Rudbeckia comune | |
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Rudbeckia laciniata | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Asteridi |
(clade) | Euasteridi II |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Asteroideae |
Tribù | Heliantheae |
Sottotribù | Rudbeckiinae |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Asteridae |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Asteroideae |
Tribù | Heliantheae |
Sottotribù | Rudbeckiinae |
Genere | Rudbeckia |
Specie | R. laciniata |
Nomenclatura binomiale | |
Rudbeckia laciniata L., 1753 | |
Nomi comuni | |
(DE) Schlitzblättriger Sonnenhut |
La Rudbeckia comune (nome scientifico Rudbeckia laciniata L., 1753) è una pianta erbacea, perenne a fiori gialli, simile alle “margherite”, appartenente alla famiglia delle Asteraceae.
L'etimologia del nome generico (Rudbeckia) deriva dal cognome di due botanici svedesi (padre e figlio) Olaus Johannis Rudbeck (1630-1702) e Olaus Olai Rudbeck (1660-1740)[1]; il promotore di questa dedica fu Carl von Linné. L'epiteto specifico (laciniata) deriva dall'habitus di questa pianta: le profonde incisioni (lacinie) delle foglie.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Rudbeckia laciniata) è stato proposto da Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753[2].
L'altezza di queste piante può variare da 2 a 20 dm (anche 30 dm nel Nord America[3]. La forma biologica della specie è geofita bulbosa (G bulb); ossia sono piante perenni erbacee che portano le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei come rizomi, organi di riserva che annualmente producono nuovi fusti, foglie e fiori. Tutta la pianta è glabra.
Le radici sono secondarie da rizoma e sono di tipo fibroso.
Le foglie sono picciolate (eventualmente sessili quelle cauline superiori) a disposizione alterna. Quelle inferiori sono semplici o poco incise. Quelle superiori sono profondamente incise (o completamente divise) in tre-sette (fino a 11) grandi segmenti pennati (foglie pennato-composte). La forma dei segmenti va da ovata a lanceolata con apice acuminato. I margini sono dentati. La superficie è generalmente glabra (raramente pelosa) e con macchie traslucide. Dimensione delle foglie basali: larghezza 10 – 25 cm; lunghezza 15 – 50 cm. Dimensione delle foglie cauline: larghezza 30 – 20 cm; lunghezza 40 – 80 cm.
L'infiorescenza è formata da medio-grandi capolini (da 2 a 25 per pianta) alla sommità di lunghi peduncoli terminali. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro semisferico composto da più squame (da 8 a 15) ovali e con margini cigliati a disposizione embricata e poste in 3 - 4 serie che fanno da protezione al ricettacolo emisferico e conico, assai elevato e provvisto di pagliette acute e persistenti[4][5] sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati (da 5 a 12) di colore giallo, molto più lunghi dell'involucro; quelli interni brevemente tubulosi (da 150 a 300) di colore verde giallastro sporgenti verso l'alto/fuori. Diametro totale dei capolini: 7 – 15 cm. Lunghezza delle squame: 2 cm.
I fiori sono zigomorfi (quelli ligulati), attinomorfi(quelli tubulosi); sono inoltre tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati) sono sterili; mentre quelli del disco centrale (tubulosi) sono bisessuali.
I frutti sono degli acheni glabri a forma prismatica con pappo composto da una coroncina di piccoli denti. Lunghezza dei frutti: 5 mm. Lunghezza del pappo: 1,5 mm.
Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale[8]:
La famiglia di appartenenza della R. laciniata (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23000 specie distribuite su 1535 generi[9] (22750 specie e 1530 generi secondo altre fonti[10]). Il genere di appartenenza (Rudbeckia) è composto da una ventina di specie.
Anche se il genere non è molto corposo, i botanici comunque lo suddividono in varie sezioni secondo caratteristiche sia morfologiche che anatomiche più interne al fiore stesso. La specie di questa voce appartiene al gruppo delle “Rudbeckie” con foglie composte e picciolate e disco centrale (del capolino) di colore verdognolo, che si allunga a cilindro dopo la fioritura[5].
Il numero cromosomico di R. laciniata è: 2n = 76[2][11].
Alcuni autori (specialmente nel passato) accomunano in uno stesso gruppo sia le specie del genere Rudbeckia che quelle del genere Echinacea. Ma recenti studi filogenetici basati tra l'altro sul DNA nucleare ribosomale[12] indicano che Rudbeckia insieme ai generi Dracopis e Ratibida (escluso quindi il genere Echinacea) formano un gruppo monofiletico (corrispondente alla sottotribù Rudbeckiinae sensu H. Robinson).
Nell'America del nord sono presenti quattro varietà (non presenti in Italia), qui descritte brevemente[3]:
Esistono dei cultivar con capolini composti da diverse decine di fiori ligulati disposti su più serie (simili alle Dalie)[4].
Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:
Le due specie di Rudbeckia presenti sul territorio italiano (Rudbeckia laciniata e Rudbeckia hirta) sono molto simili tra di loro. Si distinguono in quanto la R. hirta è completamente cosparsa di peli irti, mentre le foglie di R. laciniata sono profondamente incise o sono pennato-composte.
Secondo la medicina popolare questa pianta ha le seguenti proprietà medicinali[13]:
In alcuni casi è impiegata nella cucina (le foglie come tè o i gambi cotti come i sedani), ma sempre con molta cautela in quanto tossica.
L'uso principale che attualmente viene fatto di queste piante è nel giardinaggio. Se messe in zone soleggiate o parzialmente ombreggiate su qualsiasi tipo di terreno crescono bene senza grandi problemi. L'effetto migliore si ottiene producendo delle grandi macchie decorative in giardini ampi e piuttosto rustici.
Per i pascoli questa pianta è considerata infestante in quanto è velenosa per i bovini, ovini e suini[13].
Controllo di autorità | J9U (EN, HE) 987007546154705171 |
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