Rosi Braidotti (Latisana, 28 settembre 1954) è una filosofa italiana naturalizzata australiana. Nata in Italia, ha studiato in Australia e in Francia e lavora nei Paesi Bassi. Attualmente Braidotti è Distinguished University Professor Emerita presso la Utrecht University, dove ha insegnato dal 1988. È stata docente e founding Director del programma di Women's Studies (1988-2005) e del Centro per le scienze umane (2007-2016) della Utrecht University. È stata insignita di laurea honoris causa dall’Università di Helsinki (2007) e Linkoping (2013); è Fellow dell'Australian Academy of the Humanities (FAHA) dal 2009 e membro dell'Academia Europaea (MAE) dal 2014. Tra le sue principali pubblicazioni figurano Nomadic Subjects (2011) e Nomadic Theory (2011), entrambe con la Columbia University Press, The Posthuman (2013), Posthuman Knowledge (2019), e Posthuman Feminism (2022) con la Polity Press. Nel 2016 ha coeditato Conflicting Humanities con Paul Gilroy e nel 2018 The Posthuman Glossary con Maria Hlavajova, entrambi con la Bloomsbury Academic.
Braidotti, che ha la cittadinanza italiana e australiana, è nata in Italia e ha frequentato il liceo classico Jacopo Stellini di Udine fino al 1970, quando si è trasferita con la sua famiglia in Australia, dove si è laureata presso l’Australian National University di Canberra nel 1977, conseguendo due importanti riconoscimenti: la University Medal in Philosophy e l’University Tillyard. Grazie a una borsa di studio si è poi trasferita a Parigi dove ha conseguito il Dottorato in Filosofia alla Sorbona nel 1981. Nel 1988 ha iniziato a insegnare all'Università di Utrecht, nei Paesi Bassi, come Founding Professor in Women's Studies. Nel 1995 è diventata founding Director della Netherlands research school of Women's Studies, carica che ha ricoperto fino al 2005.
Braidotti è una pioniera dei Women's Studies in Europa: ha fondato la rete inter-universitaria SOCRATES NOISE e la Rete tematica ATHENA, che ha diretto fino al 2005. Nel 1994 è stata fellow della Scuola di scienze sociali dell’Institute for Advanced Study di Princeton; nel 2002-3 è stata professoressa Jean Monnet all’European University Institute di Firenze e nel 2005-6 è stata Leverhulme Trust Visiting Professor al Birkbeck College. È membro fondatore dell’European Consortium for Humanities Institutes and Centres (ECHIC) (2008), nel 2010 è stata eletta membro del Consiglio del Consortium Humanities Centres and Institutes (CHCI) e nel 2014 membro del consiglio scientifico del Conseil National de la Recherche Scientifique in Francia. Braidotti è stata poi founding Director del Centro per le scienze umane della Utrecht University (2007-2016) e attualmente è Distinguished University Professor presso la stessa università.
Braidotti fa parte del comitato consultivo di molte riviste femministe accademiche, fra cui Differences, Signs, Women's Studies International Forum e Feminist Formations.
Il 13 giugno 2022 è andata formalmente in pensione e ha tenuto la sua Valedectory Lecture: Affirmative Ethics: We Are Rooted But We Flow presso l'Academiegebouw della Utrecht University.
Le pubblicazioni di Braidotti si sono sempre situate nella filosofia continentale, all’intersezione fra teoria sociale e politica, politiche culturali, teoria femminista e di genere e studi etnici. Il nucleo del suo lavoro interdisciplinare è costituito da quattro monografie, interconnesse, sulla costituzione della soggettività contemporanea, con particolare enfasi sul concetto di differenza nella storia della filosofia e della teoria politica europea. Il progetto filosofico di Braidotti indaga come pensare positivamente la differenza, il che significa muoversi oltre la dialettica che la oppone e la lega per negazione alla nozione di identità.
