Pons de Capduelh[1], italianizzato in Ponzio di Capodoglio o Capdoill (fl. 1190-1237) è stato un trovatore alverniate e signore di Vertaison[2], proprietario di diversi castelli nella regione[3].
Pons partecipa alla terza crociata[3]. Esiliato dalla sua terra nella metà del secondo decennio del XIII secolo, viaggiò per Proensa (per la Provenza) per poi partire con la quinta crociata, intorno al 1220, per visitare la Terrasanta, dove, secondo la tradizione, morì dopo aver partecipato alla conquista di Gerusalemme.
Le sue canzoni erano note per la loro grande gaiezza.[senza fonte] Probabilmente fece la conoscenza della trobairitz Clara d'Anduza.[senza fonte] Della sua opera ci restano circa una ventina di componimenti: sirventesi, cansos, un descort e tre[4] canzoni di crociata databili tutte e tre verso il 1213. In base a quanto viene raccontato, sembra fosse un buon poeta e un abile musicista, cantava molto bene e suonava tutti gli strumenti.[5]
Secondo i racconti tradizionali, molte sue canzoni sono dedicate alla contessa Azalais (figlia di Bernard, barone d'Anduze della marca di Provenza, e moglie del conte d'Alvernia Ozils de Mercoeur) della quale era perdutamente innamorato. Sebbene lei ne ricambiasse le attenzioni, Pos iniziava ad essere percorso da un dubbio tormentoso; credeva che la contessa l'amasse solo per i piaceri che lui le procurava, dubbio aggravato dal comportamento di Azalais che gli sembrava molto discosto. Volle chiarire una volta per tutte la faccenda, finge così di legarsi alla viscontessa Audiartz (sposata nel 1170 a Rosselin, signore di Marsiglia). Azalais lo tacciò d'infedeltà e non volle più parlagli. Dopo diverso tempo, senza aver nessuna notizia, il trovatore non tarda a pentirsi, ma invano tenta di giustificasi e molti dei versi in cui confessava i suoi torti restarono senza risposta, fino a che Pons non chiese a tre dame di fare da intermediarie, le quali riuscirono a farlo riconciliare.[5]
Qui per nesci cuidar
fai trop gran fallimen
a dan li deu tornar.
E s'à mi mal en pren
ni ma domna m decai,
Be s tanh; que tal follia
ai fach, que deuria
morir d'ir' e d'esmai.
E s'ieu per sobramar
ai regnat folamen,
ni per midons proar;
si n'agra'l cor jauzen,
s'il ferm voler qu'ieu n'ai
de lieis servir partia.
Ar conosc que l plairia;
per qu'ai fach fol assai.[5]
[...]
Ja non er hom tan pros
que no sia blasmatz,
quant es a tort fellos;
que.l rics bars e l'onratz
n'es plus cars e plus bos,
quan conois sas foudatz;
c'aissi jutga rasos
los valentz e.ls presatz,
c'aissel que s'umelia
de son faillimen
deu trobar chausimen
e l'orgoillos feunia,
car qui mal fai mal pren.
[...]
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