La pietra runica di Sjörup è una pietra runica della Scania, Svezia, risalente approssimativamente all'anno 1000, ed è scolpita in stile RAK.
La pietra runica di Sjörup era nota agli studiosi fin dal 1620, quando Jon Skonvig la disegnò per l'opera di Ole Worm sulle pietre runiche danesi.[1] Due secoli dopo, fu spezzata in sei parti per essere riutilizzata come materiale di costruzione per un ponte.[1] A metà degli anni novanta i pezzi furono rimossi dal ponte e riassemblati, e la pietra così riparata fu eretta di nuovo nei pressi della chiesa di Sjörup.[1]
L'iscrizione inizia in basso a destra e prosegue in senso antiorario fino a raggiungere l'angolo in basso a sinistra, dove cambia direzione scorrendo sotto alla prima riga, dove cambia di nuovo direzione fino a raggiungere il centro della pietra.[1] Il tracciato segue principalmente le contorsioni di un serpente.[1]
La pietra ha alcuni punti in comune con la DR 295.[2] Entrambe le pietre contengono rune "k" punteggiate ed entrambe usano la runa nasale "ã", anche se la pietra di Sjörup usa la "ã" più spesso e con una diversa ortografia.[2] Ad esempio, la parola in lingua norrena ægi ("non") è scritta aigi sulla pietra di Hällestad, mentre questa recita aki.[2] Il mastro runico di questa pietra usa due volte la runa "h" nella parola han ("egli") ed hafði ("ebbe"), ma stranamente aggiunge una "h" all'inizio della parola æftiR ("in memoria di").[2] Questa ortografia vacillante mostra che c'era un'insicurezza nella Scandinavia di epoca vichinga su come il fonema "h" potesse essere pronunciato prima di una vocale, e quindi la runa "h" fu a volte assente o aggiunta dove non serviva.[2] Nello stesso periodo, i dittonghi diventarono monottonghi e ci fu insicurezza anche su come leggere le vocali, dato che il mastro runico faceva un'analisi fonemica del suono rappresentato dall'iscirizione.[2]
Con ogni probabilità, la pietra runica racconta della stessa battaglia citata dalla pietra DR 295.[1] Entrambe le pietre usano la frase "Egli non fuggì ad Uppsala", e questa pietra è eretta in memoria di Ásbjörn, figlio di Tóki Gormsson.[2] Saxi fa notare che Ásbjörn "uccise finché ebbe un'arma", ovvero combatté finché non fu ucciso, e questo significa che Ásbjörn non fece parte di coloro che, spaventati dai nemici, fuggirono dalla battaglia.[2] L'esporessione felaga significa "compagno" ed ha a che fare con il félag, "alleanza", indicando un lefame di fratellanza più che di semplice amicizia.[2] Vi sono quattro, o forse cinque, pietre runiche che parlano della stessa battaglia,[2] e solo le pietre runiche di Ingvar sono formate da più pietre che trattano lo stesso argomento.[3]
Il nome Ásbjôrn dell'iscrizione ha una parte del nome legata agli Æsir, i principali dei della mitologia norrena.
Dato che entrambe le pietre di Hällestad e Sjörup usano la frase "Egli non fuggì ad Uppsala", gli studiosi dal XIX secolo hanno collegato le due pietre alla semi-leggendaria battaglia del Fýrisvellir ad Uppsala.[4] Numerose fonti medievali dicono che il re di Svezia, Eric il Vittorioso, ed il nipote Styrbjörn Sterki, combatterono l'uno contro l'altro nel Fyrisvellir nel decennio del 980.[4] Styrbjörn fu bandito dalla Svezia, ma divenne un potente capo vichingo e tornò con un numeroso esercito per vendicarsi e prendere la corona di Svezia.[4]
Quando re Eric vide Styrbjörn sbarcare col suo esercito, iniziò a dubitare della propria capacità di sconfiggerlo.[4] Durante la notte andò al tempio del pagano Dio Odino e promise di morire entro dieci anni se fosse riuscito a sconfiggere Styrbjörn.[4] Il giorno seguente Odino rese ciechi i guerrieri di Styrbjörn e molti fuggirono.[4] Gli svedesi inseguirono i fuggitivi e ne uccisero molti e, dopo questa battaglia, re Eric si guadagnò il soprannome di "il Vittorioso".[4] Il racconto di come Eric prestò giuramento ad Odino è importante perché si svolge a Gamla Uppsala, e secondo Adamo di Brema (ca. 1070), Uppsala era il Tempio di Uppsala, ovvero il più grande tempio pagano dell'Europa settentrionale.[4]