Ranuncolo circinnato | |
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Stato di conservazione | |
Rischio minimo[1] | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni basali |
Ordine | Ranunculales |
Famiglia | Ranunculaceae |
Sottofamiglia | Ranunculoideae |
Tribù | Ranunculeae |
Genere | Ranunculus |
Specie | R. circinatus |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Sottoregno | Tracheobionta |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Magnoliidae |
Ordine | Ranunculales |
Famiglia | Ranunculaceae |
Sottofamiglia | Ranunculoideae |
Tribù | Ranunculeae |
Genere | Ranunculus |
Specie | R. circinatus |
Nomenclatura binomiale | |
Ranunculus circinatus Sibth., 1794 | |
Nomi comuni | |
(DE) Spreizender Wasserhahnenfuß |
Il ranuncolo circinnato (nome scientifico Ranunculus circinatus Sibth., 1794) è una pianta acquatica appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae, comune nelle acque stagnanti[2].
Il nome generico (Ranunculus), passando per il latino, deriva dal greco Batrachion[3], e significa "rana" (è Plinio scrittore e naturalista latino, che c'informa di questa etimologia) in quanto molte specie di questo genere prediligono le zone umide, ombrose e paludose, habitat naturale degli anfibi. L'epiteto specifico (circinatus = arrotolato) derivato dal latino si riferisce alla particolare forma dei peduncoli fruttiferi[4].
Il binomio scientifico attualmente accettato (Ranunculus circinatus) è stato proposto dal botanico inglese John Sibthorp (1758 – 1796) in una pubblicazione del 1794.
È una pianta erbacea palustre a portamento in parte sommerso. La lunghezza media varia da 2 a 4 dm (massimo 10 dm). Da un punto di vista biologico è definita idrofita radicante (I rad), ossia è una pianta acquatica pianta perenne (o annuale) le cui gemme si trovano sommerse o natanti con un apparato radicale che le ancora al fondale. In certi casi queste piante possono essere definite anche terofite in quanto superano la stagione avversa sotto forma di seme.
Le radici sono immerse nel fondale.
Il fusto è reptante (strisciante) e radicante ai nodi. La consistenza è flaccida. Diametro dei fusti inferiori: minore di 3 – 4 mm.
Le foglie di questa pianta sono tutte del tipo lacinie capillari piuttosto rigide e separate una dall'altra (non si riuniscono a pennello se estratte dall'acqua). Le lacinie sono inoltre tutte disposte su un unico piano. Lunghezza delle lacinie: 1 – 2 cm.
L'infiorescenza si compone di fiori solitari terminali disposti alle ascelle delle foglie superiori. I peduncoli fiorali sono più lunghi del picciolo delle rispettive foglie ascellari. Lunghezza dei peduncoli: 1 – 2 cm.
I fiori sono ermafroditi, emiciclici e attinomorfi. I fiori sono di tipo molto arcaico anche se il perianzio[5](o anche più esattamente il perigonio[6]) di questo fiore è derivato dal perianzio di tipo diploclamidato (tipico dei fiori più evoluti), formato cioè da due verticilli ben distinti e specifici: sepali e petali. Il ricettacolo (supporto per il perianzio) è pubescente. Diametro dei fiori: 13 – 20 mm.
Il frutto (un poliachenio) è formato da diversi acheni aggregati. Gli acheni sono pubescenti (quasi ispidi) e senza ala, appiattiti, compressi e con un brevissimo becco apicale. Ogni achenio contiene un solo seme. Insieme formano una testa sferica posta all'apice del peduncolo fiorale.
La riproduzione di questa pianta avviene per via sessuata grazie all'impollinazione degli insetti pronubi (soprattutto api) in quanto è una pianta provvista di nettare (impollinazione entomogama). La dispersione dei semi è soprattutto idrocoria.
Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale[10]:
Il genere Ranunculus è un gruppo molto numeroso di piante comprendente oltre 400 specie originarie delle zone temperate e fredde del globo, delle quali quasi un centinaio appartengono alla flora spontanea italiana. La famiglia delle Ranunculaceae invece comprende oltre 2500 specie distribuite su 58 generi[6].
Le specie spontanee della nostra flora sono suddivise in tre sezioni (suddivisione a carattere pratico in uso presso gli orticoltori organizzata in base al colore della corolla): Xanthoranunculus – Batrachium – Leucoranunculus. La specie Ranunculus circinatus appartiene alla sezione di mezzo (Batrachium) caratterizzata dall'avere i peduncoli fruttiferi arcuati, acheni rugosi, piante sommerse con petali più o meno bianchi e fossetta nettarifera non squamata[3].
Un'altra suddivisione, che prende in considerazione caratteristiche morfologiche ed anatomiche più consistenti (ma fondamentalmente simili), è quella che divide il genere in due sottogeneri (o subgeneri)[11], assegnando il Ranunculus circinatus al subgenere Batrachium, caratterizzato da piante con fusti molli (privi di tessuti di sostegno – a parte i peduncoli fiorali), peduncoli dell'infiorescenza ricurvi alla fruttificazione (l'altro subgenere Ranunculus è dedicato alle specie terrestri).
Il numero cromosomico di R. circinatus è: 2n = 16[12].
L'ambiente acquatico condiziona morfologicamente la crescita di queste piante, si ha così una grande varietà fenotipica. La crescita in ambienti diversi (acque più o meno profonde, temperature diverse e altro) determinano delle condizioni morfologiche dipendenti dall'ambiente stesso per cui il riconoscimento della specie può risultare difficile.
Nell'elenco che segue sono indicate alcune varietà e forme:
Del “ranuncolo circinnato” è stato descritto il seguente ibrido[13]:
Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:
Nella flora alpina si possono indicare cinque specie di ranuncolo acquatico (oltre a quello di questa voce), tra le più comuni, abbastanza simili tra di loro:
Queste piante contengono l'anemonina; una sostanza particolarmente tossica per animali e uomini. Infatti gli erbivori brucano le foglie di queste piante con molta difficoltà e solamente dopo una buona essiccazione (erba affienata) che fa evaporare le sostanze più pericolose. Anche le api evitano di bottinare il nettare dei “ranuncoli”. Sulla pelle umana queste piante possono creare delle vesciche (dermatite); mentre sulla bocca possono provocare intenso dolore e bruciore alle mucose[14].