Ciò è evidenziato nel progetto filosofico impostato a partire dal suo primo libro Patterns of Dissonance: An Essay on Women in Contemporary French Philosophy, del 1991 e sviluppato nella trilogia che segue. Nel libro successivo, Nomadic Subjects: Embodiment and Difference in Contemporary Feminist Theory, del 1994, questa questione è formulata in termini più concreti: possono le differenze di genere, etniche e culturali europee essere intese fuori dalla camicia di forza della gerarchia e dell'opposizione binaria? Così il volume seguente, Metamorphoses: Towards a Materialist Theory of Becoming, del 2002, non analizza soltanto le differenze di genere ma anche altre distinzioni categoriali e binarie, come quella tra sé e altro/a, europeo/a e straniero/a, umano e non umano (animale/ambientale/tecnologico).
Il suo pensiero mette a fuoco l'ambivalenza sistematica che struttura le rappresentazioni culturali del mondo che abitiamo: globalizzato, tecnologicamente mediato, meticcio, attraversato da differenze di genere. Per questo Rosi Braidotti si chiede cosa occorra per produrre rappresentazioni culturali e politiche capaci di far fronte alle sfide di un mondo in rapido cambiamento. La sua metodologia si basa sul concetto di comprensione adeguata di Baruch Spinoza. La dimensione etica della differenza è indagata da Braidotti in Transpositions: On Nomadic Ethics, del 2006. Qui Rosi Braidotti interroga i diversi approcci etici elaborati intorno alle nozioni di differenza e diversità e giunge alla conclusione che ci sia molto da guadagnare nell'abbandonare la convinzione secondo cui partecipazione politica, empatia morale e coesione sociale possano essere prodotte soltanto sulla base della nozione del riconoscimento dell'identità.
Rosi Braidotti sostiene, dunque, una visione alternativa della soggettività, dell'etica, dell'emancipazione e delle differenze contro la deriva post-modernista del relativismo culturale, levandosi al contempo contro i dogmi dell'individualismo liberale. Attraverso il suo lavoro Rosi Braidotti afferma e dimostra l'importanza di combinare preoccupazioni teoretiche e impegno attivo allo scopo di produrre un pensiero capace di contribuire a cambiare il mondo. La produzione di Rosi Braidotti comprende, inoltre, la cura di numerosi volumi. Il suo lavoro è stato tradotto in 19 lingue e tutti i suoi libri principali sono stati tradotti in almeno tre lingue oltre all'inglese.
Nel 2022 Braidotti ha pubblicato Posthuman Feminism, un testo che aiuta a stabilire un fondamento teorico per il femminismo postumano, un filone alternativo del postumanesimo che cerca di andare oltre l'umanesimo illuminista, di abbracciare il non umano e di immaginare come la tecnologia stia cambiando le nostre vite, pur ponendo al centro le questioni di giustizia sociale di genere, razza e classe.
In The Posthuman (Polity Press, 2013), Braidotti offre al contempo un'introduzione e un importante contributo al dibattito contemporaneo sul postumano. Partendo dall'affievolirsi della distinzione tradizionale tra l'umano e i suoi dissimili ed esponendo la struttura non naturalistica dell'umano, The Posthuman esplora fino a che punto un movimento postumanista possa far mutare la concezione dell'unità umanistica tradizionale del soggetto. Invece di intendere tale mutamento come una perdita di autocontrollo cognitivo e morale, Rosi Braidotti sostiene che la filosofia postumanista può aiutarci a dar senso alle nostre identità multiple e nomadi. Rosi Braidotti analizza poi l'escalation degli effetti del pensiero post-antropocentrico, che non coinvolge soltanto le altre specie ma anche la sostenibilità dell'intero nostro pianeta. Le economie di mercato contemporanee profittano del controllo e della mercificazione di tutte le forme di vita, puntando sull'ibridazione che cancella le distinzioni di categorie tra l'umano e le altre specie: semi, piante, animali e batteri. Tali dislocazioni indotte da culture ed economie globalizzate permettono una critica dell'antropocentrismo, ma fino a che punto sono attendibili come indicatori di un futuro sostenibile? In conclusione, nel suo The Posthuman, Braidotti considera le implicazioni di questi spostamenti rispetto alla pratica istituzionale delle materie umanistiche. Braidotti ci presenta per questo le nuove forme di neoumanesimo cosmopolita che emergono dallo spettro degli studi postcoloniali, così come dall'analisi di genere e dall'ambientalismo. La sfida della condizione postumana consiste nel cogliere l'opportunità di determinare un nuovo collante sociale e di costruire una nuova comunità, perseguendo al tempo stesso sostenibilità e responsabilizzazione.
