Songs from the Wood album in studio | |
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Artista | Jethro Tull |
Pubblicazione | 4 febbraio 1977 |
Durata | 41:09 |
Dischi | 1 |
Tracce | 9 |
Genere | Folk rock Progressive folk |
Etichetta | Chrysalis, Island Records |
Produttore | Ian Anderson |
Registrazione | 1976, Morgan Studios e Maison Rouge, Londra, Inghilterra |
Note | Ristampato nel 2003 con 2 bonus tracks |
Certificazioni | |
Dischi d'argento | Regno Unito[1] (vendite: 60 000+) |
Dischi d'oro | Canada[2] (vendite: 50 000+) Stati Uniti[3] (vendite: 500 000+) |
Jethro Tull - cronologia | |
Recensione | Giudizio |
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AllMusic | |
Progarchives | |
George Starostin | [4] |
«Songs from the wood make you feel much better!»
«Jack, do you never sleep? Does the green still run deep in your heart? Or will these changing times, motorways, powerlines, keep us apart?»
Songs from the Wood è il decimo album della band progressive rock inglese Jethro Tull, pubblicato nel 1977.
Songs from the Wood è considerato il primo album di una trilogia di folk rock, completata da Heavy Horses e Stormwatch e caratterizzata dalla presenza di temi del folklore britannico. Esso si distanzia moderatamente dal rock progressivo degli album precedenti ed ebbe un ottimo impatto sia sui fan sia sulla critica. Con Songs from the Wood Anderson intraprenderà una sorta di opera di sensibilizzazione riguardo ai problemi ambientali, intento che toccherà il suo apice con Stormwatch.
Tutte le canzoni sono state scritte da Ian Anderson.
L'album si apre con la title track. Si tratta di un invito a tutti gli esseri umani a vivere come un tempo, in armonia con la Natura (rappresentata dal bosco), anziché tentare di distruggerla a tutti i costi. Particolarmente significativo a questo proposito è il verso "Let me [...] show you how the garden grows" ("Lascia/lasciate che ti/vi mostri come cresce il giardino"), segno che gli uomini si sono talmente staccati dal mondo naturale che non sanno nemmeno come nascano e crescano le piante e l'erba.
La seconda canzone dell'album si rifà a Jack in the Green, una figura del folklore inglese nata fra il XVI e XVII secolo ed associata a diversi riti di fertilità e responsabile del rifiorire degli alberi e della natura in generale dopo il periodo invernale. Nel pezzo in questione Anderson sostituisce l'inverno con il progresso tecnologico e il conseguente inquinamento ambientale, ma sottolinea come ci sia ancora speranza.
Si tratta di un esplicito richiamo a considerare quanto la tradizione ha da offrire. Il testo presenta diverse immagini della tradizione celtica e riferimenti pagani precristiani fra cui la cup of crimson wonder a cui si rifà il titolo, che si riferisce in particolare ad un sacrificio umano druido. Per il grande ricorso a immagini e riferimenti al folklore celtico la canzone risulta di non facile comprensione per chiunque fosse poco esperto in materia.
La quarta traccia dell'album presenta allusioni di tipo sessuale, in particolare il testo narra di una ragazza aristocratica che seduce un contadino attraverso pratiche poco usuali. In essa è ben dipinta la condizione della donna nel mondo celtico dove, contrariamente a molte altre zone del mondo, aveva un ruolo privilegiato. Peraltro godeva anche di una certa libertà sessuale in quanto prima dell'invasione cattolica il concetto di peccato non esisteva per cui capitava spesso di imbattersi in "donne cacciatrici".
Si tratta di una danza per celebrare il solstizio d'inverno. Anticamente per molti popoli europei, tra cui Celti e Germani, questa festa era una delle principali nel corso dell'anno, fino all'avvento del Cristianesimo che la rimpiazzò con il Natale.
È una delle canzoni più apprezzate dell'album con un inizio strumentale molto "medievale". Il narratore è un giovane uomo innamorato che chiede alla sua amata di uscire con lui. Il pezzo descrive l'amore negli spazi aperti (non solo a livello sentimentale ma anche carnale) e sottolinea il bisogno dell'uomo, nonostante l'avanzare della "civilization", di avere sempre e comunque una donna al suo fianco. La struttura della canzone è molto complessa: il tempo cambia in continuazione risultando a volte stentato, aumentando la "suspense" nel pubblico, ed altre volte una dolce ma ritmata e spensierata danza. Per le immagini che evoca, la traccia in questione presenta certe analogie con Sweet Dream.
Ancora una canzone d'amore, ma che illustra anche una delle idee chiave dell'intero album: una vita felice per essere tale dev'essere priva di preoccupazioni. Lo stesso titolo (intraducibile letteralmente in italiano ma che potrebbe essere reso con "Il fischiettatore") rende quest'idea, infatti il fischiettare è sintomo di assenza di preoccupazioni o timori. Il tutto è accompagnato dalla musica, con una massiccia presenza di un tin whistle.
La canzone è anche nota semplicemente come Pibroch (dal gaelico piòbaireached, un genere di musica triste, funerea) e anch'essa ha come tema l'amore. Al contrario delle precedenti però narra di un amore irrequieto, un uomo che viaggia fra i boschi verso la casa della propria amata alla quale non è mai riuscito a dichiarare i propri sentimenti. È però ormai troppo tardi, quando arriva a destinazione c'è un altro uomo accanto a lei.
L'album si conclude con una quarta canzone d'amore che descrive la gioia di ritornare a casa dalla propria moglie dopo un duro giorno di lavoro. Il pezzo traspira un'atmosfera di relax, armonia e pace.
La traccia è stata aggiunta nella versione rimasterizzata su CD nel 2003, anche se registrata durante le sessioni di Heavy Horses salvo poi essere edita nella raccolta 20 Years of Jethro Tull (1988). Anderson ancora evoca un immaginario rurale, estrapolando immagini dall'antico festival celtico di Beltane.
Il 19 maggio 2017 è stato pubblicato il box set Songs from the Wood - 40th Anniversary Edition 'The Country Set'. Il disco venne riproposto in un cofanetto comprendente 3 CD e 2 DVD, contenenti tutti i brani remixati da Steven Wilson, brani extra e dal vivo del 1977[5].
L'album in vinile e il CD singolo verranno pubblicati nel luglio 2017.
Live at The Capital Centre, Landover, Maryland, 21st November 1977