Vive in simbiosi con diversi legumi, principalmente con quelli appartenenti ai generi: Medicago, Melilotus e Trigonella, tra cui anche l'organismo modelloMedicago truncatula. Il risultato di tale simbiosi porta alla formazione dei noduli radicali, i quali vengono a formarsi nelle porzioni dell'apparato radicale ove si verifica l'impianto del batterio.
Il genoma di S. meliloti contiene tre repliconi: un cromosoma (di 3,65 megabasi) e due chromidi[1]: pSymA (di 1,35 megabasi) e pSymB (di 1,68 megabasi), che sono stati tutti completamente sequenziati[2][3][4][5].
La fissazione dell'azoto da parte di S. meliloti è una tappa del ciclo dell'azoto in particolare tale batterio rende l'azoto disponibile e quindi assimilabile dalla pianta[6].
La simbiosi tra S. meliloti e le leguminose inizia con la secrezione nella rizosfera da parte della pianta di alcune molecole, quali: betaine e flavonoidi, in particolare: 4,4 '-diidrossi-2'-methoxychalcone[7], chrysoeriol[8], cynaroside[7], 4 ',7-dihydroxyflavone[7], 6-O-malonylononin[9], liquiritigenin[7], luteolina[10], 3',5-dimethoxyluteolin[8], 5-methoxyluteolin[8], medicarpin[9], stachydrine[11], trigonellina[11]. Questi composti attirano S. meliloti alla superficie dei peli radicali della pianta in cui i batteri iniziano a secernere Nodulation (Nod) factors, i Nod sono fattori di segnalazione molecolare prodotti dai batteri noti come Rhizobium durante l'avvio dei noduli sulle radici delle leguminose, tale processo prende anche il nome di nodulazione.
Il forte interesse dell'uomo e gli ingenti investimenti nella ricerca su questo batterio, si devono alla sua capacità azofissatrice, le leguminose dipendono direttamente dall'azoto fissato da questo batterio, senza il quale non potrebbero giungere allo stadio di maturazione, le produzioni alimentari quali: fagioli, piselli, e di tutti i legumi, dipendono in maniera proporzionale alla corretta simbiosi di questo batterio con le leguminose, pertanto tale organismo è stato oggetto di intensi studi di interesse agroalimentare.
La proibizione nella dispersione ambientale del bisfenolo A (contenuto anche nel cloruro di polivinile o PVC) si deve anche alla sua attività di inibitore dell'efficienza di simbiosi del batterio con le leguminose e quindi ad una minor produzione agricola[6].
^abcdeIn letteratura la sistematica dei batteriofagi è raramente seguita, così una serie di fagi finiscono con il condivide lo stesso nome, esiste inoltre un fago RNA chiamato ΦM12 che infetta enterobatteri il quale non è sinonimo dei fagi a DNA ΦM12 elencati qui. Due fagi distinti sono stati nominati indipendentemente ΦM5
^abcdefg Krsmanovic-Simic, D., and Werquin, M., Etude des bactériophages de Rhizobium meliloti., in Comptes Rendus de l'Académie des Sciences de Paris Série D, vol. 284, 1977, pp. 1851–1854, PMID. and Werquin, M., Ben Brahim, M. T., and Krsmanovic-Simic, D., Etude des bactériophages de Rhizobium meliloti., in Comptes Rendus de l'Académie des Sciences de Paris Série D, vol. 276, 1973, pp. 2745–2748, PMID.
^ Szende, K. and Ördögh, F., Die Lysogenie von Rhizobium meliloti., in Naturwissenschaften, vol. 47, n. 17, 1960, pp. 404–405, DOI:10.1007/BF00631269, PMID. URL consultato il 21 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 16 settembre 2019). The full genome of this phage is available at NCBI
^abcde Corral, E., Montoya, E. and Olivares. J, Sensitivity to phages in Rhizobium meliloti as a plasmid consequence., in Microbios Lett., vol. 5, 1978, pp. 77–80, PMID.
^This phage has never been formally reported in the scientific literature. However, the full genomic sequence has been uploaded to NCBI, available here.
^ Novikova, N. I., Bazenova, O. V., and Simarov, B. V., Phage sensitivity of natural and mutant strains of alfalfa nodule bacteria differing by cultural and symbiotic properties. (Summary in English), in Agric. Biol., vol. 2, 1987, pp. 35–39, PMID.