Peire Cardenal nacque a Le Puy-en-Velay[4], in una nobile famiglia[5], e fu avviato alla carriera ecclesiastica. Suo padre lo fece entrare nella Canonica di Puy, dove apprese a leggere e cantare. A 23 anni lasciò gli ordini ed entrò alla corte di Raimondo VI, conte di Tolosa. Il percorso di formazione clericale gli consentì così di approfondire le sue conoscenze nell'ambito della poesia.
Solo in un secondo tempo abbandonò la carriera ecclesiastica, a causa dei forti richiami del mondo laico e della vanità del mondo [6]
Cardenal incominciò la sua carriera come segretario presso la corte di Raimondo VI di Tolosa, identificato come Petrus Cardinalis[7] intorno al 1204 da documentazioni ufficiali. Sempre alla stessa corte, nel periodo in cui prestò i suoi servigi a Raimondo VII di Tolosa, in alcuni suoi scritti utilizzò anche lo pseudonimo di Peire del Puoi o Pierre du Puy.
Peire viaggiò moltissimo ed ebbe contatti con altri signori a lui contemporanei, quali il conte di Alvernia, quello di Foix e di Rodez, con la famiglia dei del Baus e quella del Delfinato di Vienne,[3] oltre ai possibili incontri in terra di Spagna con Alfonso X di Castiglia e Giacomo I d'Aragona (sebbene Peire non faccia mai menzione di quest'ultimo nei suoi componimenti poetici).[3]
Durante i suoi numerosi viaggi aveva al suo seguito un certo numero di joglars, alcuni dei quali vengono menzionati nelle sue canzoni,[3] e conobbe un buon numero di trovatori, tra i quali si ricordano Aimeric de Belenoi e Raimon de Miraval[3]. Potrebbe inoltre aver incontrato Daude de Pradas e Guiraut Riquier a Rodez.[8] In uno dei suoi pezzi omaggiò il trovatore Cadenet, dal quale ricevette una certa influenza. Forse anche Bernart de Venzac ebbe una qualche influenza su di lui.
Da giovane mostrò una certa perplessità nei riguardi del Regno di Francia, del clero e della crociata contro gli Albigesi.[9]
Nella composizione Li clerc si fan pastor, scritta intorno al 1245 dopo il primo Concilio di Lione, nel quale i vertici della chiesa promossero una campagna contro l'imperatore Federico II ma non contro i Mori,[10] criticò esplicitamente la dilagante laicità del clero.
Se in Atressi cum per fargar Cardenal suggerì agli ecclesiastici di non avallare spargimenti di sangue, in Totz lo mons es vestitiz et abrazatz, invece invocò Filippo III di Francia, appena succeduto al padre Luigi IX di Francia morto nel 1270, di non mancare gli aiuti necessari per organizzare la nona crociata in Siria.
Verso la fine della sua esistenza apparve riconciliato con il nuovo modus vivendi presente nel sud della Francia. Morì nel 1278, alla straordinaria età di 98 anni, nella città di Montpellier o forse a Nîmes, dopo aver esercitato la carriera di trovatore per quasi settant'anni dal 1204 al 1272.
La carriera di Cardenal si rivelò tra le più prolifiche e fertili della tradizione occitanica, al punto da riunire oltre settanta componimenti.
La grande maggioranza di queste opere è formata da liriche a contenuto moralistico e satirico, talvolta relative a situazioni personali dell'autore, ma soprattutto incentrate su tematiche generali etiche e religiose. Sospinto da un profondo spirito polemico, Cardenal mise in discussione quasi tutti i cardini della società del suo tempo, a cominciare dalla tradizione cortese e proseguendo con la degenerazioni dei costumi.[9]
Oltre alla mondanità del clero, Cardenal criticò ampiamente i temi del giudizio universale e della predestinazione.[9]
Qualcuno gli attribuisce la parte anonima della Canson de la Cozada, ma senza che vi siano attestazioni plausibili in merito.
(OC)
«Tostemps vir cuidar en sabér E camgi so cug per so sai, E lais mentir per dire vér»
(IT)
«Da sempre io cambio il credo per sapere, e muto l'"io lo credo" per l'"io lo so"; e rinuncio a mentire per dire il vero»
Tre delle canzoni di Peire si sono conservate con le melodie, ma due (per una canso e un sirventes) vennero composte da altri, rispettivamente da Giraut de Bornelh e Raimon Jordan.[11] Come molti dei suoi trovatori contemporanei, Peire compose solo contrafacta. La terza, per Un sirventesc novel vuelh comensar, potrebbe essere opera dello stesso Peire[3] ed è simile alla melodia presa in prestito di Guiraut de Bornelh, in massima parte sillabica con melismi e finali frastici.[8] Lo scarso numero di melodie pervenuteci (attribuibili a lui) relative alla sua produzione poetica è sorprendente, se si considera che la sua vida attribuisce a lui "l'invenzione di poesie con molti bei temi e con melodie bellisime."[12]
^La sua vida lo chiama il "figlio di una cavaliere e una signora" (Egan, 74). Il nome nobiliare Cardenal appare in molti documenti della regione nel XIII e XIV secolo, (Aubrey 23-24)
^Egan, 74. L'autore della vida di Peire è sconosciuto: Miquel de la Tor.
^Un documento del 1204 fa riferimento a un certo Petrus Cardinalis come scriba della cancelleria di Raimondo. (Aubrey 23-24)
^Questo non era insolito nei sirventes del XIII secolo. Le poesie con le linee melodiche prese in prestito sono rispettivamente Ar mi posc eu lauzar d'amor e Ricx hom que greu ditz vertat e leu men. La poesia di Guiraut è No posc sofrir qu'a la dolor e quella di Jordan è Vas vos soplei, domna, premieramen.