4]
Per indagare sul suo omicidio, ritenuto inizialmente un attentato terroristico da attribuire probabilmente all'Esercito di liberazione del Kosovo[5], furono istituite due apposite commissioni parlamentari d'inchiesta guidate da Vojislav Šešelj e Igor Mirović che identificarono come esecutore materiale Ivan Delić, considerato un noto criminale legato alla mafia serba che sarebbe fuggito in Svizzera dopo l'omicidio.[6] Delić ha tuttavia respinto le accuse, sostenendo che al momento dell'omicidio si trovasse a Budua in presenza di numerosi testimoni.[7][8]