Nel 2011 Rosi Braidotti ha pubblicato due libri: una versione aggiornata e riveduta di Nomadic Subjects e la collezione di saggi Nomadic Theory: The Portable Rosi Braidotti. La collezione contiene un'introduzione essenziale alla teoria del soggetto nomade e alle sue formulazioni innovative, passando per Gilles Deleuze, Michel Foucault, Luce Irigaray, e affrontando una serie di questioni politiche e culturali. Disposti tematicamente, i saggi iniziano con concetti quali la differenza sessuale e la soggettività incarnata e continuano esplorando la tecnoscienza, il femminismo, la cittadinanza postsecolare e le politiche di affermazione. Influenzata da filosofi come Gilles Deleuze e soprattutto dalla pensatrice femminista francese Luce Irigaray, Rosi Braidotti traghetta dunque il femminismo postmoderno nell'era dell'informazione con le sue considerazioni sul cyberspazio, sulle protesi macchiniche e sulla materialità della differenza. Braidotti riflette anche su come il concetto di differenza di genere possa influenzare la nostra interpretazione delle differenze uomo/animale e uomo/macchina.
Braidotti è stata anche una pioniera rispetto alle prospettive europee nella filosofia e nella pratica femminista e il suo pensiero si è mostrato capace di influenzare anche i femminismi di terza ondata e contemporanei (transfemminismi e post-femminismi).
Il 3 marzo 2005 Rosi Braidotti è stata insignita di un Cavalierato reale dalla Regina Beatrice dei Paesi Bassi; nell'agosto del 2006 ha ricevuto la Medaglia universitaria dall' University of Łódź in Polonia e le è stato attribuito un Diploma onorario in Filosofia dall'Helsinki University nel maggio 2007. Nel 2009 è stata eletta Membro onorario dell'Accademia australiana di Umanistica. Dal 2009 è Membro del Consiglio direttivo (Board) del CHCI (Consortium of Humanities Centre and Institutes). Nel 2013 ha ricevuto un Diploma onorario in Filosofia dalla Linköping University (Svezia). Nel 2014 è stata eletta membro dell'Academia Europaea. Nel 2022 ha ricevuto il premio Humboldt (von Humboldt Forschungspreis) per i risultati ottenuti nel corso della sua vita nella ricerca e nell'insegnamento, da parte della Fondazione Alexander von Humboldt e dell'Università di Göttingen, in Germania. La sua candidatura al premio è stata sostenuta dalla professoressa Hiltraud Casper-Hehne.
Il Fondo Rosi Baidotti, disponibile presso la Biblioteca Italiana delle Donne a Bologna (Convento di Santa Cristina) è frutto delle regolari donazioni da parte della filosofa all’Associazione Orlando. Comprende oltre 850 opere di filosofia femminista contemporanea (tra cui tutte le pubblicazioni di Rosi Braidotti), trattati filosofici e saggistica femminista di vario genere, in lingua italiana e in varie altre lingue (inglese e olandese in particolare) nonché riviste specializzate e pubblicazioni accademiche edite presso facoltà e dipartimenti universitari dedicati ai Women’s Studies[1].
Insieme a sua moglie, la docente Anneke Smelik, ha fondato nel 2014 il Rosanna Fund, il cui obiettivo è sostenere l’educazione accademica di studentesse e ricercatrici della Utrecht University durante momenti cruciali per la loro carriera. Rosi Braidotti, inoltre, collabora con il settimanale del Corriere della Sera, "7 - Sette", e da aprile 2021 è periodicamente ospite a Otto e mezzo, il programma di approfondimento giornalistico quotidiano di Lilli Gruber, per l’emittente televisiva italiana La7.
Dal 1998 è sposata con Anneke Smelik, docente di Visual Art all’Università di Nijmegen.
Fa parte da più di 20 anni della “Utrecht Klokkenluiders Gilde”, la Corporazione dei campanari di Utrecht, che promuove il suono manuale delle campane.
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